La dimensione artistica e cosmologica della Mishneh Torah/Da teoria a storia: differenze tra le versioni

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Queste cose possono essere insegnate? In termini molto generali, sì, come fa Maimonide nell'introduzione alla ''Guida''. Anche lì, lo fa con l'aiuto di parabole sulle parabole. Ma in fondo ciò che sta cercando di trasmettere non è di leggere la Scrittura (sebbene ne offra parecchia) ma un modo di leggere la Scrittura. Poiché ogni testo è unico, è difficile fornire qualcosa che sia più di una guida generica, come l'analisi delle parabole in due tipi. Tutto ciò che Maimonide può fare è moltiplicare gli esempi, nella speranza che la comprensione avvenga di per sé.
 
Tale comunque sembra essere il punto fatto da "Leggi delle Fondamenta della Torah", 6:9. Ci presenta sette testi che, come abbiamo visto, si collegano tra loro. Ma ciascun testo è di tipo differente, ed i collegamenti sono parimenti multiformi. Percepire la qualità particolari di ciascuno è vitale per dar loro un significato e vederne i rapporti. A questo livello, abbiamo qui una continuazione della discussione sugli effetti del linguaggio partendo da "Leggi delle Fondamenta della Torah", capitolo 1: da un punto di vista teologico, bisogna accettare che, nel descrivere Dio, una gamba non è una gamba, un occhio non è un occhio, un dito non è un dito; da un punto di vista letterario, si deve stare attenti alla possibilità che, per esempio, una vigna potrebbe non essere una vigna,<ref>L'interpretazione dei termini biblici è, ovviamente, un tema centrale in tutta la ''Guida'', ma vedi spec. ii.47 (pp. 407-9).</ref> ma ugualmente probabile, dove appropriato, che sia proprio una vigna. Esiste però un percorso mediano tra interpretazione letterale, che sia del tipo pedissequo o sprezzante, ed un bisogno incontrollabile di allegorizzare. In estetica come anche in etica, trovare il percorso mediano è una questione di portare l'intelletto ad abituarsi a trovare la risposta appropriata alle circostanze del caso.
 
Con questo in mente, è possibile fare delle supposizioni sul tipo di messaggio che Maimonide cerca di trasmettere nel concludere "Leggi delle Fondamenta della Torah", capitolo 6, in quel modo. Come alla fine del capitolo 5 allarga il concetto di ''kidush hashem'', la santificazione del nome di Dio, ad includere non solo il caso estremo di martirio, ma anche il comportamento quotidiano dello studioso, così nella ''halakhah'' alla fine del capitolo 6 si percepisce un ampliamento dell'argomento. Quella ''halakhah'' può essere interpretata ad implicare che c'è più di un modo per profanare un testo. Un testo può essere danneggiato fisicamente, ma può anche essere rovinato da una lettura insensibile. Una interpretazione grossolana è un tipo di vandalismo molto più comune di vandalismo testuale di un danno fisico intenzionale.<ref>Se Maimonide intende veramente la ''halakhah'' 9 come coda che llarga il tema del capitolo 6 in questo modo, c'è un commento midrashico che potrebbe avere qui un nesso. La proibizione contro la deturpazione o danno a testi e oggetti sacri deriva da Deut. {{passo biblico|Deut|12,3-4}}: "e cancellerete il loro nome da quei luoghi. Non così farete rispetto al Signore vostro Dio." ''Sifrei'' su questi versetti afferma: "Rabban Gamliel dice: Ed è concepibile che Israele demolisca gli altari? Quello che invece significa è che non dovete comportarvi come loro (i pagani) o le vostre azioni malvagie provocheranno la distruzione del Tempio dei vostri padri" (''Sifrei'' Deut., ediz. Finkelstein).<br/>Se Raban Gamliel può interpretare questo comandamento non letteralmente, la strada era di certo aperta a Maimonide di fare lo stesso. (Rashi ad loc., cita questo ''midrash'', ma in tutte le edizioni che ho visto egli lo attribuisce a R. Ishmael, che in ''Sifrei'' viene citato quale autore dell'affermazione subito prima di questa.)</ref> Esiste un corpo di commentari tradizionali che guidano il lettore e che fa emergere possibilità nascoste, come le letture che Maimonide affronta e giudica qui. Ci sono inoltre le sfumature di tono, di stile e di carattere, ecgi verbali e tematici, e così via. L'apprezzamento di queste qualità è difficile da insegnare con precetti; deve essere fatto con esempi, proprio come lo studioso di "Leggi delle Fondamenta della Torah", 5:11, deve dare l'esempio onde poter inculcare certi atteggiamenti e qualità morali. In entrambi i casi, siamo ''lifnim mishurat hadin''. Così conclude Maimonide la sua discussione del sacrilegio con una ''halakhah'' che, se uno sta veramente attento, spinge a confrontare caratteri differenti, narrazioni differenti e differenti tipi di scrittura, fornendo una lezione specifica di ermeneutica.<ref>In ''Guida'' ii.42 (p. 389). Maimonide dà un'interpretazione della visita degli ageli ad Abramo che è in linea con l'opinione del Talmud che l’''adonai'' in Gen. {{passo biblico|Gen|18,3}} non è sacro, contraddicendo la sentenza di "Leggi delle Fondamenta della Torah", 6:9. Nella ''Guida'' l'intero episodio si afferma sia stato parte di una visione, evitando quindi la nozione che gli angeli abbiano preso forma fisica, mentre l'opinione di R. Hiya che ''adonai'' era stato rivolto al maggiore degli angeli (''Gen. Rabbah'' 48) viene citata con approvazione, evitando quindi la nozione di un uomo che parla a Dio. L'impegno alla verità filosofica qui supera sia il ''derash'' sia ciò che Maimonide abbia deciso sia una halakhah. È discutibile quanto uno debbe cercare di riconciliare o distinguere le due letture di Maimonide. In ogni caso, ciò che è interessante in "Leggi delle Fondamenta della Torah", 6:9, è l'interazione dei ''midrashim'' su Abramo e Lot. In parte 1, cap. 8 di ''Maimonides as a Philosopher and Codifier'' {{he}}, Jacob Levinger considera la questione se Maimonide abbia permesso a considerazioni filosofiche di influenzare le sue sentenze halakhiche, e nel complesso lo esonera da tale accusa. Qui abbiamo un esempio di Maimonide che effettivamente sentenzia contro la sua posizione filosofica (cedendo quindi ad un interesse aggadico), sebbene anche "Leggi delle Fondamenta della Torah", 6:9, potrebbe essere spiegato come si riferisse ad una visione profetica, rendendo innocua la rappresentazione di Abramo che parla a Dio. Non ho trovato nessun commentatore che metta in dubbio la sentenza stessa.</ref>
 
===Dove sta la santità===