Filosofia dell'amicizia/Varietà: differenze tra le versioni

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È facile vedere come il rapporto di ''xenia'' potesse diventare relativamente formalizzato a causa dei benefici che ne derivavano, sia per gli individui che per i gruppi in cui erano osservate le sue regole. Altre forme di amicizia direttamente collegate al reciproco vantaggio includevano l'amicizia tra compagni di viaggio, tra soldati impegnati in una causa comune, tra soci in affari, tra persone che appartenevano a club sociali o che collaboravano alla manutenzione di un sito religioso.<ref>Cfr. Aristotle, ''EN'' VIII.9, 1160a9, ff.</ref> (Le amicizie dei club politici meritano un trattamento tutto loro.) È preferibile parlare di persone che si trovano in queste relazioni come ''conoscenti'' piuttosto che amici. Il greco antico non segnava una tale distinzione — almeno linguisticamente: tutti erano ''philoi''. Aristotele rispondeva ancora presumibilmente al buon senso quando osservava che questi rapporti di amicizia avevano le loro origini nell'associazione e che il grado di amicizia era proporzionale al grado di associazione.<ref>''Ibid.'', 1159b30.</ref> Nella sua tassonomia delle forme di amicizia, Aristotele li classificò come amicizie di utilità. Sebbene non durevoli come le altre categorie di amicizia – amicizia per il godimento reciproco o amicizia fondata sulla reciproca virtù – le amicizie per utilità erano pur sempre amicizie.
 
Il fatto del reciproco vantaggio era il collante che teneva insieme questa disparata raccolta di relazioni di amicizia. Gli antichi greci non solo caratterizzavano le persone che cooperavano in modo reciprocamente vantaggioso per un periodo di tempo come amici, ma supponevano anche che il conferimento di benefici a un altro significasse che la coppia ora doveva essere descritta come amica. Questo si vede chiaramente nell'orazione funebre di [[w:Pericle|Pericle]] in [[w:Tucidide|Tucidide]]:
{{q|Ancora una volta noi [ateniesi] siamo opposti alla maggior parte degli uomini in materia di virtù: conquistiamo i nostri amici facendo loro favori, piuttosto che accettando favori da loro. Una persona che offre una buona azione è un amico più fedele: la sua buona volontà verso il destinatario mantiene la sensazione che dovrebbe far di più; ma l'amicizia della persona che deve ripagare una buona azione è noiosa e piatta, perché egli sa di star solo ripagando un debito – piuttosto che fare un favore – quando mostrerà la sua virtù in risposta.|Tucidide, ''Storie'', II. 40.4}}
Di conseguenza, agire a danno di un'altra persona ti rende suo nemico. Dover nota i seguenti due esempi. Ne ''[[w:Le rane|Le rane]]'' di [[w:Aristofane|Aristofane]], il personaggio di [[w:Dioniso|Dionisio]] era titubante nel votare per [[w:Eschilo|Eschilo]] o [[w:Euripide|Euripide]] nelle votazioni per un concorso. Entrambi gli erano ''philoi'' e votare l'uno invece dell'altro lo avrebbe reso comunque nemico. Nel contesto più grave di un processo, un adultero divenne nemico della sua ex-amante quando interruppe la relazione. Agendo in tal modo a svantaggio di lei, infliggeva ciò che lei considerava un torto o un'ingiustizia e questo era sufficiente per farlo diventare un nemico.<ref>K. Dover, ''Greek Popular Morality, cit.'', 181.</ref>
 
Ciò che queste riflessioni mostrano è che il principio di aiutare gli amici/danneggiare i nemici non era quello che governava le azioni verso gruppi diversi la cui identità era fissata in precedenza. Le persone a volte venivano a contare come amici – persone che ''dovevi aiutare'' – proprio perché ''ti avevano aiutato'' o perché li avevi già aiutati. Allo stesso modo, le persone potevano venir a contare come nemici a cui dovevi cattiva volontà per quello che ti avevano fatto — o, in verità, per quello che avevano fatto ai tuoi amici o antenati. Le relazioni di inimicizia, come le relazioni di amicizia, potevano essere ereditate.<ref>[[w:Lisia|Lisia]], ''Orazioni: Contro Diogeitone'', 32.22.</ref>
 
=== Parenti e compagni ===
La questione dell'aiuto reciproco solleva la questione della parentela e dell'amicizia. Quelle persone che intrattenevano relazioni di parentela venivano regolarmente descritte dall'aggettivo ''philoi''. Potremmo quindi dire che erano "amici" o, forse più modestamente, che erano "cari l'uno all'altro" 15. Questo, ovviamente, definisce l'antica categoria di amici come diversa da quella moderna. Noi moderni ''possiamo essere'' amici dei nostri genitori, ma non ne siamo amici semplicemente in virtù del fatto che sono i nostri genitori e noi siamo i loro figli. Non dobbiamo supporre che la vita familiare dell'antica Grecia fosse tanto meglio della nostra cosicché ogni bambino greco considerava i suoi genitori come noi moderni consideriamo le persone che chiamiamo amici. Piuttosto, il fatto che lo stesso termine fosse usato in queste relazioni suggerisce che la nozione fondamentale di ''philia'' era quella dei doveri di assistenza reciproca. Senza dubbio molte relazioni di ''philia'' erano calorose e affettuose, come molte delle nostre relazioni amichevoli oggigiorno. Ma ciò che li contrassegnava come relazioni di ''philia'' non era la sensazione, ma piuttosto l'idea che queste erano persone che uno era obbligato ad aiutare.
 
 
 
 
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[[Categoria:Filosofia dell'amicizia|Varietà]]