Biografie cristologiche/Gesù ed Ebraismo: differenze tra le versioni

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Le parole del Deuteronomio sono rinforzate anche dall'interpretazione letterale di "li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte." Questa è l'origine della ''[[w:mezuzah|mezuzah]]'' (ebr. "stipite"), una pergamena con le parole di Deuteronomio 6:4-9 e 11:13-21, posta dentro un contenitore e poi affissa alla porta di casa. [[w:Flavio Giuseppe|Flavio Giuseppe]], giovane contemporaneo di Gesù i cui scritti forniscono importanti informazioni sulla vita ebraica del primo secolo, nelle sue ''[[w:Antichità giudaiche|Antichità giudaiche]]'' afferma: "[Gli ebrei] inoltre iscrivono le benedizioni principali ricevute da Dio sulle loro porte" (4.8.13). Delle ''mezuzot'' (plur.) sono state rinvenute anche a Qumran, sebbene con differenti passi scritturali.<ref name="Bloch"/>
 
Nonostante queste connessioni, la versione di Marco della citazione estratta da Deuteronomio non è presa direttamente dall'ebraico. Deuteronomio parla di amare Dio "con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua forza"; la citazione del Vangelo cambia "forza" in "mente" e aggiunge un'altra componente, "forze": "con tutto il tuo cuore, la tua anima, la tua mente e le tue forze!" Il lieve spostamento e l'aggiunta possono benissimo essere state dette da Gesù stesso, oppure possono essere stati adattamenti di Marco per il suo pubblico di lingua greca, basandosi su una versione greca alternativa del passo.
==Parabole==
 
Anche il secondo punto, "Amerai il prossimo tuo come te stesso", è un versetto centrale del pensiero ebraico. Il grande [[w:Rabbi Akiva|Rabbi Akiva]], che visse un secolo dopo Gesù, si dice abbia dichiarato: "Ama il tuo prossimo come te stesso — questo è il maggior principio della Torah" ([[w:Talmud gerosolimitano|Talmud gerosolimitano]] ''[[w:Nedarim|Nedarim]]'' 9:4). La combinazione dell'amore di Dio e l'amore del prossimo in verità appare in altri libri sin dal primo Ebraismo, come il ''[[w:Testamento dei Dodici Patriarchi|Testamento di Dan]]'' (Ama il Signore con tutta la tua vita, e il prossimo con cuore sincero", 5:3) ed il ''[[w:Testamento dei Dodici Patriarchi|Testamento di Issachar]]'' ("Amai il Signore con tutta la mia forza; parimenti, amai ogni uomo con tutto il mio cuore", 5:2).
 
Gesù non ha bisogno di essere sempre originale per essere profondo.<ref name="Yeshua"/>
 
Il suo collegamento con l'insegnamento ebraico basilare continua. Secondo il [[w:Bavli|Talmud babilonese]], commentario della [[w:Mishnah|Mishnah]] del sesto secolo, un potenziale convertito una volta chiese a [[w:Hillel|Rabbi Hillel]], uno dei più rinomati [[w:maestri ebrei|maestri ebrei]], "Insegnami la Torah, cioè insegnami tutte le tue tradizioni, valori, pratiche e teologia, ''al regel achat'' (stando eretto su un solo piede)" (''[[w:Shabbat (Talmud)|Shabbat]]'' 31a). Hillel saggiamente rispose: "Ciò che ti è odioso, non farlo al tuo prossimo. Tutta il resto è commentario; vai ed impara." Alcuni decenni dopo, anche Gesù istruiva i suoi seguaci dicendo: "Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro." Il collegamento della sintesi che Hillel fa degli insegnamenti dell'Ebraismo viene rinforzato dal successivo commento di Gesù: "questa infatti è la Legge ed i Profeti" (Mt. 7:12).
 
Cristiani ed ebrei occasionalmente dibattono su quale sia la formulazione migliore, la versione negativa proposta da Hillel, o quella positiva offerta da Gesù. La versione negativa potrebbe essere incolpata di promuovere un posizione passiva o almeno non proattiva, mentre la versione positiva esorta all'azione. La positiva potrebbe essere considerata promuovere una forma egocentrica di azione che non considera i bisogni distinti e le esigenze dell'altro. Ma le argomentazioni all fine non sono né accurate né utili. Hillel certo non limitava la sua interpretazione della Torah solo a questa frase, e la tradizione ebraica nel suo complesso richiede un impegno proattivo. Gesù, da parte sua, non parla certo di costringere le vedute dell'uno sull'altro. A fin dei conti, sebbene i filosofi che desiderano estrarre queste due dichiarazioni dal loro rispettivo contesto vogliano dibattere i benefici e/o debiti di ciascuno dei due, la discussione su basi religiose tende a cadere nella retorica de "Il mio insegnante è meglio del tuo." Tale approccio non dimostra affatto amore di Dio o del prossimo. Forse, se chiesa e sinagoga la smettessero di discutere chi abbia meglio formulato la Regola d'Oro — che non è per niente limitata solo a Gesù e Hillel — e cominciassero a seguirla, sarebbe meglio per tutti.<ref>Amy-Jill Levine, ''The Misunderstood Jew'', HarperOne, 2006, pp. 21-24.</ref>
 
La connessione di Gesù all'Ebraismo può essere vista non solo nei suoi commenti generali sulla Torah, ma anche nella sua pratica dei comandamenti. Per esempio, Gesù si veste da ebreo. Specificamente, indossa ''[[w:tzitzit|tzitzit]]'', "frange", che [[w:Libro dei Numeri|Numeri]] esorta tutti gli uomini a portare (e che molti [[w:Ebraismo ortodosso|ebrei ortodossi]] portano tutt'oggi) e che possono essere visti correntemente attaccati al ''[[w:Talled|talled]]'', o "scialle di preghiera", indossato in sinagoga durante il culto. Numeri 15:37-40 riporta:
{{q|Parla ai figli d'Israele e ordina loro che si facciano, di generazione in generazione, delle frange agli angoli delle loro vesti e che mettano alle frange di ogni angolo un cordone violetto. Sarà una frangia alla quale guarderete per ricordarvi di tutti i comandamenti dell'Eterno e metterli in pratica, e per non seguire invece il vostro cuore e i vostri occhi che vi portano alla fornicazione. Così vi ricorderete di tutti i miei comandamenti e li metterete in pratica, e sarete santi per il vostro Dio.|Numeri 15:37-40}}
 
==Parabole==
 
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