Thomas Bernhard/Fuoco: differenze tra le versioni

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{{Thomas Bernhard}}
[[File:Krucka.jpg|480px|center|thumb|<small>"Die Krucka": la casa di [[w:Thomas Bernhard|Thomas Bernhard]] a Grasberg, comune di [[w:Altmünster|Altmünster]] (Austria)</small>]]<div style="color: teal;>
{{q|Ogni cosa è ridicola, se paragonata alla morte|Thomas Bernhard|''Es ist alles lächerlich, wenn man an den Tod denkt''|lingua=de}}
 
{{q|Noi ci costringiamo a non percepire il nostro abisso. Eppure, per tutta la vita, non facciamo altro che guardare giù, al nostro abisso fisico e psichico, pur senza percepirlo.|Thomas Bernhard, ''Perturbamento'', 2002}}
{{q|Per combattere l’insensatezza, alzarsi dal letto, lavorare e pensare immersi in nient’altro che nell’insensatezza. […] Svegliarsi, cominciare il lavoro e continuarlo fino allo sfinimento, finché gli occhi non possono e non vogliono più vedere, smettere, spegnere la luce, cadere in balìa degli incubi, consegnarsi ad essi come a una cerimonia senza pari. E il mattino dopo far di nuovo la stessa cosa, con la massima precisione, con la massima concentrazione, fingendo che tutto ciò abbia un significato.|Thomas Bernhard, ''Il freddo. Una segregazione'', 1991}}</div>
== Fuoco e turbamento ==
I dettagli essenziali degli anni formativi dello scrittore austriaco [[w:Thomas Bernhard|Thomas Bernhard]] sono indimenticabilmente registrati nella sua opera autobiografica, pubblicata in italia in cinque volumi, e che è scritta nello stesso stile iconoclastico, ripetutamente implacabile di imprecazioni liriche che ideò per i suoi romanzi.<ref>Il primo volume, ''Die Ursache. Eine Andeutung'', fu pubblicato nel 1975 e in Italia nel 1982 col titolo ''L'origine. Un accenno''. Per gli altri volumi si vedano i titoli su [[Thomas_Bernhard/Opere|"Opere"]].</ref> Lì apprendiamo l'impatto decisivo del suo incontro con la "malattia terminale" che fu la sua città atavica di [[w:Salisburgo|Salisburgo]] e la sua scoperta, grazie alla guida di suo nonno materno, lo scrittore Johannes Freumbichler, del "mondo alternativo" dei fuoriusciti della società in cui poteva sperare di scappare. La sua descrizione di Salisburgo esemplifica bene lo stile di prosa notoriamente iperbolico di Bernhard: "Questa città dei miei padri è in realtà una malattia terminale che i suoi abitanti acquisiscono attraverso ereditarietà o contagio. Se non riescono ad andarsene al momento giusto, prima o poi si suicidano, direttamente o indirettamente, o muoiono lentamente e miseramente su questo suolo letale con la sua architettura arcivescovile e il suo miscuglio insensato di nazionalsocialismo e cattolicesimo. Chiunque abbia familiarità con la città sa che è un cimitero di fantasia e desiderio, bello in superficie ma orripilante sotto".<ref>''L’origine. Un accenno'', Vol. I. Le traduzioni dal tedesco di Bernhard sono mie.</ref> A Salisburgo, Bernhard doveva fare la scoperta, che risuona in tutti i suoi principali romanzi, che le comunità umane, fatalmente segnate come sono dai mali gemelli dell'imbecillità e della brutalità nativa, non possono far a meno di perseguitare gli individui vulnerabili che si trovano tra loro. La persecuzione di un compagno di classe menomato e di un ridicolo insegnante, in particolare, è una scena vividamente ricordata che riapparirà con infinite variazioni nei principali romanzi: