Biografie cristologiche/Il Cristo divino: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Nessun oggetto della modifica
Riga 40:
 
Cos'era quindi il ''Logos''? Il termine può essere, ed è stato, tradotto in vari modi.<ref name="Logos">''Logos'' (in [[w:lingua greca|greco]]: λόγος) deriva dal greco λέγειν (''léghein'') che significa scegliere, raccontare, enumerare. Cfr. voce corrispondente in ''Enciclopedia Garzanti di Filosofia'', 1981. I termini latini corrispondenti (''ratio'', ''oratio'') si rifanno con il loro significato di ''calcolo'', ''discorso'' al senso originario della parola. Successivamente la parola logos ha assunto nella lingua greca molteplici significati: "stima, studio (come suffisso), apprezzamento, relazione, legame, proporzione, misura, ragion d'essere, causa, spiegazione, frase, enunciato, definizione, argomento, ragionamento, ragione, disegno" - cfr. W. Cavini in ''Enciclopedia Garzanti'', ''op. cit.'', pag. 535.</ref> Può essere reso da "pensiero logico" e allo stesso tempo connota il contenuto di tale pensiero logico. Uno potrebbe riassumerlo nella parola "ragione" o, come hanno fatto i cristiani, in "parola/verbo". Possiamo esprimerlo come "intelligenza" o "saggezza", o anche con il doppio "parola-anima". Dalla sua base greca, il termine ha a che fare con la saggezza, che si ottiene mediante una logica corretta, e che è disponibile per coloro che hanno la capacità di ragionare correttamemnte e quindi acquisire, ognuno per se stesso, una qualche porzione o possessione individuale della saggezza/conoscenza universale. Dalla sua parte ebraica, la rivelazione di Dio fu ovviamente saggia; pertanto la rivelazione, la manifestazione di Dio, e la saggezza, realizzazione umana, erano strettamente relazionate. E talmente relazionate erano, che nel tardo pensiero ebraico palestinese la rivelazione e la saggezza vennero considerate virtualmente la stessa cosa. Quando questa identificazione ebraica di rivelazione e saggezza si imbattè nel mondo greco, anche la sostanza della saggezza greca venne assimilata al concetto, col risultato che la filosofia di [[w:Platone|Platone]] e degli [[w:Stoicismo|Stoici]] poteva essere contenuta dalla rivelazione-saggezza ebraica, in modo da sembrare il pensiero giusto e corretto. L'antico termine greco ''Logos'' divenne il termine principale per esprimere l'idea che la rivelazione divina e la saggezza universale erano la stessa identica cosa e poteva servire da ponte tra Dio e uomo.<ref name="Logos"/>
 
Quanto a uomo e Dio, si potrebbe arrivare a tale rapporto per due vie differenti. Una potrebbe esaminare il lungo flusso di eventi della storia umana e concludere che Dio sia il pianificatore e la guida di questi eventi; questa era la via degli antichi Profeti ebrei. Oppure l'altra potrebbe analizzare la natura del mondo, come se fosse statico e non connesso agli eventi, come Platone ed Aristotele avevano fatto; questa era la via degli ebrei greci. O, in altre parole, l'ebreo greco entrò in filosofia solo dopo aver raggiunto la sua convinzione religiosa; cominciò con la credenza che Dio esiste e che Dio aveva guidato gli eventi del passato, e da questa credenza procedette verso la sua analisi "statica". Quest'ultima fu alquanto complessa. Implicava la sua consapevolezza della natura dell'uomo, creatura di passioni e sensi, ma anche creatura capace di ragionare. Spiegava il funzionamento dei sensi e della ragione, e parlava di saggezza, e di saggezza universale. Descriveva questa saggezza universale come la "mente di Dio" o come "ragione divina". Quando tali materie sono descrittive, rimangono nell'ambito della filosofia. Diventano religione quando la susseguente asserzione è che la ragione umana può ascendere a Dio e conoscere ed incontrare la ragione di Dio. Questo incontro avviene in questo mondo; Dio Stesso è al di là e oltre questo mondo. Dio è remoto, ma il ''Logos'' è la via, il modo, la forma in cui Dio si manifesta e viene conosciuto in questo mondo. Il ''Logos'' serviva agli ebrei greci come ponte verso il Dio remoto, trascendente, in un modo paragonabile a quello sostenuto dagli angeli nel pensiero degli ebrei palestinesi.<ref name="Logos"/>
 
Adesso esaminiamo una distinzione che è abbastanza difficile da fare. Posso disegnare una linea su un pezzo di carta; conveniamo quindi che questa sia una linea reale, poiché è visibile, ed un chimico ci potrebbe dimostrare che la grafite è differente dalla carta. D'altra parte, parliamo del confine tra due stati come una "linea", un divisore che i geometri possono individuare come separazione di due territori tra loro. Tale linea non è reale nello stesso modo di un segno di matita su un pezzo di carta, ma reale in modo diverso, e lo scopo che serve è reale. In una terza opzione, parliamo della "linea" che separa l'amore dall'odio, e qui non intendiamo né la linea di matita né la convenzione del geometra. Questa terza linea è in un senso reale, ma se paragonata alle altre due, è un modo di dire, e solo tale.è Spesso usiamo modi di dire nel comunicare tra di noi: il matrimonio ''ideale'', la moralità ''pura'', la bellezza ''astratta'', e così via. Tutte queste idee sono abbastanza reali da poterle usare in frasi, ma se veniamo costretti a spiegarle seriamente, dobbiamo ammettere che sono costrutti mentali e non realtà pure e assolute. Sono come la linea che separa amore da odio, non come la linea che segniamo su un foglio o la linea di confine. Il ''Logos'' era una realtà pura e assoluta per gli ebrei greci, come una linea su carta, o era un costrutto mentale, come la bellezza astratta? Gli studiosi differiscono nell'interpretazione del materiale, e a buona ragione; alcuni passi sembrano confermare un'opinione e altri l'altra. Il problema non può essere risolto. Tuttavia si possono proporre una quantità di commenti. Gli ebrei greci, come minimo, trattavano il ''Logos'' spesso come semplice astrazione; evitano di attribuirgli una qualsiasi collocazione nello spazio o nel tempo; pertanto, solitamente lo considerano su una base teorica, come un costrutto filosofico.<ref name="Logos"/><ref name="Scholem"/>
 
Questo ''Logos'' greco-ebraico serve da stazione intermedia per capire la transizione dall'idea messianica ebreo-palestinese a quella cristiana. Il pensiero cristiano sviluppandosi andò oltre al Figlio dell'Uomo ed identificò Gesù e ''Logos''. Si era già evoluto, tra gli ebrei greci, un corpo di pensiero del ''Logos'' a portata di mano dei cristiani per procedere ad identificare entrambi. La più chiara identificazione si riscontra nella prima frase del [[w:Quarto Vangelo|Quarto Vangelo]], ma nelle Lettere di Paolo la parola Cristo sembra usata come fosse un sinonimo di ''Logos''. Paolo afferma di avere ''conosciuto'' il Cristo personalmente. Quindi se l'identificazione è giustificata, il ''Logos'' del pensiero cristiano non era una semplice astrazione come poteva esserlo per Filone, specialmente perché i criteri principali della tradizione cristiana sostenevano che Gesù fosse vissuto in un dato tempo e una data epoca. Un cristiano poteva parlare di ''Logos'' come un fatto di esperienza, e non come una semplice costruzione mentale; e avrebbe asserito che il ''Logos''-Gesù risaputamente era vissuto in Galilea ed in Giudea in un periodo di tempo specifico, nato nell'ultimo anno di Erode e messo a morte durante il mandato di Ponzio Pilato quale Procuratore romano.<ref name="Logos"/>
 
==Note==