Biografie cristologiche/Da setta ebraica a chiesa dei Gentili: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Nessun oggetto della modifica
Riga 120:
{{q|Così popoli numerosi e nazioni potenti verranno a Gerusalemme a consultare il Signore degli eserciti e a supplicare il Signore. Dice il Signore degli eserciti: "In quei giorni, dieci uomini di tutte le lingue delle genti afferreranno un Giudeo per il lembo del mantello e gli diranno: Vogliamo venire con voi, perché abbiamo compreso che Dio è con voi."|Zaccaria 8:22-23}}
 
Non dicono però "circoncideteci quando veniamo". Avrebbero quindi adorato il Dio di Israele ''come gentili''. Per Zaccaria, i gentili sarebbero entrati nel [[w:mondo a venire|mondo a venire]] per ''fiat'' divino. Non c'era bisogno che gli ebrei andassero da loro in missione. Per metterla in parole cristiane, non c'era bisogno di essere ebrei per essere salvati. Non c'era, e non c'è tuttora, nel pensiero ebraico ragione per cui i gentili debbano convertirsi all'Ebraismo, sebbene nel periodo ellenistico e primo periodo romano un certo numero lo fece. Nei primi tempi della comunità dell'Alleanza, uno non si poteva convertire per diventare ebreo o Israelita, come oggi un italiano non si può "convertire" per diventare un [[w:Navaho|Navaho]] o un keniota non si può "convertire" per diventare un giapponese; l'affiliazione non comportava il riconoscimento di aver cambiato gruppo etnico. Per descrivere un non-israelita che si intratteneva nel suo ambiente, Israele usava il termine ''ger toshav'', che significa "straniero ospite" o, colloquialmente, "forestiero residente". Tuttavia, dopo l'esilio babilonese nel [[w:e.v.|sesto secolo p.e.v.]], la nazione di Israele assunse più formalmente gli attributi di quella che oggigiorno chiameremmo "religione". Uno non si poteva convertire per diventare "giudeo" o "galileo", ma uno poteva diventare "ebreo" e quindi affiliarsi sia col Dio di Israele che col popolo di Israele.<ref name="Ghiur"/>
 
Nel primo secolo, il [[w:Filosofia ebraica|pensiero ebraico]] offriva ai gentili tre opzioni principali riguardo l'affiliazione: i gentili potevano unirsi formalmente al popolo d'Israele, come fece un certo Nicola, proselita di Antiochia che Luca cita in [https://www.biblegateway.com/passage/?search=Atti+6%3A5&version=CEI;LND;NR1994 Atti 6:5]. Quest'uomo era un gentile che si era convertito all'Ebraismo, poi si era trasferito dalla Siria alla Giudea, e infine era diventato un leader riconosciuto della Via. Oppure i gentili potevano diventare timorati di Dio e affiliarsi alla comunità ebraica più o meno strettamente, ma senza convertirsi. Dato che la conversione richiedeva la [[w:Brit milà|circoncisione]] e l'osservanza delle leggi alimentari (''kasherut''), e molti altri problemi che usualmente si accumulano quando si cambia cittadinanza, l'opzione dei timorati di Dio aveva i suoi vantaggi. O i gentili potevano semplicemente essere gentili che si comportavano nella maniera giusta. Gentili giusti popolano le Scritture di Israele — dal servo di Abramo in Genesi che trova Rebecca come moglie per Isacco; alla figlia del Faraone in Esodo, che trascurando i comandi del padre di ammazzare i bambini ebrei, adotta Mosè; agli eunuchi servizievoli nei libri di Ester e Daniele. (Il termine "[[w:Giusti tra le nazioni|Gentile giusto]]" viene usato oggi per riferirsi a quei gentili che, rischiando la propria vita, dettero rifugio agli ebrei proteggendoli dai nazisti e loro collaboratori).<ref name="Ghiur"/>
==Ebrei e Gentili==
 
Paolo, da buon ebreo, sapeva dei gentili giusti. Sapeva pure che il Dio di Israele era anche il Dio dei Gentili e che i gentili, ''qua'' gentili, avrebbero accettato questa verità teologica negli ultimi giorni. In altre parole, per Paolo i gentili sarebbero entrati nel regno messianico ''come gentili''; non dovevano essere ebrei per essere nel giusto rapporto con Dio. Il Talmud babilonese, compendio della Legge ebraica, è d'accordo con lui: "I popoli giusti di tutte le nazioni hanno una porzione del mondo a venire" (''Sanhedrin'' 105a). E perciò Paolo proclamava ai gentili che il Dio ebraico era il loro Dio; il messia ebraico era il loro messia, ma non si dovevano convwertire all'Ebraismo per ricevere il Suo amore o la Sua benevolenza.<ref name="Ghiur"/><ref name="Paolo"/>
{{...}}
 
Convinto che il solo percorso corretto era quello che egli promuoveva, Paolo offrì quindi ai gentili un'adesione completa e non sussidiaria al popolo di Israele, meno i requisiti della circoncisione e del [[w:Kasherut|kasherut]]. Inoltre il vangelo di Paolo offriva ai gentili il prodotto più prezioso del mercato ideologico: la vita eterna. E meglio ancora, a differenza dei culti misterici, la comunità paolina non richiedeva una tassa d'iscrizione; al contrario, includevano ricchi e poveri, schiavi e liberi, donne e uomini, ebrei e gentili (cfr. [https://www.biblegateway.com/passage/?search=Galati+3%3A28&version=CEI;LND;NR1994 Galati 3:28]). La cancellazione dei peccati, la connessione con l'antico e rispettabile passato di Israele, e la moralità della chiesa, tutto andava ad aumentare l'attrattiva del nuovo movimento. La condizione di stima accresciuta che i patroni della chiesa potevano ottenere, rendeva il messaggio particolarmente attraente per coloro che desideravano onori o aderenti. Pertanto, le comunità di ebrei e di gentili paolini, convinti che il Messia era arrivato e che la fine del mondo fosse dietro l'angolo, iniziarono a proclamare la loro propria identità. Lavorando insieme al [[w:Leviti|levita]] [[w:Barnaba apostolo|Barnaba]], membro della Via proveniente da Cipro, Paolo diede inizio ad un grande programma di proclamazione del vangelo di Gesùù ai gentili di Antiochia, geograficamente circa quattrocento chilometri a nord di Gerusalemme ed etnicamente molto differente da Gerusalemme in composizione etnica (con maggioranza gentile piuttosto che ebrea). Lì e altrove, i due missionari fondarono comunità di ebrei e di gentili, uniti nella fede che il Messia fosse giunto. Questi gruppi riceveranno il nome di "cristiani" — forse termine dispregiativo col significato di "partigiano di Cristo" o membro del "partito di Cristo".<ref name="Paolo"/>
 
A questo punto le cose si complicano. Predicare agli ebrei l'idea di un messia crocifisso è già notevolmente epricoloso o, come dice Paolo, uno "scandalo". Parlare del "figlio di Dio" o "dio vero da dio vero" o "salvatore" ed intendere Gesù invece di Cesare (poiché questi erano titoli dati all'imperatore romano) era come implicare slealtà verso lo stato. Dire ai gentili che esistevano certe pratiche religiose o sociali che avrebbero dovuto abbandonare, non solo era "follia", ma era addirittura sedizioso. Paolo ordinava ai suoi conversi gentili di non fare sacrifici ai propri dèi famigliari e di non adorare agli altari pagani. Dovevano smettere di mangiare la carne offerta in sacrificio agli idoli, che nelle città urbane dell'antichità significava suicidio sociale per la borghesia; rifiutarsi di partecipare ai pasti cultici nei templi era come rifiutarsi di prender parte a pranzi in famiglia, con amici e patroni. Paolo esamina la materia esplicitamente in 1 Corinzi 8. Il capitolo inizia: "Quanto poi alle carni immolate agli idoli" e ammonisce, "se uno infatti vede te, che hai la scienza, stare a convito in un tempio di idoli, la coscienza di quest'uomo debole non sarà forse spinta a mangiare le carni immolate agli idoli?" (1 Cor 8:1,10) Da una prospettiva gentile, l'affermazione che i seguaci di Gesù dovevano cessare di essere seguaci degli dèi era orrendemente antipatriottico, poiché gli dèi della città erano i suoi protettori. Se abbandonavi gli dei, gli dei abbandonavano te. Non c'è quindi da meravigliarsi se gli ebrei delle sinagoghe locali erano agitati, dato che il messaggio del messia ebraico, proclamato dagli ebrei, li avrebbe coinvolti malamente. Constatare che i gentili abbandonassero i loro dei e le pratiche pagane nell'era messianica è desiderabile; ma che lo facessero prima dell'arrivo della fine è suicida.<ref name="Paolo"/><ref name="Yeshua"/>
 
Per Paolo e Barnaba, la reazione politica accompagnata da saltuaria persecuzione da parte della sinagoga locale era poco prezzo da pagare per salvare il mondo. E poi non era un gran problema, poiché Gesù sarebbe presto ritornato.
 
==Ebrei e Gentili==
Nel frattempo, in Giudea, Pietro stava compiendo la propria attività missionaria e, come Paolo, stava anche incontrando resistenza.
 
==Femminismo==
Line 146 ⟶ 154:
<references/>
 
{{Avanzamento|5075%|2 febbraio 2015}}
[[Categoria:Biografie cristologiche|Da setta ebraica a chiesa dei Gentili]]