Le religioni della Mesopotamia/La letteratura religiosa in Mesopotamia/La Teodicea babilonese: differenze tra le versioni

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* XXII (235-242). L'Amico rammenta al Sofferente che quella "canaglia" di cui egli invidia la "faccia allegra" in fretta va in rovina, l'ipocrita senza dio ottiene ricchezze ma un'arma formidabile lo insegue. Solo cercando la volontà divina si ottiene fortuna. Anche se il premio è scarso questo non manca mai (''ša-di-id ni-ir lu-ú-ḫi sa-di-ir a-kal-šú'': «Chi (tira) il giogo del dio, anche se scarso, non manca di cibo» riga 240) perché si evita la perdita.
 
* XXIII (243-253). Ma il Sofferente insiste che glila sua indiziesperienza gli suggerisconodice che il dio non ferma un demone, e che la sottomissione al primo non porta vantaggi.
 
* XXIV (254-264). L'Amico lo consiglia ancora di non bestemmiare e di cercare di comprendere che i disegni divini sono incomprensibili agli uomini.
* XXIV
 
* XXV (265-275). Ma il Sofferente insiste nell'osservare che il potente che si intende di assassinio viene esaltato, mentre il debole che non commette alcun delitto viene gettato a terra. Il perverso viene sostenuto mentre il giusto viene cacciato. I magazzini di chi opprime con le ricchezze vengono riempiti, mentre la dispensa del povero viene svuotata. Così danno forza al signorotto distruggendo il debole.
 
* XXVI (276-285). L'Amico ricorda al Sofferente che Narru<ref>Si intende Enlil, il re degli dèi.</ref> re degli dèi e creatore degli uomini e Zulummar<ref>si intende Ea, l'Enki sumerico</ref> che impastò l'argilla per questi, e la dea madre Mami che la plasmò per crearli, hanno donato agli uomini parole cattive. La menzogna è in loro permanentemente, così onorano il ricco e il potente, calunniando come ladro il debole, abbondando in maldicenze gli provocano il male in quanto non ha protettori, infine lo distruggono.
 
* XXVII (287-297). Il Sofferente conclude il poema richiamando la compassione dell'amico e chiedendo aiuto. Infine chiede soccorso la dio che lo ha abbandonato, pietà alla dea che lo ha dimenticato e ricorda il dio Šamaš (il dio Sole, l'Utu sumerico, dio della giustizia divina), pastore divino degli uomini.
 
==Note==