Essenza trascendente della santità/Persone sante: differenze tra le versioni

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Penso che Maimonide qui voglia dire che il fine della santità, di ''perishut'', sia il comportamento morale (separazione dalle azioni malvagie), che a sua volta rende possibile la perfezione intellettuale (separazione dai pensieri cattivi); ciò, a sua volta, conduce alla ''imitatio Dei''.<ref>l punto qui viene ben affermato da Kreisel, ''Maimonides Political Thought'', 156: "Il motivo dominante che caratterizza le discussioni di Maimonide su Dio è la negazione della corporeità. La sua opinione di santità che risiede nelle virtù etiche in generale, e moderazione dei desideri corporei in particolare, connette questa nozione alla negazione della propria corporeità. Uno deve negare particolarmente ciò che è associato ai nostri sensi più corporei." La letteratura del concetto maimonideo della perfezione umana è molto vasta. Gran parte viene elencata e analizzata in Kellner, ''Maimonides on Human Perfection''. Studi più recenti includono: Benor, ''Worship of the Heart''; Bruckstein, "How Can Ethics be Thaught"; W.Z. Harvey, "Political Philosophy and Halakhah"; H. Kasher, "Three Punishments"; Kreisel, ''Maimonides' Political Thought''; Rosenberg, "You Shall Walk in His Ways"; Seeskin, ''Searching for a Distant God'', 97-106; Shatz, "Worship, Corporeality and Human Perfection"; and Lorberbaum, "Maimonides on ''Imago Dei''".</ref> Ciò vuol dire tradurre il vocabolario rabbinico di Maimonide nel linguaggio dell'[[w:aristotelismo|aristotelismo]] medievale. Ma uno non deve esser d'accordo con questa traduzione per vedere che, secondo la testimonianza del testo qui presentato, per Maimonide la santità significa il risultato di un tipo di comportamento. Non è qualcosa che si possa dire esista in sé o di per sé, non è un qualche tipo di essenza sopraggiunta, non è nulla di ontologico. È semplicemente un nome dato a certi tipi di comportamento (estremamente importante, altamente valutato) e, per estensione, a persone, luoghi, tempi e oggetti. È, e questo è un punto che deve essere enfatizzato, un qualcosa che non è dato, ma deve essere guadagnato. La santità non è una condizione, uno status ereditabile.<ref>[[w:Yeshayahu Leibowitz|Yeshayahu Leibowitz]] affermava spesso che Maimonide insisteva che agli esseri umani non vien dato nulla su un piatto d'argento: tutto deve essere guadagnato, conquistato. Si può quindi dimostrare che per Maimonide questo "tutto" includesse la propria umanità, il proprio status come ebreo, la provvidenza, la profezia, una porzione nel mondo a venire e, come sto proponendo in questo studio, la santità. Si veda Nuriel, "Are There Really Maimonidean Elements?".</ref>
 
Prima di continuare con la linea interpretativa che stiamo qui sviluppando, è importante notare che per Maimonide la santità in questo senso non è ristretta agli ebrei. Sebbene io non sia un appassionato di quella sorta di numerologia maimonidea che tanto interessò [[w:Leo Strauss|Leo Strauss]], a volte è semplicemente troppo sorprendente per ignorarla. La ''[[Mishneh Torah]]'' comprende quattordici volumi. Il punto mediano preciso quindi è la fine del volume VII. Questo (e solo questo) volume è essos tesso diviso precisamente in sette sezioni. Dedicato alle leggi relative a materie agricole, il volume VII finisce con una sezione intitolata "Leggi dell'Anno Sabbatico e del Giubileo".<ref>Per Maimonide, la reintegrazione del Giubileo è strettamente connessa all'era messianica. Si veda ''MT'' "Leggi dei Re", 11:1.</ref> Questa settima sezione del settimo volume è suddivisa in tredici capitoli. Il tredicesimo capitolo è suddiviso in dodici paragrafi nelle edizioni standard.<ref>Il significato del numero tredici nell'ebraismo e per Maimonide (autore, dobbiamo ricordare, dei "Tredici Principi" dell'ebraismo) viene esaminato in Isaac Abravanel, ''Rosh amanah'', cap. 10, p. 79 dell'edizione ebraica e p. 98 nella traduzione inglese. Abravanel ha tralasciato una fonte importante: ''MT'' "Leggi della Circoncisione", 3:9.</ref> L'ultimo di questi paragrafi riporta:
{{q|Non solo la Tribù di Levi, ma ogni essere umano individuale,<ref>''Kol ish va’ish mikol ba’ei olam.'' Sul significato del termine ''ba’ei olam'' nell'ebraico rabbinico, si veda l'importante studio di Hirshman, ''Torah for the Entire World''. Che Maimonide intenda il termine a significare tutti gli esseri umani viene reso chiaro in ''MT'' "Leggi del Sanhedrin", 12:3 e "Leggi dei Re", 8:10.</ref> il cui spirito lo spinga e la cui conoscenza gli dia comprensione a mettersi da parte<ref>''Lehibadel''.Sarebbe stato d'aiuto per la discussione qui proposta se maimonide avesse usato una variante della radice ''p-r-sh'' in questo passo, ma dobbiamo trattare i testi come sono scritti e non come uno vorrebbe fossero stati scritti.</ref> onde poter stare dinanzi al Signore, servirLo, adorarLo e conoscerLo, chi cammina eretto come Dio l'ha creato e si libera del giogo della molte considerazioni stolte che preoccupano le persone — tale individuo è santificato quanto il Santo dei Santi e la sua porzione ed eredità sarà nel Signore per sempre eternamente. Il Signore gli garantisce sostenimento adeguato in questo mondo, lo stesso che Egli ha garantito ai sacerdoti e ai Leviti. Pertanto invero Davide, pace a lui, dice: "Il Signore è la mia parte di eredità e il mio calice; Tu sostieni quel che mi è toccato in sorte" (Salmi {{passo biblico|Salmi|16:5}}).<ref>Cito (con emendamenti) dal ''Libro dell'Agricoltura'', trad. {{en}} Klein, 403.</ref>}}
Qualsiasi essere umano (ebreo o non-ebreo) che si separa dalla stupidità delle occupazioni ordinarie, si comporta correttamente, adora Dio e viene a conoscere Dio,<ref>Qui presuppongo Maimonide intenda che uno possa ottenere perfezione intellettuale solo dopo aver ottenuto la perfezione morale (mediante l'osservanza dei comandamenti, almeno per quanto riguarda gli ebrei). Tuttavia, non ho bisogno di insistere su questa interpretazione, per sostenere l'argomentazione qui proposta.</ref> è santificato tanto quanto il Santo dei Santi nel Tempio di Gerusalemme. Una volta ancora, vediamo che la santità è una funzione di un tipo di comportamento; non è una sorta di qualità essenzialista che abbia una qualsiasi sorta di status ontologico. È un nome, non qualcosa che sta veramente "là nell'universo".
 
Il carattere universale di santità emerge in un secondo passo della ''[[Mishneh Torah]]'':
{{q|È tra le fondamenta della religione sapere che Dio causa agli esseri umani di profetizzare e che la profezia non vien data a qualsiasiu persona ma solo al saggio di vasta sapienza, potente rispetto alle sue qualità [morali] — [cioè] uno le cui passione non lo sopraffanno riguardo a qualsiasi cosa al mondo ma, piuttosto, mediante il suo intelletto sottomette sempre la sue passioni — e che ha un intelletto molto ampio e ben consolidato. Una persona colma di tutte queste qualità, sano di corpo, nell'entrare nel "[[w:Pardes|pardes]]" [cioè la fisica e metafisica aristotelica, come spiega Maimonide in ''MT'' "Leggi delle Fondamenta della Torah", 4:13] e che si sofferma continuamente su quelle materie grandi e remote, e avendo un intelletto preparato a comprenderle e concepirle, e che continua a ''santificarsi'', separandosi dai modi della maggioranza delle persone che camminano nelle tenebre dei tempi, e che zelantemente si esercita e insegna alla propria mente di non avere pensieri che riguardino cose vane, le stupidaggini del tempo e le sue trappole, ma la sua mente è sempre diretta verso l'alto, vincolata sotto al trono per poter comprendere quelle forme pure e sacre, e che esamina l'intera saggezza di Dio dalla prima forma fino all'ombelico del mondo, imparando da ciò la grandezza di Dio; lo spirito santo immediatamente si posa su di lui e mentre lo spirito sta su di lui, la sua anima si mescola con le schiere degli angeli noti come [[w:Gerarchia degli angeli#Gerarchia angelica ebraica|Ishim]] e diventa un altro uomo e comprende col suo intelletto di non essere come era stato, ma si è innalzato al disopra del rango di altri saggi, come si dice di [[w:Saul|Saul]]: "Tu profetizzerai e sarai cambiato in un altro uomo" (1 Sam. {{passo biblico|Sam|10:6}}).<ref>"Leggi delle Fondamenta della Torah", 7:1, corsivo aggiunto, citato dal ''Libro della Conoscenza'', trad. {{en }} Hyamson, 42''a''.</ref>}}
 
 
==Note==