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==Riformulazioni contemporanee==
Vedremo molti esempi di questi processi man mano che sviluppiamo la nostra ricerca. In modo preliminare, analizziamo due esempi da scritti teologici contemporanei: le riformulazioni dell'immagine divina da parte di [[w:Femminismo|feministe]] ebree e da [[w:Teologia dell'Olocausto|teologi]] dell'[[w:Olocausto|Olocausto]].
 
La femminista ebrea trova difficile o indesiderabile reagire positivamente all'immagine tradizionale di Dio come "padre" o "re". Queste metafore sono percepite come escludessero l'esperienza religiosa distintiva della donna ebrea. Non"rivelano" Dio a queste donne; diventano invece degli ostacoli. Le femministe ebree hanno intrapreso due strategie differenti. La prima è quella di riprendersi alcune immagini tradizionali di Dio, come la ''[[w:Shekhinah|Shekhinah]]'' (termine usato dai [[w:misticismo ebraico|mistici ebrei]] per indicare la presenza di Dio nel mondo, nome femminile). La seconda è di creare immagini completamente nuove, come ''Mekor HaChayim'' ("Fonte di Vita"), che riflettono più direttamente le loro esperienze.<ref>Judith Plaskow, ''Standing Again at Sinai: Judaism from a Feminist Perspective'', Harper & Row, 1990, 219-232 e ''passim''.</ref>
 
Come si deve comportare l'ebreo post-Olocausto nel trattare l'immagine tradizionale di Dio che ama Israele — che è benefico, premuroso, onnipotente e, soprattutto, giusto? Questo dilemma ha portato alcuni pensatori moderni a nozioni di un Dio limitato, vulnerabile e non abbastanza capace di controllare le forze caotiche che sembrano competere con Lui nel regolare il mondo.
 
Entrambi questi esempi dimostrano il sistema metaforico nel mezzo del suo processo evolutivo.
 
La terza implicazione di questo approccio, quindi, è che il processo di creare nuove immagini di Dio non finisce mai, fintanto che ci sono persone che continuano a percepire la presenza di Dio nelle loro vite e a riflettere su tale esperienza. Ogni generazione incontra il sistema classico, seleziona gli esemplari utili da quelli che non funzionano più e li sostituisce con i propri modelli nuovi — e la catena continua.
 
Continua perché, nonostante quello che abbiamo potuto concludere, il fatto che nessun essere umano possa catturare l'essenza di Dio non ha mai impedito ai nostri antenati di descrivere quello che Dio possa essere. Anzi, è successo l'opposto. L'inconoscibilità intrinseca di Dio è stata liberatoria. Li ha liberati, come può liberare anche noi a raggiungere il centro delle nostre esperienze di Dio e modellare la più vasta serie di immagini per catturare le nostre esperienze come vennero catturate le loro. Per loro, Dio era genitore, giudice, amante, sposo, roccia, eroe militare ed insegnante. Dio era a volte compiacente, a volte offensivo. Dio li visitava quando stavano male, li confortava quando erano in lutto, vestiva l'ignudi, liberava gli oppressi, ascoltava le loro preghiere e parlava al Sinai. L'anno liturgico portava, e porta oggi alla mente immagini specifiche. Il Dio giudice di [[w:Rosh haShana|Rosh Hashanah]] è differente dal Dio liberatorio di [[w:Pesach|Pesach]] o dal Dio vittorioso di [[w:Chanukkah|Chanukkah]]. Il Dio di un adolescente è diverso dal Dio dell'uomo maturo o da quello dell'anziano. La gamma di possibilità è infinita. Uno può spaziare in lungo e largo su tale assortimento prima di incontrare un'immagine che sia inerentemente al di fuori dei limiti della legittimità.<ref>Sallie McFague, ''Metaphorical Theology: Models of God in Religious Language'', Fortress Press, 1982, 65-112.</ref>
 
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