Identità e letteratura nell'ebraismo del XX secolo/Dalla periferia al centro in America: differenze tra le versioni

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|ISBN= 88-255-0034-6
}}</ref> Questo scenario tipicamente americano fornisce un contesto adeguato, considerando anche l'epoca particolarmente "rivoluzionaria" ([[w:Sessantotto|anni '60]], [[w:Hippy|hippies]], [[w:Guerra del Vietnam|Vietnam]], [[w:Beatles|Beatles]], ecc.). Il materiale del libro è infatti senza censure, come è del resto opportuno in un esercizio psicoanalitico il cui obiettivo è catartico. Ma il romanzo deve essere visto in una prospettiva di ironia comica, producendo stereotipi di carattere, azione e atteggiamenti. Portnoy è tipico della gioventù ribelle, di successo materialmente e socialmente, ma che rifiuta l'imposizione di comportamenti restrittivi da parte della società ebraica. La madre è oltremodo protettiva, onnipresente, soffocante. Il padre è stitico, letteralmente e metaforicamente, incapace di relazionarsi al figlio o influenzarlo. E questa è, insinua l'eroe, quella che passa per vita ebraica nel mondo contemporaneo. È un ambiente vuoto spiritualmente, ossessionato dalla ricerca di ''status'', reputazione e fama. Il romanzo, suddiviso in sette capitoli dai titoli alquanto esilaranti ("Seghe" e "Figomania" si intitolano nella traduzione italiana rispettivamente il secondo e il quarto), ha come filo conduttore l'alternanza dei piani temporali prodotta dalla rievocazione memoriale del protagonista-narratore: ricordandosi della propria casa, per esempio, pensa che sia sempre stata come una prigione invece di un rifugio. Il suo solo punto di ritiro è il bagno, la ritirata appunto, dove può chiudere la porta a chiave e cercare piacere in privato, nell'onanismo. Ecco la strada della liberazione: "Furiosamente, afferro il mio ariete malconcio verso la libertà."<ref name="Portnoy"/>
 
Portnoy è un adulto (ha 33 anni) non cresciuto. Ha bisogno dell'analisi per aprirsi, perché è ancora incatenato a sua madre:
{{q|Mi era così profondamente radicata nella coscienza, che penso di aver creduto per tutto il primo anno scolastico che ognuna delle mie insegnanti fosse mia madre travestita. Come suonava la campanella dell'ultima ora, mi precipitavo fuori di corsa chiedendomi se ce l'avrei fatta ad arrivare a casa prima che riuscisse a trasformarsi di nuovo. Al mio arrivo lei era già regolarmente in cucina, intenta a prepararmi latte e biscotti. Invece di spingermi a lasciar perdere le mie fantasie, il fenomeno non faceva che aumentare il mio rispetto per i suoi poteri. Ed era sempre un sollievo non averla sorpresa nell'atto dell'incarnazione, anche se non smettevo mai di provarci; sapevo che mio padre e mia sorella ignoravano la vera natura di mia madre, e il peso del tradimento, che immaginavo avrei dovuto affrontare se l'avessi colta sul fatto, era più di quanto intendessi sopportare all'età di cinque anni. Credo addirittura di aver temuto che, qualora l'avessi vista rientrare in volo da scuola attraverso la finestra della camera o materializzarsi nel grembiule, membro dopo membro, da uno stato d'invisibilità, avrei dovuto per questo morire.|''[[w:Lamento di Portnoy|Portnoy's Complaint]]'', [[q:Philip Roth#Lamento di Portnoy|Incipit]]<ref name="Portnoy"/>}}
 
Non riesce a sposarsi, perché non vede la donna come pari, ma solo come mezzo per sfogarsi privatamente. Non si è maturato, anche perché i suoi genitori stanno ancora con lui. E quindi si è congelato in un comportamento infantile: "Cristo santo, un uomo ebreo con i propri genitori ancora vivi è un ragazzino di quindici anni, e rimarrà un quindicenne finché non moriranno." Poi in seguito si corregge: "Un uomo ebreo con i genitori ancora vivi è per metà del tempo un bambino inerme." Ciò che vuole, come dice al dottore, è di rimettere [[w:Es (psicologia)|l'Id]] nello [[w:ebreo|yid]]."
 
==Note==