Non c'è alcun altro/Dio Cambia: differenze tra le versioni

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La storia di Giona ci è nota e l'abbiamo menzionata nel capitolo 2. Il paradosso di questo libro è che l'unico profeta biblico di successo si sente un fallito. Ha vinto. Ninive si è pentita ed è stata risparmiata, tuttavia Giona è furioso con Dio e protesta:
{{q|Signore, non era forse questo che dicevo quand'ero nel mio paese? Per ciò mi affrettai a fuggire a Tarsis; perché so che tuTu sei un Dio misericordioso e clemente, longanime, di grande amore e che tiTi lasci impietosire riguardo al male minacciato.|Giona {{passo biblico|Giona|4:2}}}}
Da notare che qui Giona sta parlando a Dio. Inoltre, cita le parole di Dio a Dio stesso. Usa le Sue parole da Esodo 34:6-7. L'autore del Libro di Giona ovviamente conosce quello che abbiamo definito un passo di Esodo colmo di mescolanze, ma ne accetta solo parte — la prima parte, l'immagine del Dio misericordioso. Quando arriva all'ultima parte del passo, in cui Dio afferma che sebbene il peccato possa essere tollerato, alla fine viene punito, l'autore lo sostituisce con l'affermazione opposta : "rinuncia alla punizione". Ora Dio è tutta misericordia — punto e basta. Quando leggo questo passo biblico, mi viene da immaginare che Giona che accompagni il suo discorso con una strizzatina d'occhio, come a dire: "Sappiamo entrambi che questo non è proprio ciò che Tu hai detto in Esodo, ma sappiamo anche che il passo precedente non è più valido. Sappiamo entrambi che di questi tempi, se la gente si pente, Tu cancelli la punizione completamente." È come un annuncio che ho visto tempo fa di una rappresentazione teatrale [[w:Lingua yiddish|yiddish]] di ''[[w:Amleto|Amleto]]'': "Siete tutti invitati a vedere ''Amleto'' tradotto e migliorato".<ref>Elliot N. Dorff, ''Knowing God: Jewish Journeys to the Unknowable'', Jason Aronson, 1992, 129-133 & ''Passim''. Per la citazione yiddish, si veda [[:en:w:Michael Wex|Michael Wex]], ''[[:en:w:Born to Kvetch|Born to Kvetch]]'', HarperPerennial, 2006, ''ad hoc''.</ref>
 
Questa nuova interpretazione della volontà di Dio è possibile perché il pentimento fa ora parte del rappporto tra Dio e gli esseri umani — specificamente, quello che potremmo chiamare "pentimento preventivo", un pentimento che entra in scena tra il peccato e la punizione e quindi previene detta punizione. Questa è una novità; è una grande innovazione della tradizione profetica. Finora, il pentimento ha soltanto seguito la punizione (Deuteronomio {{passo biblico|Deut|30:1-5}}). Ora il pentimento ha la facoltà di cancellare la punizione. Ora Dio è tutta misericordia. Tale è il messaggio degli ultimi versetti di Giona 4, in cui Dio accusa Giona di non avere quel tipo di compassione che Dio manifesta alle persone e persino agli animali. Infine, poiché questo si legge durante Yom Kippur e noi tutti ci stiamo pentendo, abbiamo la garanzia che anche noi saremo perdonati. Ecco perché leggiamo questo libro in tale giorno.
 
Perché questo cambio di immagine di Dio? Perché Dio ci deve concedere la facoltà di pentirci? La risposta credo che stia nel Salmo {{passo biblico|Salmi|103:3-14}}. Il passo nel suo complesso proclama con effusione la disponibilità di Dio a perdonare, ed inizia con un altro chiaro riferimento alla stessa prima porzione del brano di Esodo 34 che Giona ribatte a Dio: "Buono e pietoso è il Signore, lento all'ira e grande nell'amore" (Salmo {{passo biblico|Salmi|103:8}}). Come per Giona, la citazione finisce qui. Al posto dell'ultima porzione di Esodo 34, il salmista ci mette una serie di immagini che sono diametricalmente opposte a Esodo 34:
{{q|Egli non continua a contestare<br/>
e non conserva per sempre il Suo sdegno.<br/>
Non ci tratta secondo i nostri peccati,<br/>
non ci ripaga secondo le nostre colpe.<br/>
Come il cielo è alto sulla terra,<br/>
così è grande la Sua misericordia su quanti lo temono;<br/>
come dista l'oriente dall'occidente,<br/>
così allontana da noi le nostre colpe.|Salmi {{passo biblico|Salmi|103:9-12}}}}
Poi arriva la base teologica del potere di perdonare: "Perché Egli sa di che siamo plasmati, Egli ricorda che noi siamo polvere" ({{passo biblico|Salmi|103:14}}). Dio ci concede la facoltà del pentimento perché Egli sa come fummo creati: dalla polvere (Genesi {{passo biblico|Genesi|2:7}}). L'implicazione non scritta di questa asserzione è che in qualche modo Dio è responsabile del peccato umano. Dio ci ha fatti così! Ecco perché Dio ci deve concedere una via di scampo da questo frangente.
 
Giona 4 e Salmo 103 segnano una sovversione totale delle precedenti immagini di Dio. Cosa è cambiato? Ovviamente non Dio — o, se è cambiato, non non possiamo saperlo. Ciò che è cambiato è la nostra percezione collettiva di Dio, e con tale cambiamento avviene un cambiamento corrispondente nella metafora.
 
Infine, cosa succede all'ultimissima parte del passo di Esodo 34:6-7, la parte che afferma che Dio castiga la colpa dei padri nei figli e nei figli dei figli fino alla terza e alla quarta generazione? Anche questa viene semplicemente e velocemente abrogata in tre passi biblici: Deuteronomio {{passo biblico|Deut|4:16}}, Geremia {{passo biblico|Geremia|31:29-30}} ed Ezechiele {{passo biblico|Ezechiele|18:2-4}}. Quest'ultimo è particolarmente interessante, perché qui è Dio che abroga ciò che aveva detto in Esodo:
{{q|Perché andate ripetendo questo proverbio... "I padri han mangiato l'uva acerba e i denti dei figli si sono allegati"? Com'è vero ch'Io vivo, dice il Signore Dio, voi non ripeterete più questo proverbio in Israele. Ecco, tutte le vite sono Mie: la vita del padre e quella del figlio è Mia; chi pecca, solo lui morirà.}}
Questo è proprio revisionismo intrabiblico, ottenuto col minimo sforzo. Dio dice semplicemente che ciò che ha detto precedentemente non vale più. Insomma, Dio in poche parole proclama: "Ho cambiato idea sul quel punto!"
 
===La liturgia di Yom Kippur===