Torah per sempre/Cosa è la verità: differenze tra le versioni

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'''4. Morale'''. "Torah dal Cielo" richiede un vigoroso impegno morale ed etico. Tuttavia, tale impegno potrebbe assomigliare a quello dell'autista a cui vien detto di guidare furiosamente ma non è sicuro che gli sia stato detto in che direzione. Mi vien detto di amare il mio prossimo (Lev. {{passo biblico|Lev|19,18}}) e di non fargli torto (Lev. {{passo biblico|Lev|25,14}}), ma "prossimo" viene definito da un babilonese del quarto secolo come "colui che sta con te nella Torah", un limite che escluderebbe la maggioranza delle persone, inclusi molti ebrei.<ref>TB ''BM'' 59''a''.</ref> Mi viene data una lista di coloro con cui non devo coricarmi e minacciato di gravi puizioni se invece lo faccio, ma trovo ciò alquanto difficile da osservare quando esamino il comportamento di certi personaggi biblici, discordante con il rispetto della libertà di coscienza individuale che per me ha un valore almeno altrettanto grande quanto la correttezza sessuale e carente nella sua visione del ruolo delle donne nella società. Ammettiamo pure che "Torah dal Cielo" supporti un sistema di etica e moralità e spesso ciò avviene ad un alto livello e grande ispirazione; ma col tempo sono apparsi o sono stati introdotti difetti ed il sistema non sembra più interamente "vero".
 
[[File:Spinnennetzpd.jpg|190px|left|Ragno che persistentemente tesse e ritesse la sua ragnatela]] '''5. "Profondità" o "verità" spirituali'''. Le virgolette messe a "verità" e a "profondità" evidenziano l'uso metaforico di tali termini. Si può dimostrare che quasi tutto contenga una "verità profonda". Il [[:en:w:Robert the Bruce#Legends|ragno]] di [[w:Roberto I di Scozia|Roberto I di Scozia]] che ritesseva la sua tela dimostrò, perché così egli voleva dimostrasse, la "verità profonda" che era utile perseverare onde poter raggiungere un obiettivo. Ma non c'è verità profonda in un ragno che esegue il suo normale compito di tessitore; la "verità profonda" sta interamente nell<nowiki>'</nowiki>''interpretazione'' del fatto da parte di Roberto I.<ref>Dice la leggenda che, ad un certo punto mentre era in fuga dopo la Battaglia di Methven del 1305, Roberto Bruce si nascose in una grotta dove osservò un ragno che tesseva una ragnatela cercando di attaccarsi da un'area all'altra del soffitto della caverna. Prova e riprova, il ragno fallì due volte ma al terzo tentativo riuscì a connettersi. Ispirato da questa perseveranza, Bruce tornò in battaglia e inflisse una serie di sconfitte agli inglesi, assicurandosi poi la vittoria finale. La storia serve ad illustrare la massima: "Chi persevera vince" (o {{en}} ''if at first you don't succeed, try try try again'' "se all'inizio non ci riesci, prova prova e prova ancora"). Cfr. [[w:Walter Scott|Walter Scott]], [http://www.walterscott.lib.ed.ac.uk/etexts/etexts/grandfather1.PDF ''Tales of a Grandfather''], cap. 8, p. 109 (PDF).</ref> Lo stesso è vero della lettura "profonda" dei testi tradizionali; non è che ''contengano'' la saggezza a loro attribuita, ma che sono aperti sufficientemente affinché si possa leggere in essi saggezza (se è questo che si vuole leggere). I critici letterari postmoderni ben lo sanno; ecco perché dicono che un testo non ha significato finché non lo si legge, proprio come il babilonese del terzo secolo [[:en:w:Rava (amora)|Rava]] sui sogni tardivamente scoprì che "ogni sogno passa per la bocca", cioè non ha significato fintanto che non è interpretato.<ref>TB ''Ber.'' 56''a''.</ref> Possiamo quindi facilmente ammettere che ogni testo ha un significato "profondo" o "spirituale"; questo s'intende soltanto che, se lo desideriamo, possiamo interpretarci dentro pensieri profondi. Possiamo fare lo stesso con le ragnatele e anche coi fondi di caffè, se ne abbiamo voglia. Siamo noi stessi che decidiamo cosa il significante significhi.
 
La presunta "lettura profonda" non solo immete nei testi cose che non ci sono, ma potrebbe degradare o abbandonare ciò che veramente ''contiene''. Questo è il modo in cui la lettura "spirituale" cristiana ha aggirato il senso semplice, abbandonando i comandamenti; questo è il modo in cui lo Zohar è riuscito ad asserire che "le storie della Torah sono solo la veste della Torah e chiunque creda che la veste sia la Torah stessa e non qualcosa d'altro, che il suo spirito muoia e non abbia posto nel mondo a venire".<ref>Zohar iii, 152''a''. Si veda PARTE I.3 ''supra''.</ref> Questo è ciò che è successo recentemente ai movimenti neochassidici di rinnovo, dove i comandamenti sono de-enfatizzati, ridotti in importanza (sebbene non abbandonati in linea di principio), e testi cabbalistici e altri sono letti come psicologia.<ref>Queste tendenze sono palesi in movimenti come quelli di Zalman Shachter e altri che operano nell'ambito di "Aleph: the Alliance for Jewish Renewal" <[http://www.aleph.org www.aleph.org]>.</ref>
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"Torah dal Cielo" inasprisce questi pericoli, poiché sostiene che Dio promulgò il testo (la Torah Scritta) ''e'' la sua interpretazione (la Torah Orale). È legittimo speculare cosa un autore umano abbia inteso quando compose il suo testo, anche se come postmodernisti non ci importa di "privilegiare" l'interpretazione dell'autore stesso. Tuttavia con un autore divino onnisciente tale speculazione non ha senso; Dio sa tutto, pertanto se ha promulgato il testo Egli aveva, per così dire, tutto già "in mente" al momento della sua promulgazione: ciò quindi può essere inteso a legittimare qualsiasi interpretazione di qualsiasi testo a patto che quello che ne deriva non sia intrinsecamente falso.<ref>Rabbah (TB ''BK'' 20''b''/21''a'') afferma: ''hekdesh shelo mida`at kehedyot mida`at dami'' "sacro involontariamente si pone consapevolmente" cioè uno non può affermare che "proprietà sacra" fosse inconsapevole di trasgredire. Come osserva Rashi, ciò dipende dal presupposto che la Shekhinah stessa abbia la dovuta "consapevolezza", nozione analoga a quanto qui suggerito. Chiaro?</ref>
 
'''6. Estetica'''. Molti passi della Scrittura si annoverano tra i grandi tesori della letteratura; se il ''corpus'' rabbinico non corrisponde in grandezza ed eloquenza al [[w:Libro di Isaia|Libro di Isaia]], contiene certamente parti di narrazione molto commovente, specialmente nelle sue sezione aggadiche, e la migliore poetica liturgica ebraica possiede sia eleganza sia potenza spirituale. Molti direbbero, inoltre, che la la più grande bellezza dell'ebraismo sia espressa dalle sue osservanze religiose, come il Sabbath. Ciò che si può invece dubitare è se la "Torah dal Cielo" come tale contribuisca al valore estetico dell'ebraismo. Probabilmente no — Mi commuovo per la musica di [[w:Preghiera ebraica|Kol Nidrei]] o per la bellezza del [[w:Pesach#Il Seder|Seder di Pesach]] indipendentemente dalla mia posizione dottrinale. Se credo o meno che la Torah venga dal Cielo sembra non far differenza; l'apprezzamento estetico dipende dalla sospensione piuttosto che dall'approvazione di un giudizio dottrinale. D'altra parte, grande unificazione genera il proprio tipo di bellezza; come c'è soddisfazione estetica in una teoria matematica che riunisce diverse osservazioni in un'unità elegante, così c'è soddisfazione estetica nel riunire insieme la moltitudine di testi, insegnamenti e storie della tradizione nella grandiosa visione di Dio che rivela la sua Torah a Israele nel Sinai.
'''6. Estetica'''. ... ...
 
'''7. Verità psicologica e sociale'''. "Torah dal Cielo" sicuramente dà una soddisfazione emotiva a molte persone. Li allevia dalla preoccupazione per problemi del tipo di cui ci siamo occupati in questo libro e li fa sentire "fedeli alla fede dei loro antenati", che "hanno fatto la cosa giusta". "Torah dal Cielo" punta ad un'origine divina che proclama la grande profondità spirituale delle nostre tradizioni, anche di quelle che a prima vista sembrano superficiali, erronee, o immorali; asserisce che una saggezza infinita sta alla loro base e ci esorta a ricercarla strenuamente e quando l'abbiamo trovata esclamare stupiti Aaaaah! Ma non sempre scopriamo saggezza infinita, anzi spesso inciampiamo su asserzioni che ci confondono o disturbano le nostre emozioni piuttosto che accrescerle.
 
'''8. Mitica'''. La narrazione della "Torah dal Cielo" è potente. Unifica l'ebraismo, mettendo insieme Tora Scritta e Torah Orale. Dissolve il tempo, rappresentando la Torah come un tutto eterno, rivelato da Dio e gestito dai rabbini. Introducendo un punto d'origine divino per il tutto, rivendica la perfezione; come ''mythos'' piuttosto che ''logos'', si rende immune alla critica storica. Possiamo quindi dire che "Torah dal Cielo" sia "vera" in questo senso, intendendo che adempie efficacemente la sua funzione mitica.
 
==Teologia narrativa==