Essenza trascendente della santità/Cose sante: differenze tra le versioni

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Nonostante questa chiara posizione, c'è un ''responsum'' di Maimonide scritto ai margini della sua copia di "Leggi dei ''Tefillin, Mezuzah'', e del Rotolo della Torah", 7:14, che complica il quadro. Il testo stesso riporta:
{{q|Una Torah può essere scritta libro per libro; questi non hanno la santità del rotolo completo della Torah. Uno non scrive una Torah parziale,<ref>Qui, e nel resto del paragrafo, ''megilah''.</ref> che contenga vari passi. Né si deve scrivere una Torah parziale per i bambini che la studiano; ciò è permesso se lo scriba intende finire almeno un volume del Pentateuco. È permesso scrivere una Torah parziale se uno scrive solo tre parole per singola riga.}}
A Maimonide fu chiesto come una comunità dovesse comportarsi nel caso avesse solo un rotolo della Torah non valido, o addirittura senza nessun rotolo;<ref>''Responsa'' (cur. Blau), nr. 294.</ref> era permesso fare una lettura pubblica e, se sì, con le benedizioni sulla lettura della Torah o senza benedizioni? Nel ''responsum'' che appare a margine, Maimonide è alquanto enfatico: sì, si deve leggere e, sì, si possono fare le benedizioni. Il comandamento su cui si fa la benedizione, egli insiste, è studiare la Torah, non leggere da un rotolo della Torah che sia kosher: "È lo studio della Torah [''hehagiyah hatorah''] che è il comandamento su cui si recita la benedizione." Eseguire le benedizioni su letture di un rotolo della Torah invalido, asserisce Maimonide, era la pratica degli studiosi dell'Occidente (cioè Spagna e Nordafrica), come Rabbi [[:en:w:Joseph ibn Migash|Joseph Halevi (ibn Megash)]] e Rabbi [[w:Isaac Alfasi|Isaac di Fez (Alfasi)]].<ref>Sugli studiosi d'Occidente, si veda Twersky, ''Introduction'', 54 nota 85.</ref> La maggior parte degli studiosi dell'Est (probabilmente un riferimento alla Babilonia [[w:Gaon|geonica]]), invece, non compresero la distinzione tra l'atto di leggere e l'atto di studiare e insistettero che le benedizioni fossero fatte solo usando un rotolo della Torah kosher.
 
Questo ''responsum'' è stato centro di considerevoli discussioni e dibattiti.<ref>Si vedano le note nell'edizione di Blau dei ''Responsa'' e nell'edizione di Yosef, pp. 29-33.</ref> [[w:Shlomo ben Aderet|Solomon ben Abraham Adret]] (=''Rashba'', ca. 1235-1310, citato in [[w:Joseph ben Ephraim Karo|Joseph Karo]], ''Kesef mishneh'' su "Leggi dei ''Tefillin''", 10:1) asserì che questo fosse un ''responsum'' giovanile di Maimonide e che "Leggi dei ''Tefillin''", 10:1, riflette la sua posizione matura. Nel suo commentario, Karo asserisce che "Leggi dei ''Tefillin''" si riferisca in primo luogo al comportamento (''lekhatḥilah''),<ref>Nella legge religiosa ebraica, ci sono atti che sono proibiti, tuttavia, una volta eseguiti, non comportano colpevolezza. Il termine ''lekhatḥilah'' (grossomodo, "prima dell'atto") si riferisce alla questione se un dato atto sia permesso ''ab initio''. ''Bede’avad'' (grossomodo, "dopo l'atto") risponde alla domanda retrospettiva se uno abbia o meno soddisfatto un requisito se l'avesse compiuto in modo non corretto o in modo meno che ottimale.</ref> mentre il ''responsum'' tratti di un caso in cui non si deve usare nessun rotolo della Torah kasher (''bede’avad, post factum''). Tra i nostri contemporanei, mentre Rabbi [[:en:w:Nahum Rabinovitch|Rabinovitch]] cita il ''responsum'' senza commento, [[:en:w:Yosef Qafih|Rabbi Kafih]] cita la posizione di Rashba, secondo cui il ''responsum'' fu scritto da un più giovane Maimonide, mentre il testo di "Leggi dei ''Tefillin''", 10:1, riflette la sua posizione stabilita. Il ''Shulḥan arukh'' di Karo, tra l'altro ("Oraḥ ḥayim" 143:2-3), afferma che uno non possa fare una benedizione sopra un rotolo della Torah invalido.<ref>Si veda anche Levy, ''Fixing God's Torah'', 188, 220.</ref>
 
Ai nostri fini, la distinzione fatta da Maimonide nel suo ''responsum'' è alquanto provocante ed evocativa. Che le benedizioni siano fatte su letture della Torah significa che c'è un comandamento di eseguire letture in tal modo. Quael'è la natura di tale comandamento? Apparentemente, per Rashba, ''Kesef mishneh'', ''Shulḥan arukh'' e Rabbi Kafih (e molti altri), agli ebrei si comanda di leggere da un rotolo della Torah kosher ed è solo tale lettura che adempie al comandamento. Per Maimonide, invece, il comandamento è di studiare quello che insegna la Torah e a tale scopo è sufficiente un rotolo della Torah invalido, o p[ersino un Pentateuco. Mi sembra che questo ''responsum'' molto dibattuto indichi che ciò che soprattutto interessava a Maimonide era la Torah come veicolo edicativo, non come oggetto santo.
 
Queste considerazioni, lo ammetto, non provano che Maimonide avesse capito la natura della santità dei rotoli della Torah in termini "non-ontologici", ma sicuramente aggiungono peso a tale affermazione. Così avviene anche per il seguente passo di "Leggi dei ''Tefillin''", 1:19: "''Tefillin'' e ''mezuzot'' possono essere scritti solo con i caratteri assiri. Era permesso scrivere i rotoli della Torah anche in greco, ma in nessun altro scritto. Ma il greco è sprofondato nell'oblio, diventato corrotto, e perduto. Oggi, quindi tutti e tre sono scritti soltanto coi caratteri assiri." In linea di principio, un rotolo della Torah valido poteva essere scritto in greco (se la lingua greca fosse stata sufficientemente ben conosciuta), punto che rafforza l'affermazione che sia il contenuto del rotolo e non il rotolo stesso come oggetto fisico, che è il ''locus'' primario della sua santità.<ref>L'interpretazione di Maimonide qui presentata non è una di routine. Si noti il seguente commento di William Scott Green: «Questi regolamenti suggeriscono che i rabbini considerassero la scrittura della Torah stessa un oggetto sacro. L'idea che una lettera aggiunta o mancante nella trascrizione della Torah potesse "distruggere il mondo" (TB ''Eruv.'' 13''a'') e la nozione che uno si affligga per scrittura danneggiata come si fa per un essere umano deceduto, implica che i rabbini interpretassero proprio le lettere nella scrittura della Torah non come semplici segni di un discorso immateriale ma come sacre di per sé» (William Scott Green, con [[w:Jacob Neusner|Jacob Neusner]], [https://www.journals.uchicago.edu/doi/abs/10.1086/488718 ''Writing with Scripture: The Authority and Uses of the Hebrew Bible in the Torah of Formative Judaism''], 13.</ref>
 
Maimonide non è certo senza ambiguità riguardo alla natura della santità dei rotoli della Torah.
 
==Note==