Le religioni della Mesopotamia/La letteratura religiosa in Mesopotamia/Enûma Eliš: differenze tra le versioni
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L<nowiki>'</nowiki>'''''Enûma Eliš''''' (in italiano "Quando in alto"<ref>Dal nome delle prime parole di apertura del poema (cfr. Liverani, 2009, p. 416), che, come nelle altre opere della tradizione mesopotamica, ne caratterizzano il titolo.</ref>, in cuneiforme: [[File:Enuma elis.gif|80px]]) è un poema teogonico e cosmogonico, in lingua accadica, appartenente alla tradizione religiosa babilonese, che tratta in particolar modo del mito della creazione e le imprese del dio Marduk<ref>Dio attestato fin dalla metà del III millenno a.C.; cfr., ad esempio, Pietro Mander, ''Il pantheon di Abu-Salabikh'', Istituto Universitario Orientale, Dipartimento di Studi Asiatici, Napoli, 1986. </ref>, divinità poliade della città di Babilonia (''Babylōnía'', greco antico; in accadico ''Bābilāni'', da ''Bāb-ili'' che rende l'antico nome sumerico KA.DIN.GIR.RA, col significato di "Porta del Dio"<ref>Perché da lì gli dèi scendevano sulla terra (cfr. Mircea Eliade, ''Il mito dell'eterno ritorno'', Roma, Borla, 1999, p. 23.</ref>, la città amorrea fondata nel XIX secolo a.C.).
L<nowiki>'</nowiki>'''''Enûma Eliš''''' veniva recitato, o forse cantato<ref>All'ultima Tavola, la VII verso 161, tale opera viene indicata con il nome di "Canto di Marduk"</ref>, durante l<nowiki>'</nowiki>Akītu (in sumerico: A2.KI.TIL3, cuneiforme [[File:Cuneiforme A-ki-til.JPG|
== Origine del poema e sua datazione ==
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