Torah per sempre/Mistici e cabalisti: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Nessun oggetto della modifica
Riga 7:
Qualunque siano state le origini, due caretteristiche deglio insegnamenti "segreti" vennero ad avere un effetto profondo sull'interpretazione ebraica della natura e del contenuto della Torah. Una fu l'enfasi gnostica del potere redentore della conoscenza esoterica, cioè della conoscenza acquisita non con l'apprendimento o l'osservazione empirica ma per speciale rivelazione divina a individui scelti. L'apocalittica ebraica si sviluppò nell'ambito di tale contesto, forse sulla base di modelli babilonesi,<ref>Le prime opere apocalittiche conosciute sono la Profezia Uruk Babilonese e la Profezia Dinastica. Si veda Lambert, ''Background of Jewish Apocalyptic'', e Grayson, "Babylonian Origin of Apocalyptic Literature".</ref> e persone che appartenevano a circoli apocalittici fecero diffondere la nozione che una Torah superiore segreta fosse stata rivelata a Mosè insieme alla pubblica Torah Scritta e Orale. L'idea che ci fosse un corpo di conoscenza segreta ed importante per la redenzione persistette nella [[w:cabala ebraica|cabala]] e nell'ebraismo succcessivo.
 
Una seconda caratteristica è la nozione che un'illuminazione speciale possa essere ottenuta da pochi eletti. Opere mistiche note collettivamente come i trattati ''[[w:Merkavah|merkavah]]'' ("carro") o ''heikhalot'' ("palazzi") descrivono il viaggio dell'adepto attraverso i sette cieli e tra le schiere angeliche.<ref>"Carro" è il carro divino descritto da [https://www.biblegateway.com/passage/?search=Ezechiele+1&version=CEI;LND;NR2006 Ezechiele 1]; i "palazzi" derivanoderiva da [https://www.biblegateway.com/passage/?search=1+Cronache+28%3A18&version=CEI;LND;NR2006 1 Cronache 28:18] e si trova per la prima volta come riferimento al misticismo ''merkavah'' alla fine di [https://www.biblegateway.com/passage/?search=Siracide%2049%3A8&version=CEI Siracide 49:8]: "Ezechiele contemplò una visione di gloria, che Dio gli mostrò sul carro dei cherubini."</ref> Questi trattati forniscono una visione della comprensione mistica della profezia, e indicano che l'illuminazione profetica, tra cui i misteri della Torah, sia accessibile all'individuo idoneo.
 
Il ''Cantico dei cantici Rabbah'', un'opera palestinese del sesto secolo con aggkunte successive, porta il tema dell'illuminazione profetica a livelli nazionali. La rivelazione del Sinai è lo "sposalizio" di Dio con Israele, con Mosè nelle funzioni di "testimone" (''shoshvin''); per un momento, al Sinai, quando Dio proclamò "Io sono il Signore tuo Dio" e "Non avere altri dei oltre a me", tutto il popolo partecipò alla rivelazione ultima e sperimentò i "misteri" finali.
Riga 16:
 
== Pitagora, Numerologia e Libro della Creazione ==
[[File:Rakia-letters.jpg|left|300px|Le lettere ebraiche della Creazione (olio dell'artista David Rakia)]]
Si ebbe un ritocco distintivo della nozione della Torah divinamente rivelata grazie allo ''[[w:Sefer Yetzirah|Sefer Yetzirah]]'' ("Libro della Creazione""), trattato mistico di origini ignote, ma che dovette esistere in una qualche forma sin dal sesto secolo, poiché è citato dal poeta Kallir.<ref>Secondo ''San.'' 65b due rabbini del IV secolo, Hanina e Hoshaiah, usarono ''hilkhot'' (in alcune versioni, ''sefer'') ''yetzirah'' per creare un vitello di 3 anni, che poi mangiarono. L'attribuzione della storia non è chiara, e l'identificazione col libro in questione è implausibile. Per una traduzione in {{en}} di ''Sefer Yetzirah'', si veda Blumenthal, ''Understanding Jewish Mysticism'', pp. 13-46.</ref>
 
''Sefer Yetzirah'' tratta di cosmologia e cosmogonia: cosa è il mondo e come fu creato? Secondo Genesi Dio creò il mondo pronunciando cose, cioè con la sua "parola". Ma quali parole? Genesi certamente dà l'impressione che Dio disse cose come "Sia la luce!" Tuttavia questa lettura semplicistica non soddisfa l'autore di ''Sefer Yetzirah''. Secondo lui, Dio creò il mondo mediante le "lettere della Torah", cioè le ventidue lettere dell'[[w:alfabeto ebraico|alfabeto ebraico]], insieme ai dieci numeri del sistema decimale.
 
Nel precedente Capitolo 2 ho citato il concetto della Torah preesistente, forse estensione della teoria platonica delle "idee", che costituisce l'eterna realtà ultima. ''Sefer Yetzirah'' combina questo con la metafisica pitagorica dei numeri ed il concetto della realtà è, al suo livello più profondo, di natura matematica. L'autore di ''Sefer Yetzirah'' è attratto dalla nozione pitagorica che tutto procede dai numeri e dalle loro relazioni, ma non può rimanere soddisfatto da un sistema che non lascia spazio alla Torah come veicolo della creazione divina.
 
La teoria di Pitagora riguardo all'indipendenza dei numeri e la loro importanza, fu abbastanza influente nel terzo secolo da far dedicare al filosofo [[w:Scetticismo filosofico|scettico]] [[w:Sesto Empirico|Sesto Empirico]] notevoli parti delle sue opere per confutarla,<ref>[[w:Sesto Empirico|Sesto Empirico]], ''Lineamenti pirroniani'' 3:151-167 e ''Contro i fisici'' 2:248-309.</ref> ma non riuscì ad arginare la corrente. Lo [[w:Scetticismo filosofico|Scetticismo]] non attrae l'immaginazione, mentre invece lo fanno i numeri. La gente preferisce certezza spuria a dubbio razionale.