Interpretazione e scrittura dell'Olocausto/Germania Federale: differenze tra le versioni

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L'affinamento dell'attenzione intorno a Hitler e la continua demonizzazione dei nazisti portarono alla presentazione delle masse ordinarie come vittime di un tiranno apocalittico. In letteratura, film e teatro seguì un ritorno a temi e immagini artistici dell'immediato dopoguerra: generali pazzi e soldati innocenti; combattenti della resistenza tedesca; una ''[[w:Heimat|Heimat]]'' indemoniata e una annullamento dell'immagine ebraica. Joachim Fest si concentrò esclusivamente sul Führer carismatico da cui una nazione fu affascinata e manipolata. I soldati ordinari della Wehrmacht e delle SS furono ritratti come vittime innocenti, come nel dramma ''Sonntagskinder'' (= Bambini della domenica, 1975) di [[:en:w:Gerlind Reinshagen|Gerlind Reinshagen]].<ref>Gerlind Reinshagen, ''Sunday’s Children'', trad. {{en}} Anthony Vivis e Tinch Minter, Rosica Colin Ltd, 1988. Tutte le citazioni sono dall'ediz. folio disponibile al Goethe Institute.</ref> Allo stesso modo, la vittima tedesca trovò espressione nel romanzo di [[w:Lothar-Günther Buchheim|Lothar-Günther Buchheim]] del 1973, ambientato su un [[w:U-96|U-boot]] tedesco, ''[[w:U-Boot 96|Das Boot'' (U-Boot 96)]]'', che fu trasformato in una serie televisiva nel 1981.<ref>Film scritto e diretto da [[w:Wolfgang Petersen|Wolfgang Petersen]] nel 1981.</ref> Questo ''ritrinceramento'' fu accompagnato da una simile regressione nella struttura, in particolare un ritorno a un punto di vista di narratore per bambini al fine di evitare analisi complesse e di enfatizzare le vittime tedesche. ''Sonntagskinder'' è narrato dal punto di vista di un gruppo di adolescenti tedeschi. Allo stesso modo, il romanzo di [[w:Siegfried Lenz|Siegfried Lenz]] ''Die Deutschstunde'' (= Lezione di tedesco) è narrato attraverso gli occhi di un adolescente, Siggi Jepson, che cerca di venire a patti con il bisogno ossessivo e dogmatico di suo padre di fare il suo dovere di poliziotto del villaggio durante e dopo la guerra.<ref>Siegfried Lenz, ''The German Lesson'', trad. {{en}} Ernst Kaiser & Eithene Wilkins, Hill e Wang, 1972.</ref> Gli anni ’70 videro l'ascesa della ''Väterliteratur'': libri e film che trattavano delle generazioni più giovani che facevano i conti con le azioni dei loro genitori durante la guerra. Le narrazioni erano generalmente ambientate in comunità di piccole città e incentrate su una sola famiglia. ''Die Deutschstunde'', ''Heimat'' e ''Sonntagskinder'' rientrano in questa categoria. Come in quest'ultimo esempio, le scrittrici di tanto in tanto scelsero di concentrarsi sulle madri piuttosto che sulle figure paterne, ad esempio ''Die Mutter'' (= La madre, 1975) di [[:en:w:Karin Struck|Karin Struck]] e il film [[w:Germania pallida madre|''Deutschland, bleiche Mutter'' (= ''Germania pallida madre'', 1980)]] di [[:en:w:Helma Sanders-Brahms|Helka Sanders-Brahms]]. ''Väterliteratur'' si concentra sul vittimismo tedesco ed evita la narrativa ebraica. In ''Deutschland, bleiche Mutter'' la figura materna, Lene, devastata dalla guerra e dalla povertà del dopoguerra, si gasa alla fine del film.
 
Tuttavia, dalla metà degli anni ’70 in poi, una nuova generazione di cineasti e scrittori della Germania occidentale sfidò sia questo ritrinceramento sia le narrazioni storiche emerse negli ultimi trenta anni. Gli anni ’70 furono l'era del nuovo cinema tedesco con giovani registi alternativi come [[w:Wim Wenders|Wim Wenders]], [[w:Alexander Kluge|Alexander Kluge]], [[w:Volker Schlöndorff|Volker Schlöndorff]] e, in particolare, [[w:Rainer Werner Fassbinder|Rainer Werner Fassbinder]] e [[w:Hans-Jürgen Syberberg|Hans-Jürgen Syberberg]]. Le armi che usavano erano iconoclastia, tattiche d'urto e un chiaro uso della "teatralità". Presentando le immagini accettate in modo evidentemente teatrale, questi registi attirarono l'attenzione sul fatto che tutte le rappresentazioni e le narrazioni erano costrutti soggettivi.
 
Tuttavia, durante questo periodo i maggiori successi artistici e commerciali non furono scritti o diretti dai tedeschi occidentali. Gli anni ’70 nella Repubblica Federale si rivelarono un deserto culturale per la nuova narrativa. Il critico tedesco, [[:de:w:Rolf Michaelis (Schriftsteller, 1933)|Rolf Michaelis]], scrisse che la morte di Piscator nel 1966 e il ''Viet Nam Diskurs'' (ital. ''Discorsi sul Viet Nam'', trad. Ippolito Pizzetti, Einaudi, 1968) di [[w:Peter Weiss|Peter Weiss]], segnarono la fine del teatro politico.<ref>Rolf Michaelis, "From The Barricades Into The Ivory Tower. Setting Out, Ticking Over, Standing Still: The Confused Years. Theatre In The Federal Republic of Germany Between 1967 and 1982", in ''Zentrum Bundesrepublik Deutschland Theater 1967-1982'', Manfred Winke, cur., Publication Series of Germany, Centre of the International Theatre Institute, Vol. 2, 1983, p. 25.</ref> Emerse un desiderio di intrattenimento leggero o di pezzi filosofici di natura astratta e non impegnativa cerebralmente.<ref>Registi creativi rimpiazzarono i drammaturghi. ''[[w:Misura per misura|Measure For Measure]]'' di Peter Zadek nel 1968 diede l'iniziativa, rimodellando soggettivamente i classici. Zadek venne seguito da Peter Palitzsch, Claus Peymann, Peter Stein e, nell'ultima parte del decennio, Pina Bausch.</ref> I nuovi scrittori venivano dall'estero. Il regista ebreo ungherese [[w:George Tabori|George Tabori]] con il suo ''Die Kannibalen (I cannibali)'' fu il primo scrittore a mettere in scena sul palcoscenico tedesco un dramma interamente ambientato in un campo di concentramento.<ref>George Tabori, ''The Cannibals'', in ''The Theatre of the Holocaust'', Robert Skloot, cur., University of Wisconsin Press 1982, pp. 199-265.</ref> Anche [[Thomas Bernhard]], un drammaturgo e romanziere austriaco, ebbe successo con le sue commedie ''noir''. Trattando apertamente del continuo antisemitismo austriaco e della riluttanza a indagare sul coinvolgimento austriaco in tempo di guerra, le opere di Bernhard ebbero il loro più grande successo nella Germania occidentale. Entrambi questi drammaturghi attirarono l'attenzione sulla teatralità delle loro ''pièce'' incoraggiando un atteggiamento critico nel pubblico. Volevano presentare vecchi argomenti da nuove angolazioni, scioccare il loro pubblico emotivamente e suscitare domande o persino, nel caso di Bernhard, scandali. Le loro armi, come quelle di Walser e Sperr, erano commedia e umorismo ''noir''.
 
Tuttavia, il più importante evento "artistico" nella Germania occidentale negli anni ’70 non utilizzava tecniche "teatrali" o si identificava autocoscientemente come un costrutto artistico. La miniserie americana di [[w:Gerald Green (scrittore)|Gerald Green]], ''[[w:Olocausto (miniserie televisiva)|Holocaust]]'', proiettata nel gennaio 1979, ottenne ciò che tutte le opere teatrali, i libri, i documentari e i film non erano riusciti a fare: un vero sfogo emotivo e nazionale e un sincero tentativo di riesaminare il coinvolgimento dei comuni tedeschi negli eventi di 1933-1945.
 
I tentativi della Germania occidentale di ritrarre e indagare sull'Olocausto possono quindi essere suddivisi in tre categorie: '''ritrinceramento'''; '''iconoclastia'''; '''voci oltreconfine'''.
== Ritrinceramento ==
 
== Ritrinceramento ==
=== Germania Ovest ===