Torah per sempre/La Torah originale: differenze tra le versioni
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La nozione che gli scribi fossere occupati nel recupero e conservazione del testo originale autentico generò ulteriori ambiguità. Cosa stavano facendo gli scrittori della Septuaginta quando, secondo il resoconto talmudico, introdussero miracolosamente e indipendentemente parecchie traduzioni deliberatamente errate in greco, traducendo per esempio ''bayom hashevi`i'' ("nel settimo giorno" – [[w:Genesi|Genesi]] {{passo biblico|Genesi|2,2}}) con "nel sesto giorno"?<ref>TB ''Meg.'' 9''a-b''. L'attuale testo della LXX conferma questa traduzione.</ref> La ''[[w:Lettera di Aristea|Lettera di Aristea]]'', a cui la versione talmudica deve essere in qualche modo debitrice, non dice nulla delle traduzioni errate, o di traduttori isolati l'uno dall'altro per assicurare esattezza; al contrario, Tolomeo fornisce tutto il supporto necessario per un'attività collaborativa: "Si misero quindi al lavoro, confrontando i loro risultati e facendoli combaciare, e tutto quello su cui erano d'accordo veniva appropriatamente copiato... Ogni cosa che desideravano veniva loro procurata lautamente."<ref>''[[w:Lettera di Aristea|Lettera di Aristea]]'', 302-4 (mia traduzione da Charles, ''Apocrypha and Pseudepigrapha''.</ref> Evidentemente, quindi, furono i rabbini stessi che introdussero la nozione di traduzioni deliberatamente erronee. Forse questo era il modo in cui spiegavano le differenze tra la Bibbia greca usata dagli ebrei di Alessandria e le proprie tradizioni, piuttosto che sulla base di un ''Vorlage'' ebraico che differiva marcatamente dal loro testo ricevuto.
Cosa sta dietro alle ''tikunei soferim'' (correzioni scribali),<ref>Tov, ''Textual Criticism'', 65, che cita, ''inter alia'', undici casi elencati in ''Mekhilta'' su [[w:Esodo|Esodo]] {{passo biblico|Esodo|15,7}}.</ref> ''iturei soferim'' (aggiunte scribali),<ref>TB ''Ned.'' 37''b''. [[:en:w:Nissim of Gerona|Nissim ben Reuben Gerondi]] (detto ''Ran'', XIV sec.) li difinisce "parole aggiuntive per imbellire la lingua", ma Tov, ''Textual Criticism'', 67, traduce "omissioni degli scribi"! La questione sembra essere se, ad esempio in Gen. {{passo biblico|Genesi|18,5}}, l'''itur'' consistette nell'aggiunta della parola ''aḥar'' (Nissim ben Reuben) o
Per esempio, il punto sopra la lettera finale ''heh'' nella parola ''reḥokah'' ("distante") in [[w:Numeri|Numeri]] {{passo biblico|Numeri|9,10}} viene interpretata come modifica al significato di ''reḥokah'' "distante" che diventa "non tanto distante, ma oltre la soglia della corte del Tempio".<ref>Mishnah ''Pes.'' 9:2.</ref> I punti erano utilizzati dai greci per indicare letture dubbie;<ref>Lieberman, ''Hellenism in Jewish Palestine'', 43-6.</ref> presumibilmente vennero introdotti da copisti ebrei con lo stesso proposito, nel qual caso questo punto indica soltanto un dubbio che la lettera debba stare lì, una posizione riflessa in una dichiarazione messa in bocca a Esdra, la cui responsabilità per la forma ricevuta del testo sacro fu riconosciuta dai rabbini: "Esdra disse: Se Elijah viene e mi chiede «Perché hai scritto questa [parola nella tua Torah]», io dirò: L'ho indicata con punti. Se mi dice, «Ciò che hai scritto è corretto», allora io leverò i punti."<ref>''Avot derabi nathan'' 34:4.</ref>
Nel complesso, comunque, i rabbini preferivano non interpretare i [[w:Ebraico tiberiense|punti supralineari]] come se indicassero incertezza, poiché ciò avrebbe messo in dubbio l'autenticità del testo ricevuto. Li interpretarono invece come accorgimento per trasmettere gli insegnamenti della [[w:Talmud|Torah Orale]]. Presupposero un unico testo autentico, che conteneva ''heh'' con un punto supralineare; qualsiasi testo che omettesse la ''heh'' puntata nella parola ''reḥokah'' era inesatto. Questo lo possiamo dedurre da un'affermazione attribuita a Rabbi Isaac: "La lettura degli scribi, i miglioramenti scribali, il «leggi ma non scrivere, e scrivi ma non leggere [''keri'' e ''ketiv'']», sono leggi di Mosè dal Sinai."<ref>TB ''Ned.'' 37''b''.</ref>
==I Masoreti==
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