Biografie cristologiche/Gesù ed Ebraismo: differenze tra le versioni

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La storia del vangelo in origine fu raccontata da ebrei, che insistettero nel mantenere lo Shabbat. Successivamente, i seguaci di Gesù spostarono la celebrazione dall'ultimo giorno della settimana al primo giorno, la domenica, il giorno che la chiesa proclama essere stato quando Gesù risorse dai morti. Il significato dello Shabbat quindi cambiò dal centrarsi sulla creazione del mondo e la liberazione dalla schiavitù, a centrarsi su ciò che i cristiani vedevano come una nuova creazione ed una nuova liberazione: la risurrezione di Gesù, la sua creazione di un popolo nuovo, e la sua conquista della morte.<ref name="Yeshua"/>
 
La differenza serviva anche, in meglio o in peggio, a distinguere gli ebrei dai cristiani. Tali distinzioni continuano a causa di infauste conclusioni derivanti da interpretazioni ristrette dei Vangeli. In diverse occasioni, Gesù contesta quelle che sembrano essere le interpretazioni prevalenti di come si osservi lo Shabbat. La seguente storia, da Luca 6:6-11 (raccontata anche da Marco 3:1-6; Matteo 12:9-14), è tipica:
{{q|Un altro sabato egli entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. Ora c'era là un uomo, che aveva la mano destra inaridita. Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva di sabato, allo scopo di trovare un capo di accusa contro di lui. Ma Gesù era a conoscenza dei loro pensieri e disse all'uomo che aveva la mano inaridita: «Alzati e mettiti nel mezzo!». L'uomo, alzatosi, si mise nel punto indicato. Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: E' lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o perderla?». E volgendo tutt'intorno lo sguardo su di loro, disse all'uomo: «Stendi la mano!». Ed egli lo fece, e la sua mano fu resa sana come l'altra. Ma essi furono pieni di rabbia e discutevano fra di loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.|Luca 6:6-11}}
 
Da questa e da altre narrazioni di Gesù che esegue guarigioni di sabato, diversi cristiani hanno ricevuto l'impressione che Gesù revisionò completamente il modo in cui quel giorno veniva onorato. In questa visione "cristiana", "gli ebrei" avrebbero trasformato lo Shabbat da un giorno di riposo e celebrazione in un giorno di coercizioni: non fare questo, non fare quello. L'impressione è sintomatica di una più estesa interpretazione dell'Ebraismo come camicia di forza con migliaia di ingiunzioni pignole e di ebrei timorosi che violando un comandamento sarebbero incorsi nella furia di un Dio irato. Pertanto, tutti gli ebrei al tempo di Gesù dovevano esser visti irrimediabilmente bigotti, ossessivi e paranoici. Solo Gesù, definito al di sopra e contro l'Ebraismo, sfugge a questa necessità di essere psicanalizzato, dato che la sua prospettiva è così salubre, così liberale e così profonda da essere in grado di dichiarare: "Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato" (Marco 2:27).
 
L'osservanza dello Shabbat, nel primo secolo e per i passati due millenni, è stato un problema molto discusso. Nessun ebreo, allora o oggi, avrebbe sostenuto una regola del sabato che prevenisse il lavoro se si trattava di salvare una vita. Ma ci sono delle questioni che dovevano, e devono, essere discusse. Si deve esercitare la medicina e quindi "lavorare" per curare una condizione cronica non dolorosa come quella espressa da Luca 6:6-11? Inoltre cosa significa "lavoro"? Nel caso della guarigione dell'uomo dalla mano inaridita, Gesù in realtà non "lavora" nel senso stretto del verbo; non tocca affatto l'uomo. Il testo greco abilmente nota che la mano dell'uomo "fu resa sana" — al passivo. Nessuno, Gesù incluso, poteva essere accusato di aver violato il mandato del riposo sabbatico. Quindi, secondo un'interpretazione comune, la chiesa celebra Gesù che confuta una tradizione legalistica ossificata; il fatto che svergogni e frustri "gli ebrei" che lo oppongono non fa che rafforzare questa interpretazione particolare. I problemi sono tanti, da uno stereotipo negativo e falso dell'osservanza del sabato ebraico ad una promozione del Cristianesimo non per quello che promuove positivamente (come la guarigione) ma per un paragone negativo dell'Ebraismo. Lo stereotipo è avverso; ed è anche smentito dai dettagli dei Vangeli stessi. Un numero di ebrei sarebbero stati d'accordo con Gesù che la guarigione ha precedenza sullo Shabbat; altri avrebbero pensato che una condizione cronica non dolorosa avrebbe potuto aspettare fino al tramonto (alla chiusura dello Shabbat), in modo da non dare l'impressione che il guaritore non onorasse quel giorno o quel comandamento. Per esempio, Luca 13:10-17 narra che Gesù "stava insegnando in una sinagoga il giorno di sabato. C'era là una donna che aveva da diciotto anni uno spirito che la teneva inferma; era curva e non poteva drizzarsi in nessun modo. Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei libera dalla tua infermità», e pose le mani su di lei. Subito quella si raddrizzò e glorificava Dio. Ma il capo della sinagoga [una carica laica, paragonabile a "presidente della congregazione"; i Farisei non dirigevano sinagoghe] sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, rivolgendosi alla folla disse: «Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi curare e non in giorno di sabato». A questo punto Luca passa ad un linguaggio confessionale sostituendo il nome di Gesù con un titolo:
{{q|''Il Signore'' [greco ''Kyrios''] replicò: «Ipocriti, non scioglie forse, di sabato, ciascuno di voi il bue o l'asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che satana ha tenuto legata diciott'anni, non doveva essere sciolta da questo legame in giorno di sabato?». Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.|Luca 13:15-17}}
 
La storia evidenzia l'azione di Gesù distinguendola da quello che il capo della sinagoga avrebbe preferito. Ma la folla — cioè, la maggioranza ebraica — non ha problemi che Gesù guarisca la donna, e avrebbero riconosciuto che la sua argomentazione era una forma standard di dibattito su materie legali. Egli discute sulla base di ciò che in [[w:lingua ebraica|ebraico]] si chiama modello ''qal v`homer'', o "dal minore al maggiore". La forma è nota anche come un ''[[w:A fortiori ratione|a fortiori]]'' (latino, "a maggior ragione") e segue la seguente logica: "Se tu fai già '''''X''''', allora dovresti certamente fare '''''Y''''', che è ancor più importante." La guarigione stessa fatta da Gesù è una forma di tocco, "pose le mani su di lei", che non è proibito di sabato: non prepara delle pozioni; non slega corde. Inoltre, la storia non sostiene che chiunque abbia capacità mediche debba passare lo Shabbat a controllare condizioni croniche che possono essere curate. La proibizione del lavoro di sabato resta in vigore — dottori come Luca, allora come adesso, hanno un giorno di riposo — mentre invece far miracoli rimane permesso. I cristiani odierni (e anche gli ebrei) si dovrebbero rallegrare che Gesù fosse in grado di guarire la donna e quindi permetterle di celebrare lo Shabbat, ''senza dover cambiare le loro pratiche dello Shabbat''. Il capo della sinagoga rappresenta quindi non ''la'' interpretazione ebraica ma piuttosto ''una'' interpretazione ebraica, anzi una contro quella della maggioranza della gente nella sua congregazione.<ref>[http://www.biblicalperspectives.com/books/sabbath_new_testament/5.html "Sabbathkeeping in the New Testament"], di Samuele Bacchiocchi, Andrews University, in ''The Sabbath in the New Testament: Answers to Questions'', Cap. 5.<small>URL consultato 23/01/2015.</small></ref>
 
==Parabole==