Torah per sempre/Rivelazione: differenze tra le versioni

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Né le date né i processi con cui furono eseguiti la selezione corrente e l'ordinamento dei libri sono note con certezza. Sebbene sia ebrei che cristiani oggigiorno parlino comunemente del "canone" delle scritture, il termine "canone" fu introdotto dal Padre della Chiesa [[w:Atanasio di Alessandria|Atanasio]] (296-373) solo nel 367 e.v.,<ref>''Lettera festale'' 39:4 (p. 552). Si discute il concetto di "canone" più oltre.</ref> ed implica un modo di considerare le sacre scritture e di delimitarle che deve aver preso secoli ad evolversi. Non esiste equivalente preciso nel vocabolario rabbinico di quel periodo, sebbene i rabbini avessero simili problematiche su quale fosse, o non fosse, una vera testimonianza della rivelazione e scartassero altri scritti come ''sefarim ḥitsonim'', "libri esterni", che non dovevano essere letti.
 
[[w:Flavio Giuseppe|Flavio Giuseppe, nel primo secolo [[w:era volgare|E.V.]] aveva un concetto abbastanza chiaro di ciò che era o non era autentico e quindi autorevole. Solo ventidue libri, affermava, sono ''dikaiōs pepisteumena'' ("giustamente accreditati"), significando con ciò che erano scritti da profeti sotto ispirazione divina; tuttavia, "da Artaserse al nostro proprio tempo la storia completa è stata scritta, ma non è stata considerata degna di ugual credito rispetto ai documenti precedenti, a causa del difetto di successione esatta dei profeti". Cinque (continua Flavio) sono i libri di Mosè, che includono legge e storia; tredici furono scritti dai profeti, e coprono la storia da Mosè ad Artaserse; quattro comprendono inni e precetti.<ref>[[w:Flavio Giuseppe|Flavio Giuseppe]], ''Contra Apionem'', 1:39-41, p. 179 (per l'edizione usata, cfr. [[#Torah per sempre/Bibliografia|Bibliografia]]). H. St J. Thackeray, nella sua introduzione, ipotizza che i tredici siano Giosuè, Giudici con Rut, Samuele, Re, Cronache, Esdra/Neemia, Ester, Giobbe, Isaia, Geremia con Lamentazioni, Ezechiele, Profeti Minori, Daniele; i quattro sono Salmi, Cantico dei Cantici, Proverbi ed Ecclesiaste.</ref>
 
Le decisioni sui limiti del sacro, e su come mettere in ordine i libri accettati, dipende dall'interpretazione; tali decisioni sono guidate dalla teologia piuttosto che dal contenuto di ciascun libro.<ref>Sarna, "The Order of the Books", pp. 407-413, afferma che l'ordine dei libri si originò con l'ordine in cui i libri furono catalogati e archviati nelle scuole palestinesi. Ma non spiega adeguatamente ''perché'' furono catalogati ed archiviati in tale ordine.</ref>
 
La tradizione articola la teologia. Quando i predecessori dei rabbini misero i libri da Genesi a Deuteronomio in un'unità agli inizi delle Scritture e la chiamarono la Torah di Mosè,<ref>"Torah di Mosè" è una frase biblica ma, come vedremo, nel suo contesto originale non si riferisce ai Cinque Libri nel loro complesso.</ref> stavano proclamando che questa serie di scritti era preminente nell'ambito della tradizione. La Torah di Mosè, dicevano, era una rivelazione unica, e quindi il criterio di accettazione per qualiasi ulteriore affermazione di ispirazione divina. Altri libri ''potevano'' essere ispirati divinamente; ma se, come quasi accadde nel caso di Ezechiele,<ref>TB ''Shabbat'' 13b; vedi oltre.</ref> si riusciva a dimostrare che un libro era incompatibile con la Torah di Mosè, sarebbe stato rifiutato sulla base che non poteva essere affatto ispirato.
 
== Due Torah? Scritture e rabbini ==