Biografie cristologiche/Il Cristo divino: differenze tra le versioni

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Gli ebrei generalmente definiscono il peccato come un atto o azione; i cristiani generalmente lo definiscono come uno statro, una condizione dell'essere umano. Gli ebrei definiscono l'espiazione come il bisogno dell'essere umano di scrutarsi per capire e riconoscere i propri atti peccaminosi, la sua necessità di sentirne sinceramente il rimorso, un senso genuino di pentimento per averli commessi ed il suo impegno a condurre una vita il più possibile libera da tali atti. È fede ebraica che quando un essere umano espia, Dio possa, se così Egli determina, perdonare. In poche parole, secondo la fede ebraica l'essere umano è incline a commettere atti peccaminosi, ma può espiare e Dio perdona.<ref name="Divino"/>
 
Secondo la visione cristiana, l'essere umano è per sua innata natura un peccatore, e l'espiazione implica un cambiamento nella natura umana. L'essere umano non può produrre questa trasformazion e senza essere aiutato; in altre parole, l'essere umano di per se stesso non può espiare. Di conseguenza, l'espiazione per l'essere umanodeve essere attuata da Cristo. In questo senso, la morte di Gesù Cristo viene considerata come l'atto di espiazione per cui l'essere umano può essere redent dalla propria peccaminosità; questo è il senso della frase, così spesso incomprensibile per gli ebrei, che "Cristo morì per i nostri peccati" (1 Cor 15:3). I vari modi di dire nella tradizione cristiana sono spesso solo sinonimi di questi concetti; la frase, strana alle orecchie ebree, che uno deve essere "lavato col sangue dell'agnello" (Apocalisse 7:14), proviene dall'identificazione fatta dal Nuovo Testamento tra Cristo e l'"agnello condotto al macello" di Isaia 53:7, col risultato che il "sangue dell'agnello" è un modo pittoresco di affermare la fede nella morte espietrice di Gesù.<ref name="Cristologia"/>
 
==Note==