Torah per sempre/Critiche femministe: differenze tra le versioni

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==Lingua e genere==
[[w:Clifford Geertz|Clifford Geertz]] nel suo saggio "Religion as a Cultural System (La religione come sistema culturale)" indica che i simboli religiosi funzionano sia come modelli ''del'' senso comunitario della realtà sia come modelli ''per'' il comportamento e l'ordine sociale della comunità stessa.<ref>Geertz, ''Interpretation of Cultures'', 93 (ediz. ital. ''Interpretazione di culture'', Il Mulino, 1987/1998).</ref> Pertanto la questione non è solo se pensiamo a Dio al maschile o al femminile, ma come i modi in cui parliamo di Dio influenzi i ruoli maschile/femminile nella società.
 
La lingua, usando il genere maschile per le forme collettive, sembra perpetuare l'"invisibilità", o l'"alterità", delle donne e subordinarla agli uomini.
 
L'ebraico, come l'italiano (e l'inglese), separa i suoi pronomi per genere. Come nell'[[arabo]] e molte altre lingue, tutti i nomi, pronomi e aggettivi hanno il genere e gran parte delle forme variano a seconda del genere. È linguisticamente impossibile parlare di Dio in ebraico o arabo senza dargli un genere. Anche certi accorgimenti nell'utilizzare un linguaggio "inclusivo" o evitando pronomi o coniando neologismi, non funzionano.
 
In lingue "mature" il genere grammaticale, qualunque sia la sua origine, non ha niente a che fare col sesso, quindi usare il genere maschile per Dio non implica che egli sia "maschio". Purtuttavia, l'uso costante e consistente del genere maschile per Dio rinforza il concetto della superiorità maschile e della dominanza maschile nella società. Anche se fosse desiderabile che tutte le lingue divenissero neutre nel genere, sarebbe irrealistico aspettarsi che ciò possa accadere nel prossimo futuro. E anche se le lingue correnti venissero cambiate, cosa potremmo fare per le fonti più antiche che sono state scritte in una lingua ricca di generi?
 
[[:en:w:Rita Gross|Rita M. Gross]] (1943–2015) raccomandò che le forme familiari di invocare Dio nella preghiera fossero trasposte al femminile.<ref>Gross, "Steps Toward Feminine Images of Deity".</ref> Per esempio, la frase ''hakedoshah berukhah hi'' – "la Santa, che Ella sia benedetta" – dovrebbe essere usata al posto dell'attuale forma maschile. Ma ciò non fa altro che esacerbare il problema. Se non vogliamo parlare di Dio al maschile, poiché Dio è al di là del genere, non vogliamo neanche parlare di Dio al femminile, per la stessa ragione. Vogliamo ''negare'' il genere, non ''bilanciarlo''; bilanciare il genere vuol dire semplicemente affermarlo.
 
Per il momento, quindi, dobbiamo rassegnarci al linguaggio corrente, sottolineandole le limitazioni e ribadendo costantemente che è un controsenso parlare di Dio, che non ha forma fisica, come intrinsecamente maschio o femmina.
 
==Immagini di Dio==