La religione greca/Le religioni ellenistiche: differenze tra le versioni

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Nel mondo ellenizzato si diffondono quindi identiche divinità, con analoghi culti e letterature religiose, alla ricerca di nuovi adepti: nell'Egitto del I secolo a.C. all'ingresso del tempio di Narmaouthis (Fayyum) i quattro inni che celebrano la dea, e le divinità Anchoes e Sokoponis a lei collegate (''synnaoi theoi''), sono redatti in lingua greca, così tradotti da tale Isidoro allo scopo di convertire i Greci alla loro potenza<ref>Dunand</ref>. Allo stesso modo numerosi e diffusi sono i testi che celebrano la divinità di Iside e i benefici che la dea ha apportato all'intera umanità, tali opere sono stati rinvenute, ad esempio, a Cuma, a Tessalonica, a Io, ad Andro, a Maronea, a Cirene, con l'evidente scopo di propaganda religiosa e di proselitismo<ref>Dunand, anche John Gwyn Griffiths 3901</ref>.
 
Altra importante caratteristica propria delle religioni ellenistiche è la grande attenzione all'astrologia. Sulla scia dell'astronomia babilonese che aveva dimostrato che i corpi celesti si muovevano sempre secondo un ordine fisso che poteva essere predetto, e sulla conseguente credenza, sempre babilonese, che questi corpi celesti influenzavano gli eventi sulla terra, si diffuse per il mondo ellenistico quella cultura che faceva della lettura degli eventi celesti un modo per profetizzare in anticipo gli eventi mondani<ref>John Gwyn Griffiths 3901</ref>. Insieme all'astrologia, anche la magia si diffuse per tutto il mondo ellenistico. Tali pratiche magiche riguardavano specialmente il modo di affrontare le malattie e si basavano sulla credenza nei "demoni", quegli intermediari tra il mondo divino e quello umano che, tuttavia, venivano suddivisi in due differenti categorie: i demoni benigni e quelli maligni, questa divisione sulla scorta dell'influenza dualistica persiana zoroastriana<ref>John Gwyn Griffiths 3904</ref>. In tale ambito magico si riteneva che ogni uomo possedesse a sua protezione un demone benigno, ma qualora un demone maligno prevalevafosse prevalso su quest'ultimo, allora si provocava la malattia<ref>John Gwyn Griffiths 3904</ref>. Solo l'intervento esterno di un uomo esperto in formule magiche, il mago, poteva espellere il demone maligno e restituire la salute<ref>John Gwyn Griffiths</ref>. Questa pratica di espulsione dei demoni maligni per restituire la salute, influenzerà anche la cultura religiosa ebraica del tempo e quindi il cristianesimo delle origini<ref>John Gwyn Griffiths 3904</ref>.
 
Ulteriore influenza propria dell'Oriente fu infine la deificazione dei sovrani. Già presente nella cultura babilonese e in quella egizia, la deificazione dei sovrani consentirà la deificazione dello stesso Alessandro Magno<ref>John Gwyn Griffiths 3902</ref>. Va ricordato, tuttavia, che tale deificazione non consisteva tanto nel ritenere che il sovrano, in questo caso Alessandro Magno, fosse un dio, quanto piuttosto che su tale figura aleggiava una sorta di sacro potere divino a cui si poteva e si doveva tributare il culto<ref>John Gwyn Griffiths 3902</ref>. Questa innovazione, per quanto estranea in origine alla cultura greca, fu facilmente compresa all'interno dell'antico culto greco degli Eroi, quei "semidei" che pur partecipando della natura mortale venivano associati al sacro potere divino. In questa atmosfera di innovazione religiosa, gli Ateniesi, nel 307, tributarono con un inno gli onori divini a Demetrio Poliorcete, considerato figlio di Posidone e di Afrodite e compagno di Demetra<ref>John Gwyn Griffiths</ref>.