Biografie cristologiche/Nuovo Testamento e antiebraismo: differenze tra le versioni

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Per esempio, l'attribuzione ottimistica di questo Vangelo ad un autore ebreo e ad un pubblico formato da messianisti ebrei viene potenzialmente smentito dal meteriale evangelico stesso. Giovanni menziona sia una ben riuscita missione samaritana (Cap. 4) e nota come i "Greci" siano interessati ad incontrare Gesù (12:20-21). Pertanto, Giovanni poteva benissimo avere Samaritani e gentili nel suo pubblico, e questi congreganti potevano benissimo aver concluso, sentendo le letture del Vangelo, che qualsiasi "ebreo", chiunque fosse affiliato alla sinagoga locale o altrove nell'Impero, fosse figlio del diavolo.<ref name="Amy3"/><ref name="Boya1"/>
 
Qualsiasi argomento basato sull'identità dello scrittore evangelico o sulla composizione del pubblico originaler rimane speculativa, poiché sia chi scrisse i Vangeli e dove i Vangeli furono scritti rimano ignoto. Non abbiamo manoscritti originali di mano degli Evangelisti, ed i nomi "Matteo", "Marco", "Luca" e "Giovanni" furono assegnati ai testi originali anonimi che abbiamo attualmente. I Vangeli stessi non identificano mai i propri autori. Di conseguenza, la determinazione di autore e pubblico deve essere fatta sulla base del contenuto testuale. Il problema posto agli storici da tale determinazione è evidente, sebbene spesso non venga riconosciuto. Negli studi neotestamentari, la ricerca segue un elegante argomento circolare: determina il pubblico in base al testo, e poi determina il significato del testo sulla base del pubblico. Questo procedimento non significa che la ricerca sia sciatta o inesatta; significa che qualsiasi conclusione basata sull'identità dell'autore e del pubblico, inclseincluse le conclusioni sull'antiebraismo, rimangono incerte.<ref name="Spong1"/><ref name="Amy3"/>
 
Anche se uno accetta che l'autore del Quarto Vangelo sia un ebreo che scrive principalmente per gli ebrei, che potrebbe in verità essere una tesi praticabile, l'argomento che quindi il Vangelo non possa essere antiebraico vacilla comunque. Gli studiosi concludono che la polemica giovannea, ostile che sia, debba essere considerata una lotta interna. Pertanto il Vangelo non può essere antiebraico, come per esempio la condanna di un mormone da parte di un altro mormone non può essere vistovista come "antimormone". Inoltre, dato che la retorica di Giovanni scaturisce da una lotta interna, i suoi effetti furono provocati dagli ebrei stessi, che inziaronoiniziarono l'intero pasticcio in primo luogo, essendo intolleranti eed espellendo i seguaci di Gesù. Tale argomento sposta quindi nettamente la responsabilità di una retorica apparentemente antiebraica via da Giovanni e verso gli ebrei stessi. I lettori cristiani non si devono perciò preoccupare della retorica giovannea — non fu mai "antiebraica". Purtroppo però questo approccio è un po' troppo ottimistico. Gli ebrei possono adottare ciò che altri ebrei, e anche non ebrei, riterrebbero una posizione "antiebraica". Oggigiorno, per esempio, quegli ebrei che si pronunciano a favore della popolazione palestinese, e che non hanno nulla di positivo da dire circa lo Stato di israeleIsraele, sono spesso considerati da altri ebrei, e non ebrei, come antiebrei o "ebrei autolesionisti". Alcuni veterani statunitensi che hanno contestato la guerra in Iraq vengono etichettati "antiamericani" da show televisivi e telegiornali. Essere parte del gruppo non preclude dall'esser visti come ostili al gruppo.<ref name="Amy3"/>
 
L'argomento che il linguaggio di Giovanni sia reazionario è un po' più complicato e richiede diverse fasi. In primo luogo, il linguaggio del Quarto Vangelo in merito a ''aposynagogos'' è spesso reputato che indichi un programma esteso a tutto il Mediterraneo nel quale gli ebrei scomunicavano i cristiani. Secondo, viene inteso anche in relazione al cosiddetto [[w:Concilio di Jamnia|Concilio di Jamnia]], un sinodo che apparentemente avvenne verso il 90 ed.vC. nel quale gli ebrei, ancora sconvolti dalla distruzione del Tempio, cercarono di ricostituirsi come movimento guidato dai Farisei, basato nella sinagoga e definito dalla ''[[w:Halakhah|Halakhah]]'', cioè dall'interpretazione ebraica della Legge biblica. Terzo, gli studiosi inoltre associano questo Concilio con l'invenzione e promulgazione di una preghiera chiamata ''[[w:Birkat Ha Minim|Birkhat ha-Minim]]'' (ברכת המינים), la "Benedizione Contro gli Eretici". Il termine ''minim'' si riferisce agli eretici o, meglio, a membri di correnti opposte alla visione rabbinica.<ref>Pieter Willem van der Horst, ''Hellenism, Judaism, Christianity: essays on their interaction'', Kok Pharos, 1998, p. 113: ".. who humblest the insolent" (Palestinian recension) The 12th berakhah in the Jewish Shemoneh Esreh (Eighteen [benedictions]) is usually called the Birkat ha-minim 'the blessing of the heretics', which is a euphemism for a curse".</ref> Quarto, questo brano, inserito nella più lunga preghiera liturgica nota con vari titoli (''Sh`mona Esreh'', ''Amidah'' o semplicemente ''Tefilla''), viene considerato come una maledizione contro i cristiani.<ref name="Minim">[https://books.google.co.uk/books?id=37WLCyXOEFwC&dq=Yaakov+Y.+Teppler,+%27%27Birkat+haMinim:+Jews+and+Christians+in+conflict+in+the+ancient+world%27%27&source=gbs_navlinks_s Yaakov Y. Teppler, ''Birkat haMinim: Jews and Christians in conflict in the ancient world''], Mohr Siebeck, 2007, ''retro'': "Yaakov Y. Teppler studies the identity of those Minim and lays a firm foundation for understanding the processes of separation between Judaism and Christianity in this stormy and fascinating period."</ref> Due versioni della benedizione, risalenti approssimativamente al decimo secolo e rinvenute nella [[w:Geniza del Cairo|Geniza del Cairo]] (un attico della relativa sinagoga dove venivano conservati oggetti sacri logori), fanno distinzione tra apostati, eretici e cristiani.<ref>[http://books.google.co.uk/books/about/Jews_and_Christians.html?id=9_6pz__aHdgC&redir_esc=y James D. G. Dunn, ''Jews and Christians: the parting of the ways, A.D. 70 to 135''], Mohr Siebeck, 1992, pp. 85-116 & ''passim''.</ref><ref name="Kessler">[[w:Edward Kessler|Edward Kessler]], [http://books.google.co.uk/books/about/An_Introduction_to_Jewish_Christian_Rela.html?id=87Woe7kkPM4C ''An Introduction to Jewish-Christian Relations''], Cambridge University Press, 2010, pp. 25-44, 65-80.</ref><ref name="Pieter">[http://books.google.co.uk/books/about/Hellenism_Judaism_Christianity.html?id=Tv0t4pqrbZsC Pieter Willem van der Horst, ''Hellenism, Judaism, Christianity: essays on their interaction''], Kok Pharos, 1998, ''loc. cit.'' & ''passim''.</ref><ref name="Doris">[https://books.google.co.uk/books?id=9bbWbMGekWoC&dq=Doris+Lambers-Petry,+Peter+J.+Tomson,+The+image+of+the+Judaeo-Christians+in+ancient+Jewish+and+Christian+literature%27%27&source=gbs_navlinks_s Doris Lambers-Petry, Peter J. Tomson, (curatori) ''The image of the Judaeo-Christians in ancient Jewish and Christian literature''], Mohr Siebeck, 2003, Cap. "The War Against Rome", p. 15: "... who unearthed the conceptual background of the birkat ha-minim. In his analysis, the material of the berakha basically dates from temple times, when it was directed against such 'separatists' (perushim or porshim) as Sadducees..."</ref><ref>[https://books.google.co.uk/books?id=BjtWLZhhMoYC&dq=William+David+Davies,+Louis+Finkelstein,+Steven+T.+Katz++%27%27The+Cambridge+History+of+Judaism:+The+late+Roman-Rabbinic+period%27%27&source=gbs_navlinks_s William David Davies, Louis Finkelstein, Steven T. Katz (curatori), ''The Cambridge History of Judaism: The late Roman-Rabbinic period''], Vol. 4, Cambridge University Press, 2006, pp. 291-292.</ref> La prima dice:
{{q|Per gli apostati (''meshummadim'') non c'è speranza [a meno che non ritornino alla Legge]; ed il regno dell'arroganza Tu [Signore] sradica dai nostri giorni; e possano gli ''ha-Notserim'' [Nazareni, o Cristiani] ed i ''minim'' [eretici] perire all'istante. [Possano essere cancellati dal Libro della Vita.] E che non siano iscritti insieme ai giusti. Benedetto sei Tu, O Signore, che umilii gli arroganti.}}