Le religioni della Mesopotamia/La letteratura religiosa in Mesopotamia/Lamentazione sulla distruzione di Ur: differenze tra le versioni

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* II canto (40-75). Qui l'invito a elevare un lamento per la città di Ur (Urim, in sumerico) e quindi anche per le città di Nippur, Lagaš, Isin, Eridu, Uruk (Unug in sumerico).
 
* III canto (76-136). La dea Ningal (dea dei canneti, madre del dio Utu, il dio Sole, e della dea Inanna, quest'ultima la dea dell'amore) si rivolge al suo sposo, il dio Nanna (dio Luna, legato alla generazione) in lacrime (''er<sub>2</sub>''; cuneiforme: [[File:Er (cuneiforme).JPG|30px]]) per lo stato della città in cui questa coppia di dèi "abita", Ur, del suo destino inevitabile. Al verso 88 interviene in prima persona Inanna che avvia un grido di angoscia, un pianto (''i-si-iš''; cuneiforme: [[File:Isiš (cuneiforme).JPG|70px]]) per la distruzione della città che giunge, con brevi interruzioni, fino al VII canto.
{{q|Quando infuriò la bufera, il pianto per essa mi prese<br> per la fatalità di quel giorno, (gettata) in un grande affanno|versi 88-89; trad. Castellino, p.287|ud-da ma-al-ma-al-la i-si-iš-bi ma-la2-la2<br> ud-da na-aĝ2-bi-še3 sumur-sumur-a-ĝu10-ne|lingua=SUX}}