Torah per sempre/La Torah originale: differenze tra le versioni

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Tali domande non possono avere risposte certe. È chiaro, tuttavia, che il testo masoretico attualmente accettato, derivante in gran parte dal [[w:Codice di Aleppo|codice]] [[:en:w:Aaron ben Moses ben Asher|Ben Asher]], non può essere l'''Urtext'' biblico dal quale sono derivate tutte le altre versioni. Né si conforma in tutti i rispetti con il/i testo/testi usato/i dai rabbini. In svariati casi lo stesso Talmud basa una ''derashah'' (interpretazione), a volte una con conseguenze halakhiche, su un testo differente da quello ricevuto. I [[w:Tosafisti|Tosafisti]] del tredicesimo secolo lo notarono;<ref>Per esempio, Tosafot su TB ''Shab.'' 55''b'' s.v. ''ma`avirim''; ''Nid.'' 33''a'' s.v. ''vehanisa''.</ref> in seguito, Rabbi [[:en:w:Akiva Eger|Akiva Eger]] (1761-1837), rinomato talmudista ortodosso e forte opponente della critica storica, elencò oltre venti di tali esempi.<ref>Eger, ''Gilyon hashas'' su TB ''Shab.'' 55''b''.</ref> L'elenco di Eger è importante non per la sua originalità ma perché fu steso da un rabbino fortemente tradizionalista agli inizi del diciannovesimo secolo.
 
In ultimo, come emerse un testo masoretico definitivo, visto che già nei tempi antichi esistevano testi divergenti? Sicuramente il processo di copia sarebbe risultato in una moltiplicità piuttosto che in una riduzione delle divergenze? Gli scribi del Tempio che correggevano i rotoli sulla base di una lettura di maggioranza, i rabbini che descrivevano la loro attività, nonché i Masoreti, tutti pensavano di stare recuperando l'''Urtext'' come l'aveva ricevuto Mosè sul Sinai, oppure tramite i profeti che avevano mediato gli altri libri. Tuttavia, ciò che accadde veramente fu che, in un processo di selezione, testi alternativi vennero gradualmente eliminati; che ciò che rimase è quello che esisteva sin dall'inizio, rimane da provare.
 
La nozione che gli scribi fossere occupati nel recupero e conservazione del testo originale autentico generò ulteriori ambiguità. Cosa stavano facendo gli scrittori della Septuaginta quando, secondo il resoconto talmudico, introdussero miracolosamente e indipendentemente parecchie traduzioni deliberatamente errate in greco, traducendo per esempio ''bayom hashevi`i'' ("nel settimo giorno" – [[w:Genesi|Genesi]] {{passo biblico|Genesi|2,2}}) con "nel sesto giorno"?<ref>TB ''Meg.'' 9''a-b''. L'attuale testo della LXX conferma questa traduzione.</ref> La ''[[w:Lettera di Aristea|Lettera di Aristea]]'', a cui la versione talmudica deve essere in qualche modo debitrice, non dice nulla delle traduzioni errate, o di traduttori isolati l'uno dall'altro per assicurare esattezza; al contrario, Tolomeo fornisce tutto il supporto necessario per un'attività collaborativa: "Si misero quindi al lavoro, confrontando i loro risultati e facendoli combaciare, e tutto quello su cui erano d'accordo veniva appropriatamente copiato... Ogni cosa che desideravano veniva loro procurata lautamente."<ref>''[[w:Lettera di Aristea|Lettera di Aristea]]'', 302-4 (mia traduzione da Charles, ''Apocrypha and Pseudepigrapha''.</ref> Evidentemente, quindi, furono i rabbini stessi che introdussero la nozione di traduzioni deliberatamente erronee. Forse questo era il modo in cui spiegavano le differenze tra la Bibbia greca usata dagli ebrei di Alessandria e le proprie tradizioni, piuttosto che sulla base di un ''Vorlage'' ebraico che differiva marcatamente dal loro testo ricevuto.
 
Cosa sta dietro alle ''tikunei soferim'' (correzioni scribali),<ref>Tov, ''Textual Criticism'', 65, che cita, ''inter alia'', undici casi elencati in ''Mekhilta'' su [[w:Esodo|Esodo]] {{passo biblico|Esodo|15,7}}.</ref> ''iturei soferim'' (aggiunte scribali),<ref>TB ''Ned.'' 37''b''. [[:en:w:Nissim of Gerona|Nissim ben Reuben Gerondi]] (detto''Ran'', XIV sec.) li difinisce "parole aggiuntive per imbellire la lingua", ma Tov, ''Textual Criticism'', 67, traduce "omissioni degli scribi"! La questione sembra essere se, ad esempio in Gen. 18,5, l'''itur'' consistette nell'aggiunta della parola ''aḥar'' (Nissim ben Reuben) o l'omissione di ''vav'' congiuntiva (Tov).</ref> o ''keri'' e ''ketiv'' (casi in cui il testo è scritto in un modo, ma letto in un altro)?<ref>Riferimenti talmudici a ''keri'' e ''ketiv'' includono: TB ''Eruv.'' 26''a'' ref. 2 Re 20,4; ''Ned.'' 37''b''-38''a'' ne elenca parecchie. Il tardo trattato ''Soferim'' 6:8 fornisce una lista abbastanza completa.</ref> Oppure quale è l'importanza degli elementi para-testuali come i ''puncta extraordinaria'',<ref> </ref> o le lettere sospese<ref> </ref> e la lettera invertita ''nun'',<ref> </ref> tutto ciò annotato nel Talmud, come anche i particolari della spaziatura e stesura? La spiegazione tradizionale in ciascun caso presuppone un testo ricevuto fisso; cioè, i rabbini interpretano questi accorgimenti come modo per riconciliare la fede in un unico testo autentico con la circostanza reale dei testi divergenti.
 
==I Masoreti==