Pensare Maimonide/Guida: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
testo
testo e avanzamento
 
Riga 51:
Questo brano rende chiaro l'intento di Mosè: egli cercava di comprendere il ''kavod'' di Dio (inteso come essenza), cosicché potesse avere più ''kavod'' (inteso come onore) per Dio, e quindi esprimere meglio il ''kavod'' (inteso come lode) per Dio. Qui si allude anche a quello che penso sia il più importante senso maimonideo del termine ''kavod'': la saggezza di Dio manifestata nella creazione.
 
Maimonide discute di nuovo ''kavod'' in ''Guida'' iii.7 (p. 430), iii.9 (pp. 436-7) e iii.13 (p. 453).<ref>Per un commento interessante sull'uso che Maimonide fa di Isaia {{passo biblico|Isaia|58:8}} (che contiene la parola ''kavod'') in ''Guida'' iii.51, si veda W.Z. Harvey, "The Biblical Term «Kavod»".</ref> Nel primo di questi, con riferimento a Ezechiele {{passo biblico|Ezechiele|1:28}}, "Questa era un'apparizione dell'immagine del ''kavod'' del Signore", dice:
{{q|Ora il ''kavod'' del Signore non è il Signore, come abbiamo chiarito diverse volte. Di conseguenza, tutto quello a cui le parabole contenute in queste apprensioni [di Ezechiele] si riferiscono è solo il ''kavod'' del Signore, voglio dire il carro, non il cocchiere, poiché Egli, che sia glorificato, non può essere rappresentato con un'immagine in una parabola.<ref>Per l'interpretazione di Maimonide riguardo al termine "cocchiere" quando attribuito a Dio, si veda ''Guida'' i.70.</ref> Comprendi questo.}}
Qui Maimonide sembra nuovamente adottare la posizione Onkelos/Saadya. Il profeta Ezechiele vide qualcosa, ma quello che vide non fu Dio, ma piuttosto il ''kavod'' di Dio. Quando esamineremo più appresso ciò che i profeti vedono secondo Maimonide, diverrà chiaro che egli non sta qui adottando veramente la posizione di Onkelos/Saadya, e che il ''kavod'' che vide Ezechiele può essere meglio compreso secondo quella che fu l'apprensione del ''kavod'' del Signore da parte di Mosè, succitata: l'ottenere un'alta comprensione della verità su Dio.
 
Maimonide approva, per così dire, quest'ultimo suggerimento in ''Guida'' iii.9, quando scrive:
{{q|La materia è un forte velo che previene l'apprensione di ciò che è separato dalla materia per quello che è veramente.Lo fa anche se è la materia più nobile e pura, voglio dire anche se è la materia delle sfere celesti. Tanto più vero è per la materia oscura e torbida che è la nostra. Pertanto ogniqualvolta il nostro intelletto aspira ad apprendere la divinità o uno degli intelletti, vi sussiste questo grande velo frapposto tra i due... Poiché tutto quello che viene appreso in una visione di profezia è solo una parabola di qualche nozione... [Pertanto, la manifestazione di Dio] "in una densa nube" (Esodo 19:9)... attira l'attenzione sul fatto che l'apprensione della Sua vera realtà è impossibile per noi a causa della materia oscura che ci sovrasta e non Lui.... Ciò è anche quello che si intende nel dictum: "tenebre, nuvole e oscurità" (Deut. 4:11) e non che Egli, sia lodato, fu coperto dall'oscurità; poiché vicino a Lui, che sia glorificato, non c'è oscurità, ma luce perpetua, abbagliante il cui traboccamento illumina tutto ciò che è oscuro — seconbdo ciò che si dice nella parabole profetiche: "E la terra risplendeva del suo ''kavod''" (Ezechiele 43:2).}}
La nostra natura materiale ci rende impossibile comprendere le entità incorporee (gli intelletti separati e, ancor di più, Dio). Ciò è vero anche dell'apprensione profetica. I profeti non vedono veramente il reame celeste ma, piuttosto, rappresentazioni di tale reame nella forma di parabole. Pertanto Dio non appare realmente in una densa nube, né viene coperto dall'oscurità. Queste sono metafore per la nostra incapacità di apprenderLo. Per potere apprendere Dio in qualche modo, l'oscurità (delle nostre nature materiali) deve essere scacciata mediante la luce (dell'intelletto); in tal senso il profeta Ezechiele può dire che la terra splende col ''kavod'' del Signore.
 
In ''Guida'' iii.3 Maimonide ribadisce velocemente il punto proposto in i.59 e i.64, che ''kavod'' può significare l'essenza di Dio.
 
L'ultimo riferimento a ''kavod'' da parte di Maimonide nella ''Guida'' (iii.52; p. 629) serve da transizione conveniente verso una discussione della ''shekhinah'', poiché tratta entrambi i termini nello stesso paragrafo:
{{q|Tu sai già che essi proibirono di camminare con postura eretta a causa [del dictum biblico] "Tutta la terra è piena del Suo ''kavod''" (Isaia 6:3); tutto ciò inteso fermamente a stabilire la nozione che ti ho citato, che noi siamo sempre davanti a Lui, che Egli sia lodato, e camminiamo su e giù mentre la Sua ''shekhinah'' è con noi. Ed il più grande tra i Saggi, che la loro memoria sia benedetta, evitavano di scoprirsi la testa, perché l'uomo è coperto tutt'attorno dalla ''shekhinah''.<ref>Da notare che questo brano indica che, al tempo di Maimonide, l'usanza di coprirsi la testa era segno di speciale devozione.</ref>}}
''Kavod'' e ''shekhinah'' sono qui identificati e interpretati quale testimonianza della saggezza di Dio manifesta nel cosmo che ci circonda. Rimane ora da dimostrare che Maimonide sostenesse quest'ultima affermazione. Lo faremo nei successivi capitoli.
{{Vedi anche|Essenza trascendente della santità|Guida maimonidea|Torah per sempre}}
==Note==
Line 59 ⟶ 71:
</div>
 
{{Avanzamento|50100%|9 dicembre 2019}}
[[Categoria:Pensare Maimonide|Guida]]