Essenza trascendente della santità/Persone sante: differenze tra le versioni

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Il carattere universale di santità emerge in un secondo passo della ''[[Mishneh Torah]]'':
{{q|È tra le fondamenta della religione sapere che Dio causa agli esseri umani di profetizzare e che la profezia non vien data a qualsiasiu persona ma solo al saggio di vasta sapienza, potente rispetto alle sue qualità [morali] — [cioè] uno le cui passione non lo sopraffanno riguardo a qualsiasi cosa al mondo ma, piuttosto, mediante il suo intelletto sottomette sempre la sue passioni — e che ha un intelletto molto ampio e ben consolidato. Una persona colma di tutte queste qualità, sano di corpo, nell'entrare nel "[[w:Pardes|pardes]]" [cioè la fisica e metafisica aristotelica, come spiega Maimonide in ''MT'' "Leggi delle Fondamenta della Torah", 4:13] e che si sofferma continuamente su quelle materie grandi e remote, e avendo un intelletto preparato a comprenderle e concepirle, e che continua a ''santificarsi'', separandosi dai modi della maggioranza delle persone che camminano nelle tenebre dei tempi, e che zelantemente si esercita e insegna alla propria mente di non avere pensieri che riguardino cose vane, le stupidaggini del tempo e le sue trappole, ma la sua mente è sempre diretta verso l'alto, vincolata sotto al trono per poter comprendere quelle forme pure e sacre, e che esamina l'intera saggezza di Dio dalla prima forma fino all'ombelico del mondo, imparando da ciò la grandezza di Dio; lo spirito santo immediatamente si posa su di lui e mentre lo spirito sta su di lui, la sua anima si mescola con le schiere degli angeli noti come [[w:Gerarchia degli angeli#Gerarchia angelica ebraica|Ishim]] e diventa un altro uomo e comprende col suo intelletto di non essere come era stato, ma si è innalzato al disopra del rango di altri saggi, come si dice di [[w:Saul|Saul]]: "Tu profetizzerai e sarai cambiato in un altro uomo" (1 Sam. {{passo biblico|Sam|10:6}}).<ref>"Leggi delle Fondamenta della Torah", 7:1, corsivo aggiunto, citato dal ''Libro della Conoscenza'', trad. {{en }} Hyamson, 42''a''.</ref>}}
La santificazione di cui si parla qui si riferisce al processo del divenire profeta. Come ben si sa, Maimonide insegna che la profezia è una qualità umana naturale.<ref>''Guida'' ii.32.</ref> Tutti gli esseri umani (ebrei e non-ebrei) possono, in linea di principio, aspirare alla profezia. Uno si santifica separandosi "dalle vie di coloro che camminano nelle tenebre dei tempi". Diventare santo è una condizione aperta a tutti e si ottiene mediante certi modi di comportamento elevato. Se tutti possono aspirare alla santità e se ottenerla dipende dal comportamento, la santità è ben lungi dall'essere ontologica in uno qualunque dei sensi discussi sopra.
 
Possiamo ora ritornare alla nostra discussione. Nella ''Mishneh Torah'' Maimonide fa intendere che santità significhi astenersi dai cibi proibiti e da sesso illecito. Nel suo ''Libro dei Comandamenti in effetti egli lo spiega collegando la santità a ''perishut''. Dopo aver spiegato (sempre nella ''Mishneh Torah'') che i Farisei erano così chiamati perché aspiravano ad un più alto livello di santità tramite la separazione da comportamento e pensieri impropri, Maimonide collega due versi distinti per farne un'unica argomentazione: "Santificatevi dunque e siate santi" (Lev. {{passo biblico|Lev|11:44}}), "perché Io, il Signore, Che vi santifico, sono santo" (Lev. {{passo biblico|Lev|21:8}}). La santità, come definita qui, porta alla ''imitatio Dei''.
 
La nozione di ''imitatio Dei'', a sua volta, viene collegata da Maimonide alla santità insvariati modi interessanti. Per poterlo constatare, dobbiamo esaminare il primo testo in cui Maimonide discute l'imitazione di Dio, il ''Libro dei Comandamenti'', comandamento positivo 8:
{{q|Camminare per le vie di Dio. Con questa ingiunzione ci viene comandato di essere come Dio (Che sia lodato) quanto più lo possiamo. Questa ingiunzione è contenuta nella Sue parole: "E camminerai per le sue vie" (Deut. {{passo biblico|Deut|28:9}}), e anche in un verso precedente con le Sue parole: "[Che cosa ti chiede il Signore tuo Dio, se non che tu tema il Signore tuo Dio,] che tu cammini per tutte le sue vie?" (Deut. {{passo biblico|Deut|10:12}}). Su questo verso i saggi commentano come segue: "Proprio come il Santo, che sia benedetto, è chiamato misericordioso [''raḥum''], così anche voi dovete essere misericordiosi; come Egli è chiamato benevolo [''ḥanun''], così voi siate benevoli; come Egli è chiamato giusto [''tzadik''], così voi siate giusti; come Egli è chiamato santo [''ḥasid''], cosi voi siate santi".<ref>Maimonide qui cita (nell'originale in ebraico, sebbene il ''Libro dei Comandamenti'' fossde scritto in arabo) da ''Sifrei Deut.'', 49.</ref> Questa ingiunzione è già apparsa in altra forma nelle Sue parole: "Seguirete il Signore vostro Dio" (Deut. {{passo biblico|Deut|13:5}}), che i Saggi spiegano a significare che dobbiamo imitare le buone azioni e gli alti attributi con cui il Signore (che sia glorificato) viene descritto in modo figurativo — essendo Egli glorificato incommensurabilmente sopra tutte tali descrizioni.<ref>Citato, con emendamenti, dalla traduzione {{en}} di Chavel, i.12-13.</ref>}}
Uno imita Dio mediante un comportamento misericordioso, benevolo, giusto e santo. Il punto viene ribadito nel secondo testo in cui Maimonide tratta dell'imitazione di Dio, in ''MT'' "Leggi delle Qualità Morali", 1:5-6:
{{q|I santi antichi esercitavano le proprie disposizioni allontanandosi del giusto mezzo verso gli estremi; riguardo ad una disposizione in una direzione, riguardo ad un'altra nella direzione opposta. Ciò era supererogazione. Ci viene ordinato di camminare nei percorsi mediani che sono le vie giuste e appropriate, poiché è detto, "e camminerai per le Sue vie" (Deut. 28:9). Spiegando il testo appena citato, i saggi insegnarono: "Come Egli è chiamato benevolo, così voi siate benevoli; come Egli è chiamato misericordioso, così voi siate misericordiosi; come Egli è chiamato santo, cosi voi siate santi". Pertanto anche i profeti descrivevano Dio con tutti i vari attributi, "tollerante e colmo di benevolenza, giusto e retto, perfetto, possente e potente", e così via, per insegnarci che queste qualità sono buone e giuste e che l'essere umano deve coltivarle e quindi imitare Dio il più possibile.<ref>Citato, con emendamenti, dal ''Libro della Conoscenza'', trad. Hyamson, 47''b''-48''a''.</ref>}}
 
 
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