Pensare Maimonide/Kavod: differenze tra le versioni

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Nel presentare questa tesi, svilupperemo ed espanderemo alcuni commenti fatte dall'ebraista [[:en:w:Steven Schwarzschild|Steven S. Schwarzschild]] (1924–1989), che asseriva che il termine ''shekhinah'' dovesse "essere interpretato in un nome in qualche modo poetico, metaforico che l'ebraismo classico ha dato all'idea del rapporto attivo tra il Dio trascendente, da una parte, e dall'altra, l'umanità in generale ed il popolo di Israele in particolare." Schwarzschild contrastava questa interpretazione con i tantativi di ipostatizzazione, in cui "''shekhinah'' come termine d'arte per l'amore di Dio, la Sua cura e vicinanza, diventa un'entità ontica metafisica (meta-''fisica'') che, se non vera parte, o aspetto, di Dio, si insinua come intermediaria tra Dio e l'umanità." In alcune brevi frasi nel suo saggio, lo studioso argomentava che Maimonide avesse inteso il termine ''shekhinah'' come figurativo e metaforico.<ref>Si veda Schwarzschild, "''Shekhinah'' and Eschatology", in Menachem Kellner (cur.), ''The Pursuit of the Ideal: Jewish Writing of Steven Schwarzschild'', SUNY Press, 1990, 235, 238 e 244.</ref> L'interesse di Schwarzschild stava nel fare un'affermazione normativa sull'ebraismo, e dimostrare che il filosofo tedesco [[w:Hermann Cohen|Hermann Cohen]] aveva visto giusto e che questioni spesso viste in termini metafisici dovevano invece essere interpretate in termini regolativi o morali. Ma il nostro interesse qui è storico: cerchiamo di delineare le precise opinioni di Maimonide e dimostrare che la sua interpretazione di ''kavod'', ''shekhinah'' e "luce creata" riflette la sua comprensione di termini che altri pensatori ebrei interpretano come indicassero vere entità del cosmo. In questo vediamo ancora un'altra riflessione dell'opposizione di Maimonide all’"iper-realismo", la sua opposizione alla moltiplicazione delle entità oltre il necessario, la sua opposizione ai tentativi di "ripopolare" i cieli, infine la sua opposizione a considerare quelli che Steven Schwartzschild chiamerebbe (riecheggiando Hermann Cohen) ideali regolativi come entità reificate.
 
Esaminiamo brevemente il modo in cui il termine ''kavod'' viene usato nella Torah. Ricorre per la prima volta in Esodo {{passo biblico|Esodo|16}}, che descrive uno degli episodi degli Israeliti che protestano nel deserto. Mosè dice agli ebrei: "E al mattino vedrete il ''kavod'' del Signore; poiché Egli ha inteso le vostre mormorazioni" (Esodo {{passo biblico|Esodo|16:7}}). Mosè mantiene la parola: "Mosè disse ad Aronne: «Dà questo comando a tutta la comunità degli Israeliti: Avvicinatevi alla presenza del Signore, perché Egli ha inteso le vostre mormorazioni!». Ora mentre Aronne parlava a tutta la comunità degli Israeliti, essi si voltarono verso il deserto: ed ecco il ''kavod'' del Signore apparve nella nube" (Esodo {{passo biblico|Esodo|9-10}}). Gli antichi Israeliti di certo sembra avessero visto qualcosa di veramente concreto e in un capitolo successivo (Esodo {{passo biblico|Esodo|24:17}}) essi vedono il ''kavod'' come un "fuoco divorante" sulla cima del Monte Sinai.<ref>Si confrontino Levitico {{passo biblico|Lev|9:5-7,22-4}}; Numeri {{passo biblico|Num|14:10,20-3;16:6-7}}; Isaia {{passo biblico|Isa|40:3-5;60:1-3}}; Ezechiele {{passo biblico|Ezechiele|1:26-8,3:22-7;8:1-4}}.</ref>
 
Un ulteriore passo sullo stesso tema, nel capitolo 33, era destinato ad avere grande risonanza per Maimonide.
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{{Vedi anche|Essenza trascendente della santità|Guida maimonidea|Torah per sempre}}