Torah per sempre/La grande catena dell'Essere: filosofi e cabalisti: differenze tra le versioni

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== L'Ascesa dell'Anima ==
Proclo, seguendo il filosofo [[w:Siri (gruppo etnico)|siro]] [[w:Giamblico|Giamblico]] (250–330ca.), descriveva l'ascesa dell'anima al divino come processo nelle tre fasi di autopurificazione, illuminazione e infine unione con l'Uno.<ref>[[w:Proclo Licio Diadoco|Proclo Licio Diadoco]], ''Commentario'', riassunto in Altmann & Stern, ''Isaac Israeli'', pp. 187segg.</ref>In Occidente, dove gli scritti di Proclo furono banditi come eresia pagana, il cristiano [[w:Pseudo-Dionigi l'Areopagita|Pseudo-Dionigi]] riformulò l'ascesa come triplice ''via purgativa, via illuminativa'' e ''via unitiva'', nella cui forma esercitò un'influenza profonda sul misticismo cristiano.
 
L'idee di Proclo trovarono un terreno fertile anche nel mondo islamico. Al-Kindi e i sufi radicali Ikhwān al-Safa ("Fratelli della Sincerità") svilupparono le sue idee e vennero seguiti dal primo filosofo neoplatonico ebreo, il longevo Isaac ben Solomon Israeli (Egitto, 855-955), che trovò tempo sufficiente, nonostante la sua fruttuosa pratica medica, di elaborare la teoria di Proclo delle tre fasi dell'ascesa dell'anima, come anche di produrre molti scritti medici e filosofici.
 
Come si inseriscono le tre fasi nell'insegnamento ebraico convenzionale? Per i filosofi, l'autopurificazione (''seauto katharsia'') significava affrancarsi dal mondo materiale. Ciò portava ad una tendenza ascetica che divergeva dalla più mondana visione rabbinica; fu forse per questo che Israeli non si sposò mai?<ref>Lo storico mussulmano Ibn Juljul affermò che quando gli chiese se desiderasse un figlio, Israeli rispose: "No, ho cosa molto migliore nel ''Libro delle Febbri''", volendo significare che sarebbe stato meglio ricordato dai suoi libri. Altmann & Stern, ''Isaac Israeli'', pp. 188-189.</ref> L'"Illuminazione" non era un problema, anche se i filosofi la interpretavano un po' differentemente dai rabbini tradizionali. L'"Unione" era più difficile da accettare nell'ebraismo, poiché qualsiasi nozione di vera unione col divino era destinata a sollevare questioni di blasfemia; non era forse presuntuoso obliterare o anche solo minimizzare la distanza assoluta tra creatore e creato? Inoltre, l'unione implicava una negazione di individualità personale e ciò era difficile da riconciliare con la visione più tradizionale di vita dopo la morte quale perpetuazione dell'anima individuale. Israeli evitò entrambe le complicazioni descrivendo l'unione come fase in cui l'anima diventa intelletto puro, o spirito.<ref>Cfr. Plotino, ''Enneadi'' VI.7.35 e III.4.3. Altmann & Stern, ''Isaac Israeli'', p. XVIII.</ref>
 
== La Discesa e gli ''Involucri'' ==