Identità e letteratura nell'ebraismo del XX secolo/Dalla periferia al centro in America: differenze tra le versioni

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E nel romanzo ''[[w:L'uomo di Kiev|The Fixer]]'' (1966), basato sul caso di Menahem Mendel Beilis accusato ingiustamente di omicidio rituale a Kiev nel 1913, la figura di Beilis rappresentata dal personaggio Yaakov Bok, assume la funzione storica dell'ebreo.<ref name="Beilis">''[[w:L'uomo di Kiev|The Fixer]]'', Farrar, Straus & Giroux, 1966 (''L'uomo di Kiev'', trad. di [[w:Ida Omboni|Ida Omboni]], [[w:Giulio Einaudi Editore|Einaudi]], 1968; coll. "Nuovi coralli" n. 239, 1979; "ET" n. 434, 1997). Ha vinto il [[w:National Book Award per la narrativa|National Book Award per la narrativa]] (il secondo per Malamud) e il [[w:Premio Pulitzer per la narrativa|Premio Pulitzer per la narrativa]]. Esso ricostruisce una storia accaduta davvero nel 1913, quando un uomo chiamato Menahem Mendel Beilis venne imprigionato ingiustamente nella [[w:Russia zarista|Russia zarista]] con l'accusa di aver ucciso un ragazzo di 13 anni per motivi rituali legati alla [[w:Pesach|Pasqua ebraica]]. Nel 1926 Beilis scrisse le sue memorie, ''The Story of My Sufferings'' ed i suoi eredi contestarono a Malamud alcune coincidenze verbali sospette di [[w:plagio (diritto d'autore)|plagio]]. Si veda anche {{en}} [http://www.friends-partners.org/partners/beyond-the-pale/english/37.html l'articolo] sul caso Beilis.</ref> Dopo aver sofferto povertà e repressione, Yaakov va a risiedere, illegalmente, a Kiev. Ma poco dopo viene accusato di omicidio rituale e quindi arrestato. Voleva liberarsi del suo giogo ebraico, ma come dice al giudice istruttore: "Se gli ebrei non significano nulla per me, come mai sono qui?" Viene forzato a prendere una posizione politica contro la propria volontà, e una posizione ebraica conmtrovoglia. Il romanzo si conclude con Bok in giudizio e, nella scena finale, camminando verso il tribunale, ha un dialogo immaginario con lo Zar. Bok incolpa lo Zar di governare il regime più arretrato e regressivo d'Europa, concludendo con la rinomata frase: "non esiste l'uomo apolitico, in particolare un ebreo apolitico."<ref name="Beilis"/>
 
Il perdente dei racconti e dei romanzi di Malamud viene rappresentato in varie forme.<ref name="Davis">[http://books.google.co.uk/books/about/Bernard_Malamud_A_Writer_s_Life.html?id=_yLaSNbbKRUC&redir_esc=y Philip Davis, ''Bernard Malamud: A Writer’s Life''], Oxford University Press, 2007, ''s.v.'' "The Third Life".</ref> Arthur Fidelman della serie "Fidelman" è un fallito reo confesso, senza più carriera, vita sentimentale e fortuna.<ref>La raccolta di novelle ''Pictures of Fidelman: An Exhibition'' (1969) è stata pubblicata in Italia col titolo ''La Venere di Urbino'', trad. Ida Omboni, Einaudi, 1973 (6 racconti); n.ed. Roma: Minimum Fax, 2010.</ref> Il personaggio centrale di ''[[w:Le vite di Dubin|Dubin's Lives]]'' (1979) invece non è un fallito di tipo troppo ovvio, ed il romanzo è una più ravvicinata rappresentazione di realtà vissuta, molto più delle sue altre storie.<ref name="Dubin">''[[w:Le vite di Dubin|Dubin's Lives]]'', Farrar, Straus and Giroux, 1979 (trad. ital. di Bruno Oddera, ''Le vite di Dubin'', Einaudi, 1981; n.ed. Roma: Minimum fax, 2009).</ref> Il romanzo inzia con due epigrafi:
{{q|''Che demone mi ha posseduto da farmi comportare così bene?''|[[w:Henry David Thoreau|Thoreau]]}}
 
{{q|''Signore dammi castità e continenza, ma non ora.''|[[w:Agostino d'Ippona|Agostino d'Ippona]]}}
 
La prima epigrafe indica la nozione che Dubin a scritto una biografia di Henry Thoreau e inotre avvisa il lettore delle complessità morali che l'opera affronta. La seconda connette il romanzo ai temi di promiscuità e conflitto spirituale per cui Agostino è famoso. Dubin è quindi un biografo, anche famoso e di successo, avendo vinto un premio proprio dalle mani del [[w:Lyndon B. Johnson|Presidente Johnson]] e proprio per la "vita" di Thoreau. Incontriamo Dubin per la prima volta quando, all'età di 56 anni, è impegnato a scrivere la biografia di [[w:D.H. Lawrence|D. H. Lawrence]]. Ma ora sente di star entrando la vecchiaia, ha perso la gioia di vivere, il senso della novità, l'amore per sua moglie. È residualmente ebreo ma sposato con Kitty, una non ebrea, e ha perso qualsiasi percezione di legami ebrei, sebbene venga accennato che tali legami possano essere ristabiliti tramite le lealtà eccentriche e paradossali della figlia. L'impeto principale del romanzo sta nella crescente ossessione di Dubin per una giovane ragazza, Fanny, che viene inizialmente a pulire la casa. Gli fa rinvigorire lussuria e vitalità. Ma non vuole il divorzio. Inizia comunque una relazione con lei e, com'era prevedibile, le conseguenze di questo atto scombussolano la vita di Dubin e invitano il lettore a fare dei paralleli con eventi simili nelle vite degli scrittori di cui Dubin sta occupando.<ref name="Dubin"/>
 
Come succede in altri romanzi importanti, il lettore possiede più informazioni su cui basare i propri giudizi sul personaggio principale di quanto non abbia il personaggio stesso, nonostante la notevole sofisticatezza intellettuale di quest'ultimo e la rispettiva introspezione. Dubin, uomo infelice, non riesce infine ad afferrare i meccanismi del suo inconscio. Sebbene Dubin abbia sempre a che fare con le vite di molti, e con gran successo e destrezza, non riesce a comprendere facilmente la propria vita. Come dice di se stesso: "Ho dedicato la vita a scrivere vite." La sua impotenza rappresenta la sua mancanza di vitalità. Si sente in balia della depressione: "Aveva paura della malattia, dell'immobilità; la disgrazia della morte."<ref name="Dubin"/> Malamud descrive con grande virtuosità la malinconia dell'invecchiare consapevolmente. Forse la descrive meglio dello stesso discorso di Dubin, che è letterario, involuto e falsato. Tuttavia la frase seguente gli fa rimpiangere le opportunità perdute senza offrire una compensazione alternativa nel futuro: "La mezza età, pensava, è quando paghi per ciò che non hai avuto o non hai potuto fare quando eri giovane."<ref name="Dubin"/><ref name="Davis"/>
 
A differenza di Bellow, la cui opera complessiva è una sorta di autoritratto continuativo in prosa confessionale, Malamud ha variato la sua modalità di scrittura nel corso degli anni. Ha prodotto racconti sportivi, favole, narrativa storica e drammi isolati. ''Dubin's Lives'' è il più naturalistico dei suoi romanzi. Ma tramite tutte le sue modalità di scrittura, l'eroe tipico di Malamud ha mantenuto il suo carattere originale — malinconico, pessimista, basilarmente sfortunato. E l'ebraicità del personaggio non dipende dalla sua origine etnica o milieu sociale. La sua ebraicità è piuttosto la sua funzione nel mondo.<ref name="Davis"/>
 
[[File:Phillip Roth - 1973.jpg|thumb|150px|right|Phillip Roth nel 1973]]
 
==Note==