Pensare Maimonide/Guida: differenze tra le versioni

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Il nostro secondo passo (''Guida'' i.19; pp. 45-6) continua i temi appena accennati. Insegna che il termine "riempire"<ref>Nel testo originale il significato del verbo varia ed include: colmare, saziare, realizzare, adempiere, impregnare, ecc.</ref>
{{q|viene usato anche per significare l'ottenimento della perfezione nella virtù ed il fine ultimo di questa.<ref>Vale la pena di notare che qui vediamo un'espressione indiretta di parte dell'opinione maimonidea che la realizzazione dei comandamenti sottosta ad un altro fine (la realizzazione intellettuale).</ref> Pertanto: "E colmo delle benedizioni del Signore" (Deut. 33:23); "Li ha riempiti della sapienza di cuore" (Esodo 35:35); "Era pieno di sapienza, di intelligenza e di abilità" (1 Re 7:14). In questo senso è detto: "Tutta la terra è piena del suo ''kavod''" (Isaia 6:3); il significato di questo versetto è che la terra intera è testimone della Sua perfezione, cioè, la indica. Simile è il suo detto: "E il ''kavod'' del Signore riempì il Tabernacolo" (Esodo 40:34). Ogni menzione di riempimento che troverai riferita a Dio viene usata in questo senso, e non nel senso che ci sia un corpo che riempie uno spazio. Tuttavia, se tu desideri considerare che il ''kavod'' del Signore sia la luce creata che viene definita ''kavod'' in ogni passo e che riempì il Tabernacolo, non vi è nulla di male.}}
Cosa vuol dire che tutta la terra è piena del ''kavod'' di Dio? Signofica che tutto il mondo è testimone della perfezione di Dio. Questo è un tema che Maimonide enfatizza nei primi quattro capitoli della ''Mishneh Torah'' (che vedremo qui appresso). ''Kavod'' pertanto non è qualcosa che riempie spazi, che siano il cosmo o il tabernacolo. È un'espressione che denota la grandiosità di Dio, visibile (come Maimonide chiarisce nella ''Mishneh Torah'') mediante la saggezza evidente nelle funzioni della natura.<ref>Questo punto viene espresso indirettamente in ''Guida'' iii.7: il profeta Ezechiele vide il ''kavod'' di Dio (p. 430). Come abbiamo spiegato precedentemente, il contenuto della visione di Ezechiele del ''[[w:Merkavah|merkavah]]'' era la struttura dell'universo. Avere una visione del ''kavod'', in altre parole, vuol dire comprendere le funzioni della natura. Da notare anche l'asserzione di Maimonide in ''Guida'' iii.25 (p. 506) che l'intera Torah si fonda sull'opinione che il mondo naturale esprime la saggezza di Dio.</ref>
 
Fin qui tutto bene; ma poi Maimonide ci dice che se scegliamo di interpretare ''kavod'' come luce creata che (veramente) riempie il tabernacolo, siamo liberi di farlo. Che significa? A quanto pare si sta riferendo ad un punto che aveva evidenziato precedentemente, in ''Guida'' i.5, dovre scriveva:
{{q|Tutto il nostro scopo era di mostrare che ogniqualvolta le parole vedere, visione, e guardare appaiono in questo senso, s'intende l'apprensione intellettuale e non la visione dell'occhio, poiché Dio, che sia glorificato, non è un esistente che può essere appreso con gli occhi. Se, tuttavia, un individuo di capacità insufficiente non desidera raggiungere il rango al quale desideriamo che ascenda e considerasse che tutte le parole [presenti nella Torah] riguardanti questo soggetto sono indicative di percezione sensoriale di luci create – che siano angeli o altro – allora lo faccia pure, non c'è danno a pensarlo. (p. 31)}}
In questo passo estremamente importante, Maimonide informa il suo lettore che Dio non può essere oggetto di visione, apparenza o sguardo. Se, però, uno vuole credere che queste espressioni significhino che una luce creata (della sorta associata al tabernacolo e alla cima del Monte Sinai) fosse realmente visibile, beh allora tale persona è "di capacità insufficiente" e "non desidera raggiungere il rango al quale" Maimonide "desidera che ascenda", ma non è proprio del tutto negativo e non c'è danno che costui pensi questi pensieri (insensati, terra terra, di basso rango ma infine innocui). Man mano che continuiamo il nostro studio dei rispettivi testi, diverrà sempre più chiaro che Maimonide identifica ''kavod'' e luce creata (e anche, come vedremo, ''shekhinah''). Questi tre termini non denotano nulla che possa essere oggetto di visione, vista, o osservazione: si riferiscono invece all'apprensione intellettuale e non all'apprensione sensoriale.<ref>Maimonide aggiunge gratis una lezione aggiuntiva: gli angeli non sono entità che possono essere viste. Si veda il nostro capitolo sugli angeli a fine libro.</ref>
 
Maimonide insegna (''Guida'' i.21; pp. 49-51) che [[w:Onkelos|Onkelos]] diede origine all'interpretazione secondo cui ''kavod'', ''shekhinah'' e luce creata si riferiscono ad entità create che possono essere apprese mediante i sensi. Dubito che volesse insinuare che Onkelos fosse una persona di insufficiente capacità; piuttosto, sembra più probabile che pensasse che i lettori di Onkelos fossero persone di insufficienti capacità.<ref>Maimonide sapeva bene, son sicuro, che Saadya affermava la stessa cosa. Kreisel, ''Prophecy'', 214, pensa che Maimonide citasse Onkelos e non Saadya, poiché il primo era stimato essere una maggiore autorità (tannaitica) tra i lettori di Maimonide. Potrebbe esser vero, ma è più semplice supporre che Maimonide vedesse Onkelos (che Maimonide credeva fosse vissuto nel III secolo e.v.) come fonte di Saadya. È inoltre vero che Maimonide, per ragioni sue, non cita mai filosofi ebrei precedenti. Ma a parte questi punti essenzialmente tecnici, ci potrebbe essere qui una questione di maggiore importanza: Maimonide potrebbe non aver voluto attrarre un'attenzione specifica al fatto che, secondo lui, Saadya e Ha-Levi fossero individui di "insufficiente capacità". Su Onkelos e la ''shekhinah'', si veda Rappel, ''Targum Onkelos'', 37-8.</ref>
 
In questo capitolo Maimonide fa un'altra affermazione importante sullo status dell'interpretazione di Onkelos, affermazione che bisogna citare per intero:
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{{Vedi anche|Essenza trascendente della santità|Guida maimonidea|Torah per sempre}}