Torah per sempre/La Torah originale: differenze tra le versioni

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L'opinione codificata da Isserles si basa sun una tradizione ben consolidata; deriva in ultimo dall'ammissione talmudica che "noi" non siamo più esperti nel contare né le lettere né le parole della Torah.<ref>TB ''Kid.'' 30''a''.</ref> Tuttavia né il Talmud né Isserles ammettono la possibilità che il testo "originale" fosse in alcun modo indefinito; il Talmud concede solo che noi non siamo altrettanto bravi a contare le lettere e le parole quanto lo erano i nostri avi e Isserles riconosce inoltre che nin ci si poteva fidare che i nostri scribi copiassero accuratamente le ortografie ''plene'' e difettive. Entrambi erano d'accordo che un testo preciso era stato ricevuto da Mosè al Sinai e che il testo attualmente in nostra mano è per la maggior parte e a tutti gli effetti identico.
 
La prima Bibbia ebraica stampata apparve in Spagna verso il 1480. L'introduzione della stampa, come anche l'interesse generale del Rinascimento per il recupero di testi antichi autentici, portò ad un nuovo senso d'urgenza nello stabilire il testo biblico "corretto"; per gli ebrei ci fu l'incentivo aggiuntivo di difesa contro la polemica cristiana, come si può constatare in un ''responsum'' di [[w:Leone Modena|Judah Aryeh (Leone) da Modena]] (1571-1648).<ref>Modena, ''Ziknei yehudah, responsum'' nr. 115 a p. 165.</ref>
 
La seconda Bibbia Rabbinica fu stampata nel 1524/5 sotto la supervisione redazionale di [[:en:w:Jacob ben Hayyim ibn Adonijah|Jacob ben Hayim ben Isaac Ibn Adonijah]]. Nella sua prefazione di editore, Jacob critica Kimhi, Profiat Duran e Isaac Abravanel, dei quali quest'ultimo aveva suggerito, nel proprio commentario di Geremia pubblicato nel 1504, che gli sbagli di gramaticagrammatica ebraica del profeta e loil suo stile avevano portato a correzioni che appaiono come ''keri'' e ''ketiv''. Jacob accusa tutti e tre di ignorare il Talmud e insiste che tutte la varianti, incluse ''keri'' e ''ketiv'', sono "dal Sinai";<ref>La prefazione di Jacob, inizialmente tradotta in latino, appare anonimamente in alcune edizioni moderne ''Mikraot gedolot'' come ''divrei hama`atik'' ("parole del copista").</ref> visto che verso la fine dei suoi giorni si convertì al cristianesimo, questo forse ci fa dire insieme a Shakespeare "''the lady doth protest too much''".<ref>''Hamlet (Amleto)'' III,ii.242. Trad. "La dama in verità protesta troppo".</ref> La sua posizione venne comunque superata da tradizionalisti come [[w:Judah Loew|Rabbi Judah Loew ben Bezalel]] di Praga (detto ''Maharal'', 1525-1609), che insisteva che non solo le variazione, ma anche la vocalizzazione, venissero "dal Sinai" e che la forma delle vocali dimostrava la superiorità della pronuncia aschenazita!<ref>Judah Loew ben Bezalel, ''Tiferet yisra`el'' cap. 66.</ref>
 
Yedidiah Solomon di Norzi dedicò gran parte della propria vita alla ricerca testuale, viaggiando estensivamente per confrontare manoscritti. La sua opera, a cui diede il titolo rivelatore ''Goder perets'' ("Riparando la Frattura"), fu ristampato a Mantova nel 1742-4 col titolo ''Minḥat shai'', come appare tuttora nella maggior parte delle edizioni di ''[[w:Mikraot Gedolot|Mikraot gedolot]]'' (la Bibbia Rabbinica). Nella sua introduzione Norzi si lamenta della confusione in cui è caduto il testo biblico e sottolinea la necessità di ripristinare ogni e ciascuna lettera correttamente, incluse ''plene'' e difettive, poiché (come [[w:Nahmanide|Nahmanide]] affermò nell'introduzione al proprio ''Perush 'al ha-Torah'' "Commentario della Torah") la Torah si compone dei nomi di Dio e colui che legge da un rotolo erroneo danneggia il Nome del Re, come afferma lo Zohar. Ciò non sembra eresia, ma l'intera introduzione di Norzi viene omessa da molte edizioni di ''Mikraot gedolot'', forse perché gli stampatori vi furono costretti da rabbini a caccia di eresie che pensavano non fosse sicuro permettere al pubblico di avere dubbi sulla perfezione del testo ricevuto.<ref>Levy, ''Fixing God's Torah'', 32-3, traduce in inglese un lunga sezione dell'introduzione.</ref>