Le religioni della Mesopotamia/I Babilonesi/ Akītu: differenze tra le versioni

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Il rituale dell'Akītu (Anno Nuovo) a Babilonia lo conosciamo in parte, quindi con lacune, grazie a dei testi rituali e a delle iscrizioni; in particolare a quattro frammenti a noi pervenuti. Tutti questi frammenti sono pezzi staccati da tavole che in origine erano composte da sei colonne (tre per lato) contenute, a loro volta, in un più ampio testo il quale sembrerebbe non essere limitato alla descrizione di questo rituale. La traslitterazione del testo dal cuneiforme accadico la si deve all'assiriologo francese François Thureau-Dangin (1872-1944), ed è riportata a partire dalla p. 129 del suo ''Rituels Accadiens'' (Parigi, Éditions Ernest Leroux, 1927); l'assiriologo italiano Giorgio R. Castellino l'ha quindi tradotta in italiano nel suo ''Testi sumerici e accadici'' (Torino, UTET, 1977, pp. 735 e sgg.). Partendo dai testi traslitterati, Mark E. Cohen (in ''The Cultic Calendars of the Ancient Near East'' -CDL Press Bethesda, Maryland 1993, pp. 437 e sgg.) ha ricostruito il calendario del rituale, successivamente approfondito anche se con delle differenti conclusioni da quelle di Cohen, da Julye Bidmead (in ''The Akitu Festival: Religious Continuity and Royal Legitimation in Mesopotamia'' - Piscataway NJ, Gorgias Press, 2002), autrice a cui si rimanda per una disamina degli studi precedenti.
* Gli avvenimenti del 1º giorno di Nisān (Nisannu), ovvero del 1º giorno della festività, sono pressoché sconosciuti<ref>«We do not have much evidences for day 1 of Nisannu, the first day of the festival.» (Marc J.H. Linssen, ''The Cults of Uruk and Babylon'', 2002, Leiden, Brill, p.79.</ref>.
* Il 2º giorno del mese di Nisān (Nisannu), due ore prima dell'alba, il ''šešgallu''<ref>È un prestito sumerico con adattamento semitico in ''u'', lett. "fratello maggiore" (sumerico: ŠEŠ.GAL, ŠEŠ=fratello, GAL=grande, anziano, maggiore; cuneiforme: [[File:ŠEŠ-GAL.JPG|60px]]), è l'alto sacerdote del tempio dell'Esagila che sovrintende i riti.</ref> si alza e si lava con l'acqua del fiume. Poi entra nel tempio alla presenza di Bel (Marduk) e recita la preghiera<ref>Consiste in un inno bilingue (sumerico e accadico), indicata nel testo come "segreto dell'Esagila", cfr. Castellino, p. 736.</ref>, quindi apre la porta del tempio ai divinatori (''kalû'') e ai cantori. Tre ore dopo l'alba, il ''šešgallu'' chiama l'artigiano consegnandogli oro e pietre preziose che provengono dal tesoro del tempio affinché predisponga due statuine per il VI giorno. Convoca anche l'ebanista consegnandogli il necessario legno di cedro e di tamarisco.
* Dal 3º al 6º giorno, gli artigiani, gli ebanisti, i tessitori e gli orefici portano le offerte a Bel, che consistono in due statuine di 7 pollici di altezza (circa 18 cm), una di cedro e una di tamarisco, adornate d'oro e di pietre ''dušû'': una statuina tiene in mano un piccolo serpente in cedro, offrendo la destra in alto verso Nabû; l'altra, uno scorpione, offrendo sempre la destra in alto verso Nabû. Queste due piccole statue resteranno nel tempio di Madānu<ref>La divinità della giustizia.</ref> fino al 6º giorno per lì essere "giudicate".
* Il 4º giorno, tre ore e un terzo d'ora prima dell'alba, il ''šešgallu'' si alza per lavarsi nelle acque del fiume, rientrato nel tempio rimuove la cortina di fronte alle immagini di Bel e Belti (nell'Etuša, lett. "Casa dell'abitazione" che designa la cella templare dove ha sede la statua del dio all'interno dell'Esagila) e quindi intona a Bel una preghiera. Dopo la preghiera, il ''šešgallu'' esce dal tempio e si volge verso nord intonando altre preghiere. Poi apre le porte del tempio facendovi entrare gli officianti (''ērib bīti''). In questo giorno, dopo il pasto serale, il ''šešgallu'' pronuncia l'<nowiki></nowiki>''Enûma Eliš'', dall'inizio alla fine, di fronte a Bel. Mentre compie questo, la faccia della tiara di Anu e il trono di Enlil devono essere coperti (devono essere coperti i simboli dei loro poteri). In questo stesso giorno una processione trasferisce la statua del figlio di Marduk, il dio Nabû, dal suo tempio di Ezida (lett. "Casa della verità" oppure "Casa sicura") di Borsippa al tempio di Esagila.