Torah per sempre/Ricostruzioni non-ortodosse: differenze tra le versioni

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Gli studiosi potrebbero obiettare che Heschel non fa nulla per stabilire l'autorità delle sue citazioni di rabbi Ishmael e Rabbi Akiva, prendendo per buone le attribuzioni del Talmud e dei midrashim; sebbene l'applicazione della critica delle forme ai testi rabbinici fossa agli albori quendo Hschel scriveva, molti studiosi, tracui alcuni suoi colleghi del Jewish Theological Seminary, avevano già ampiamente dimostrato la necessità di cautela nella valutazione storica di materiale dalle fonti rabbiniche. Persino Tucker concede che Heschel "certamente non si impegna a far storia meticolosa";<ref>A. H. Heschel, ''Heavenly Torah'', p. xxviii.</ref> anzi, "Per Heschel, Ishmael e Akiva erano d'interesse...solo come controfigure per quelli che sono i paradigmi eterni del pensiero religioso che a volte si combattono l'un l'altro, a volte si complementano l'un l'altro e sempre si sfidano e raffinano l'un l'altro".<ref>A. H. Heschel, ''Heavenly Torah'', p. xxix.</ref>
 
Sarà così, ma Heschel sicuramente mina il proprio caso leggendo le sue interpretazioni preferite in testi che spesso non lo sostengono per niente e cha a volte travisa seriamente. Per esempio, sostiene che l'affermazione di Abaye che le maledizioni in Deuteronomio furono dette da Mosè "di sua iniziativa" (''mipi atsmo''),<ref>TB ''Meg.'' 31''b''.</ref> come altre affermazioni di tipo simile, indichi che Abaye asserisse che alcune parti della Torah non fossero ispirate letteralmente.<ref>A. H. Heschel, ''Heavenly Torah'', capp. 22 e 24 (vol. ii, capp. 7 e 9 dell'ebr.) Poiché c'è una considerevole sovrapposizione e ripetizione nell'opera di Heschel, la materia spesso riemerge in altri passi.</ref> Questo è semplicemente un malinteso, dato che il ''resoconto'' di ciò che Mosè disse, secondo Abaye, dovette essere dettato divinamente, proprio come i resoconti di altre azioni eseguite da persone di propria volontà furono dettate divinamente; per esempio, i fratelli di Giuseppe lo gettarono nella fossa di propria iniziativa, ma il ''resoconto'' di tale avvenimento, come lo riporta Genesi, sarebbe stato, secondo Abaye, dettato divinamente. Nessuno nega che a volte Mosè parlasse con parole proprie; ciò che si nega è egli personalmente le inserì nella Torah senza essere stato istruito da Dio a farlo. Un punto simile è stato sollevato durante la nostra discussione di Naftali Tsevi Yehudah Berlin in [[Torah per sempre/Sui passi del Gaon: Torah unica#Naftali Tsevi Yehudah Berlin (1816-1893)|PARTE III.5]]; Berlin, citando un midrash chein cui le parole "Ascolta O Israele..." (Deut. {{passo biblico|Deut|6,4}}) erano indirizzate a Giacobbe dai suoi figli molto prima che la Torah fosse data tramite Mosè, sostiene correttamente (dal punto di vista della tradizione) che queste parole divennero Torah solo quando furono ratificate al Sinai.
 
Heschel sostiene che i rabbini che asserivano, come Ishmael, che "la Torah parla la lingua degli uomini" credevano che la rivelazione divina fosse modificata dagli esseri umani.<ref>A. H. Heschel, ''Heavenly Torah'', 40, e capp. 21 e 22 (vol. i, p. 16 e vol. ii, capp. 6 e 7 in ebr.)</ref> A parte il fatto che questa asserzione viene attribuita occasionalmente ad Akiva e altri oltre a Ishmael,<ref>Per esempio, in TB ''Ber.'' 31''b'' è attribuito ad Akiva, sebbene il passaggio parallelo in TB ''Sot.'' 26''a'' lo attribuisce a Ishmael. Attribuzioni contrarie in questo o altri contesti preoccupavano seriamente i Tosafisti, cfr. Tosafot ''Sot.'' 24''a'' ''s.v.'' ''"verabi yonatan"''.</ref> l'interpretazione è estrapolazione ingiustificata. Tutto ciò che la frase intende è che, dove l'uso dell'ebraico biblico corrisponde al normale idioma ebraico non è necessario cercare un'interpretazione oltre al significato semplice; ''non'' implica che Mosè (o chiunque altro) modificò quello che Dio gli disse. La confusione qui sorge dall'assunto di Heschel che la vera rivelazione trascese le semplici parole, cosicché qualsiasi tentativo di limitarla al linguaggio umano di necessità importa i pensieri del trascrittore. Ciò potrebbe essere vero, ma non è un punto di vista probabilmente condiviso da Rabbi Ishmael o da suoi colleghi del secondo secolo, ai quali la nozione di Dio che detta verbalmente un testo non era per niente strana; in verità, avrebbero quasi certamente presupposto che Dio aveva escogitato la lingua ebraica, che era formata perfettamente per articolare i Suoi "pensieri".
Heschel sostiene che i rabbini che asserivano, come Ishmael, che "la Torah parla la lingua degli uomini" credevano che la rivelazione divina fosse modificata dagli esseri umani.<ref>A. H. Heschel, ''Heavenly Torah'', 40, e capp. 21 e 22 (vol. i, p. 16 e vol. ii, capp. 6 e 7 in ebr.)</ref>
 
Forse ancor più seria è la nozione, ripetuta frequentemente da apologeti dell'ebraismo non-ortodosso, che il Talmud incoraggia (per usare la fraseologia di Susannah Heschel) un "pluralismo di vedute religiose", in opposizione al presunto "ebraismo halakhico severo e intransigente" degli Ortodossi. C'è un elemento di verità in questo — il Talmud non si impegna in definizioni dottrinali alla maniera dei concilii della prima chiesa e tollera ''una certa'' latitudine nell'espressione della fede religiosa. D'altra parte, tuttavia, non offre conforto a coloro che rifiutano la sua premessa fondamentale che la Torah consiste delle parole di Dio, fedelmente trascritte (più o meno i versetti finali) da Mosè, o a coloro che evitano di obbedire i suoi comandamenti nella maniera formulata dai rabbini.
 
Né il fatto che molti dibattiti talmudici rimangano indecisi, indica una posizione liberale sull'Halakhah. Dibattiti indecisi sono una semplice conseguenza del fatto che redattori anonimi del Talmud stessero registrando dibattiti e non prendendo decisioni; l'ideale per il saggio era ''asokei shamata aliba dehilkhata'' "decidere la questione secondo l'Halakhah corretta".<ref>TB ''Yoma'' 26''a'', ''Sot.'' 7''b'' , ''BK'' 92''a'', ''San.'' 106''b''.</ref> ''Hora`ah'' (prendere decisioni), dice il "Libro di Adamo", terminò con Rav Ashi e Ravina, ai primi del quinto secolo,<ref>TB ''BM'' 85''b''-86''a''.</ref> sebbene gran parte del materiale incorporato nel Talmud sia ovviamente posteriore.
 
==Emmanuel Levinas (1905/6-1995): Il Volto dell'Altro==