Identità e letteratura nell'ebraismo del XX secolo/Esiste una letteratura ebraica francese?: differenze tra le versioni

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Gli ebrei erano già stanziati in Francia prima dei [[w:Franchi|Franchi]], dei [[w:Normanni|Normanni]] e dei [[w:Birgundi|Burgundi]], in realtà sin dal I secolo dell'[[w:era volgare|era volgare]] in poi. E nella Francia cristiana condivisero il fato degli ebrei del mondo cristiano in generale, a volte tollerati, a volte espulsi, come nel 1306, ma sempre marcatamente tenuti separati. Il 1789 cambiò la situazione e tutte le barriere d'allora in poi furono smantellate. Come vide la propria posizione l'ebreo scrittore? C'era forse una letteratura ebraica specifica sia in contesto che in forma, nelle cose scritte o nella maniera presentata? In Francia le alternative potevano essere deprimenti, perché l'affiliazione ebraica era posta come un'opzione. Il liberalismo più liberale permetteva all'ebreo individuale di scegliere le sue adesioni e offriva le condizioni più favorevoli di assimilazione o associazione volontaria alla comunità ebraica.<ref name="Fleg">Edmond Fleg, ''Guide Juif de France'', Parigi, 1971 e succ. rist.; cfr. anche i suoi ''Pourquoi je suis Juif'', Les Belles Lettres, 1927/2004; ''Écoute Israël: Et tu aimeras L'Eternel'', Parigi, 1935/58. Vedi sotto, nota 16.</ref> Scrivere in francese di per se stesso implicava l'adozione della cultura francese e quindi l'assimilazione culturale. Ma c'erano degli obblighi invisibili? La promulgazione del messaggio francese implicava una fedeltà totale ad una qualche nozione esclusiva di francesità, di storia francese, di religione francese, forse riservate alla lealtà ebrea e alla storia ebraica? Lo scrittore ebreo poteva giusto essere ebreo in un senso incidentale puramente sussidiario, mentre scriveva come individuo nell'ambito della tradizione francese, formata da questa lingua, questa fonte di riferimento e pubblico. Oppure poteve essere consapevole di un'altra storia, un altro pubblico, persino di un altro registro linguistico. Poteva oscillare tra le due alternative, e spostarsi dall'una all'altra. O poteva aspirare all'una ed essere adescato dall'altra.<ref name="Fleg"/>
 
[[File:Plaques Jean Cocteau, Emmanuel Berl et Mireille, 36 rue de Montpensier, Paris 1.jpg|200px|thumb|Targhe messe a n ° 36 di Rue de Montpensier, Parigi 1, dove visse Jean Cocteau (1889-1963), e Emmanuel Berl (1892-1976) e sua moglie Mireille Hartuch, chiamata Mireille (1906 -1996) per 40 anni]]
La storia ebraica francese in tempi moderni è stata segnata e determinata da trer grandi eventi — la Rivoluzione, il processo Dreyfus e l'occupazione e deportazioni naziste. Questa è la dialettica dell'accettazione/reiezione. La rivalutazione rivoluzionaria della posizione ebraica non fu incondizionata, e governi francesi suisseguenti (particolarmente in tempi napoleonici) vollero garanzie di una lealtà ebraica esclusiva alla Francia. Il processo a Dreyfus indicò il sospetto continuativo degli ebrei da parte dei francesi e l'intrattabilità dell'anomalia. Il collasso del governo francesed durante la Seconda Guerra Mondiale, la collaborazione coi nazisti e la sottomissione di Vichy segnarono il nadir della pratica antiebraica, come altrove in Europa.<ref name="Juifs">Beatrice Philippe, ''La Révolution et l'Empire". Etre juif dans la société française du Moyen Age à nos jours'', Montalba, 1979, ''passim''.</ref> È nella fase del dopoguerra che gli ebrei francesi vengono ad assumere un posto centrale nell'Ebraismo europeo. La ragione principale, naturalmente, è negativa, cioè la distruzione degli ebrei europei perpetrata dal nazismo. Un'altra ragione è il grande influsso di nordafricani nel 1962. Nel 1971, gli ebrei francesi erano stimati a 580.000 persone, nel 1978 a 650.000, con un calo nel nuovo millennio, registrando 600.000 ebrei in Francia nel 2012.<ref name="Demografia">{{cita web |url=https://www.jewishvirtuallibrary.org/jsource/Judaism/jewpop.html |titolo=Jewish Population of the World |opera=Jewish Virtual Library |anno=2012 |accesso=14 dicembre 2014}}</ref><ref name="Times500">{{cita web | url=http://www.timesofisrael.com/french-jews-fear-anti-semitism-will-destroy-community/ | titolo="French Jews fear anti-Semitism will destroy community" | editore=''Times of Israel'' | data=14 gennaio 2013 | accesso=14 dicembre 2014 | autore=Serge Attal}}</ref><ref name="Federations500">{{cita web | url=http://www.jewishfederations.org/page.aspx?id=41975 | titolo="More Than One Quarter of Jews in France Want To Leave, Poll Finds" | editore=Jewish Federations | data=25 marzo 2012 | accesso=14 dicembre 2014 | autore=Joe Berkofsky}}</ref><ref name="Spiegel500">{{cita web | url=http://www.spiegel.de/international/world/jews-emigrating-from-france-to-israel-a-822928.html | titolo="Fears of Anti-Semitism: More and More French Jews Emigrating to Israel" | editore=''Spiegel'' | data=22 marzo 2012 | accesso=14 dicembre 2014 | autore=Gil Yaron}}</ref> Questi dati pongono la Francia molto avanti rispetto all'altra comunità ebraica consistente, quella britannica, che risulta seconda tra le comunità ebraiche europee occidentali.<ref name="John Irish and Guillaume Serries">{{cita web | url=http://www.reuters.com/article/2012/03/19/us-france-crime-idUSBRE82I07N20120319 | titolo="Gunman attacks Jewish school in France, four killed" | editore=''Reuters'' | data= marzo 2012 | accesso=14 dicembre 2014 | autore=John Irish e Guillaume Serries}}</ref><ref name="Jim Maceda">{{cita web | titolo="Four shot dead at Jewish school in France; gun used in earlier attacks" | editore=''NBC News'' | url=http://worldnews.nbcnews.com/_news/2012/03/19/10753032-four-shot-dead-at-jewish-school-in-france-gun-used-in-earlier-attacks?lite | data=19 marzo 2012 | accesso=14 dicembre 2014 | autore=Jim Maceda}}</ref><ref name="Bens">D. Bensimon, "Socio-demographic aspects of French Jewry", ''European Judaism, 1978 e segg., nr. 1 & ''passim''.</ref> Tale aspetto di primato europeo dà agli ebrei sefarditi una voce speciale ed unica nel quadro dell'Ebraismo d'Europa. Esiste una sintesi di elementi: a parte Israele, la Francia è la sola comunità che ha subito una trasformazione demografica radicale. La letteratura ebraica che ne scaturisce rifletterà ciò, come riflette l'ambivalenza di lealtà, l'attaccamento all'Ebrasimo e l'interpretazione dei suoi temi e destini.<ref>A. Neher, "L'esprit de Judaisme française", ''L'Arche'', agosto/settembre 1960.</ref>
 
Ci sono critici letterari ch negano l'esistenza di letteratura ebraica in Francia come categoria separata. In un'intervista condotta su tale argomento, il critico de Boisdeffre afferma: "Tendo a credere che fino alla guerra del '39 (e nonostante l'Affare Dreyfus), l'assimilazione procedette di pari passo, che la circoscrizione che tu descrivi come ebraico regionalista forse esistette in Alsazia, ma fu altrimenti e praticamente invisibile. '''Emmanuel Berl''' deve essere considerato uno scrittore francese (tra l'altro, un grande scrittore). E lo stesso dicasi di Albert Cohen. Non mi verrebbe mai in mente di metterli in una categoria speciale."<ref name="Boise">P. de Boiseffre, "Y-a-t-il un roman juif?", ''L'Arche'', dicembre 1979. Per Emmanuel Berl (1892–1976) fu giornalista, storico e saggista francese di origini ebraiche. Nato a Le Vésinet nel dipartimento moderno di Yvelines, è sepolto al Cimitero di Montparnasse, a Parigi. Nel 1937 sposò la cantante, compositrice e attrice Mireille Hartuch. Di famiglia ebraica della media borghesia, Berl era imparentato con [[w:Henri Bergson|Bergson]] e [[w:Marcel Proust|Proust]], e con la scrittrice Monique Lange. Nel 1967, la ''Académie française'' gli assegnò il ''Grand Prix de littérature''. Per Albert Cohen, si veda più avanti nel testo.</ref> Non fa quindi nessuna ulteriore analisi della narrativa ebraica, sia consapevole di sé sia tale oggettivamente. Ciò che il critico asserisce è che la Francia, sociologicamente, non ha scrittori ebrei nel senso che esistono per esempio a New York. In risposta ad un'altra domanda, il critico e storico del romanzo francese si dichiara d'accordo che lo scrittore ebreo francese può a volte cercare di riaffermare il passato e esprimerne il suo attacamento. Ma sostiene che ciò non sia una caratteristica particolarmente ebraica, e può essere riconosciuta in una vasta gamma di rappresentazioni sia ebraiche, e sia tra ebrei e non ebrei. Infatti, de Boisdeffre vede l'assimilazione come una virtù dalla quale entrambe le parti del processo sociale, il corpo asssimilato ed il corpo assimilante, possono trarne vantaggio. "Vedo sulla scacchiera letteraria francese una ''intellighentsia'' parigina ebraica che ha da tempo giocato un ruole sostanziale. Va da Bernard Lazare a Elie Wiesel e passa per Jules Isaac. E c'è nell'Università Francese una tradizione Liberale ebraica, che tuttavia non è fondamentalmente differente dalla tradizione dell'Università Francese."<ref name="Boise"/> A parte il fatto che ci sono molti più ebrei a New York che a Parigi che permetterebbe ad una scuola di narrativa di emergere, il critico afferma anche che la Francia è una nazione maggiormente assorbente degli Stati Uniti, che conservano differenti società nel loro interno.<ref name="Boise"/> Da questa analisi emergerebbe che sia la Francia e non gli USA ad essere il ''melting pot'', crogiolo delle genti, e che questi ultimi siano più come una insalatiera, dove le componenti individuali sono riconoscibili, mantenendo ognuno le proprie identità separate. In tale crogiolo non può esserci una letteratura ebraica separata, o finanche distinta.<ref name="Francesi"/>
 
[[File:André Spire 1927.jpg|thumb|left|180px|André Spire nel 1927]]
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Esiste naturalmente una visione differente, che si esprime all'estremo nella sua percezione della letteratura ebraica come cultura letteraria "semitica" in opposto ad una cultura letteraria "iafetica": "La cultura iafetica rende l'uomo astratto, ed è assorta dalla ''cosa in se stessa'', dal soggetto, dall'assoluto, dal principio. Il suo centro di gravità è qualcosa di molto distante, un elaborato sistema copernicano che si muove verso il sole milioni di chilometri da noi." Così afferma il critico francese Emmanuel Rais<ref name="Rais">Emmanuel Rais, "Poètes Juifs d'expression Française", ''Le Monde Juif'', agosto-settembre 1949; ''id.'', "Les écrivains juifs d'expression Française", ''Le Monde Juif'', febbraio 1950.</ref> Nella concezione iafetica, la persona individuale è ridotta a nient'altro che una minima parte dello schema — mentre la visione ebraica, continua Rais, pone l'uomo al centro, come afferma la [[w:Mishnah|Mishnah ''Avot'']], dove è condannato colui che interrompe il proprio apprendimento per osservare un suggestivo fenomeno naturale. "La Natura non è altro che la creazione di Dio, da ammirare non per se stessa, ma come testimonianza della saggezza di Dio... Ecco perché, per il poeta ebreo, alla Natura viene sempre assegnato un significato al di là dell'intrinseco, ed è solo un termine metaforico, un segno in un sistema alfabetico di riferimento. Non sarà mai di per se stesso il centro, ma il fine. La quintessenza del mondo ebraico è l'antropomorfismo."<ref name="Rais"/> Per l'ebreo, Dio è un essere vivente e non un concetto astratto; il Dio degli antenati, non dei filosofi. "Questo è il nocciolo di tutta la cultura ebraica, niente viene chiuso, niente proibito, solo l'accento è diretto altrove — tutti i fenomini naturali sono considerati non per se stessi, in principio, in astratto, ma come funzione dell'uomo al suo centro. È per gli uomini che Dio ha creato il mondo, ed è sotto questo aspetto che il poeta ebreo Lo vede, anche se si reputa un ateo."<ref name="Rais"/> Rais asserisce che lo scrittore ebreo è basilarmente un animale differente, sebbene la sua situazione sia complicata da vari gradi di assimilazione culturale: "La quercia più bella è quella che somiglia meno al tiglio e che sia più difficile da scambiare per un'altra specie di albero. Sarebbe la quercia più specifica, più tipica di tutte; l'ibrido, ciò che è di categoria incerta sta solo in periferia, ai margini."<ref name="Rais"/> E ciò accade anche in letteratura. La poesia, quanto più se stessa, è totalmente differente, come espressa da Edmond Fleg e André Spire.<ref name="Beate">[https://books.google.co.uk/books?id=GOmLCY8VQYgC&dq=E.+Rais,+%22Po%C3%A8tes+Juifs+d%27expression+Fran%C3%A7aise%22&source=gbs_navlinks_s Beate Wolfsteiner, ''Untersuchungen zum französisch-jüdischen Roman nach dem Zweiten Weltkrieg''], Walter de Gruyter, 2003, pp. 138-144 & ''passim''.</ref> Entrambi "non solo si proclamano ebrei nelle proprie scelte di soggetti (nella misura in cui il soggetto è il risultato di una scelta deliberata per un vero poeta), ma anche riguardo alla struttura interiore delle loro opere. È sufficiente per un ebreo essere poeta in qualsiasi lingua per essere poeta ebreo. La sola condizione necessaria è sincerità e onestà con se stesso. È sufficiente, in pratica, essere quello che uno è senza sacrificare gli elementi necessari della propria personalità nell'illusione fallace di snobbismo assimilazionista."<ref name="Rais"/> Con la Bibbia, il non ebreo tende a trattarla liberamente. Il poeta ebreo, sostiene Rais, è lontano dalla forma alessandrina classica e dalla poetica in prosa (tendenza postsimbolista): "Il mondo occidentale ha un'inclinazione allo statico, nell'affermazione e costrruzione. L'ebreo, invece, è un elemento mobile, dialettico."<ref name="Rais"/>
 
QuesdtoQuesto carattere separato è stato difficile da descrivere o anche da isolare nella prosa. Altre descrizioni del romanzo ebraico evidenziano, come ha fatto de Boisdeffre, l'omogeneità basilare della cultura francese: "La Francia ha il genio dell'unità, nessun talento per la diversità, nessuna propensione al pluralismo."<ref name="Blot">Jean Blot, "The Jewish novel in France", ''European Judaism'', Vol. 5, nr. 1, 1970, fascicolo ''Europe: 25 Years Later'', Ignaz Maybaum (cur.), publ. Athenaeum-Polak & Van Gennep Ltd, Amsterdam.</ref> Tale opinione non nega il carattere ebraico del romanzo, ma lo colloca primariamente nelle reazioni ad una data circostanza storica, come [[w:Olocausto|l'Olocausto]], che ha compromesso il senso fondamentale dell'ebreo francese di identificarsi con questa nazione, sua patria, o il successo di Israele nella [[w:Guerra dei sei giorni|Guerra dei Sei Giorni]] che improvvisamente trasformò la condizione di tale nazione (e l'esistenza collettiva ebraica) e quindi, secondariamente, la condizione dell'ebreo non israeliano ai propri occhi e a quelli degli altri.<ref name="Blot"/>
 
Esistono pertanto tre interpretazioni differenti presentate come il carattere della narrativa ebraica in Francia: 1) essenzialmente non esiste tale narrativa eccetto come fenomeno regionale transitorio e locale; 2) la letteratura ebraica francese esiste certamente e risponde in vari gradi di intensità a circostanze storiche, riflettendo un senso ebraico di insicurezza, orgoglio o incertezza; 3) esiste una narrativa ebraica di carattere così specifico che non solo ha un colore determinato dai propri temi e reazioni palesi, ma è intrinseco alla sua natura e linguaggio.<ref name="Beate"/>
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E nel 1894 accadde l'Affare Dreyfus. Si divisero i campi, e si avvertì una lealtà subliminale. Perché altrimenti questo "affare" dovette incidere così tanto? L'Ebraismo sembrò essere arrivato al capezzale, percettibile persino nella crescente tendenza assimilazionista della sua famiglia: "Nella sua conformazione patriarcale, Israele era già così tanto agonizzante, che se doveva morire ovunque come era morte in me, non c'era n ient'altro da fare che lasciarlo morire." Ma l'Affare Dreyfus mise alla prova la tesi, e sollevò non soltanto una solidarietà umana generale, ma un sentimento specificamente ebraico. Rese la "questione ebraica" vivide in lui, sebbene in tal modo anche tragica. Allora era forse un sionista, uno dei seguaci di [[w:Theodor Herzl|Herzl]], spinto ad adottare questa soluzione radicale dall'osservare e scrivere di questo affare. Sì, in verità, era diventato un sionista. Ma rimase anche molto ''francese'' — un nuovo punto nel suo sviluppo: "Abbandonando quindi l'egoismo del dilettante, cominciai a scavare nelle profondità del mio essere cercando una tradizione, e la trovai... una tradizione francese mescolata a quella ebraica." Il sionismo sarebbe stato eccitante, specialmente per i tre milioni [stima ottimista!] che avrebbero vissuto in Israele: "Ma per i dodici milioni che sarebbero rimasti dispersi per il mondo, per costoro, e per me stesso, rimane la tragica domanda — Cos'è l'Ebraismo? Cosa deve fare l'ebreo? Come si è ebrei? Perché essere ebrei?" Così decise di prendersi alcuni anni per studiare l'Ebraismo. Cercò prova di Dio, e la trovò nell'esistenza persistente del popolo ebraico. In sintesi, dice: "Sono ebreo, perché generato da Israele e avendolo perso, ho sentito in me la sua rinascita, più vitale di me stesso."<ref name="Fleg"/> Avrebbe trasmesso questo sentimento a suo figlio come "tutti i padri" lo hanno trasmesso a lui e, soprattutto, attraverso lui, attraverso il sangue. E tale sangue continuerà a scorrere, nonostante le defezioni, "fino alla fine dei giorni". Questa è la passione che ora Fleg trasmette, nelle sue opere e nella sua lunga vita (89 anni) in generale, nelle sue poesie di tema ebraico, raccolte nel volume ''Écoute Israêl, l'Éternel est notre Dieu, l'Éternel'', il cui titolo è l'inizio delle preghiera centrale della fede ebraica, lo [[w:Shemà|Shema]]. Queste poesie sono spesso ambientate nel passato, ma riguardano anche il futuro, il futuro ebraico nelle forme di aspettativa messianica.<ref name="Fleg1"/>
 
Ideologicamente, il poeta '''André Spire''' (1868-1966, morto a 98 anni) fece una svolta simile a quella di Fleg. Come Fleg, "scoprì" l'Ebraismo, e quindi rinacque.<ref name="Spire">André Spire, nato a Nancy nel 1868 da famiglia ebrea della media borghesia, fu scrittore e poeta, pioniere del [[w:Verso libero|verso libero]] e della teoria poetica. Giurista, revisore dei conti al Consiglio di Stato francese, e alto funzionario, fu impressionato dall'Affare Dreyfus e divenne attivista sionista. Partecipò al movimento delle università popolari e contribuì alle ''Cahiers de la Quinzaine de Charles Péguy'', pubblicò numerosi saggi e raccolte di poesie, tra cui ''Poèmes juifs'' (Premi ''Mercure de France'' e ''Kundig''). Dopo la sconfitta della Francia e l'occupazione nazista con le misure antisemite, fuggì in esilio nel 1941 negli Stati Uniti, dove insegnò storia della poesia francese presso la New School for Social Research (New York). Dopo la guerra, tornò in Francia dove pubblicò ancora diversi libri, tra poesie e saggi sull'evoluzione delle tecniche poetiche. Morì a Parigi nel 1966, a 98 anni. Opere di poesia: ''La Cité présente'', Ollendorf, 1903;; ''Et vous riez!'', Cahiers de la quinzaine, 1905; ''Versets (Et vous riez - Poèmes juifs)'', Mercure de France, 1909; ''J'ai trois robes distinguées'', Moulins, Cahiers du Centre, 1910; ''Vers les routes absurdes'', Mercure de France, 1911; ''Et j'ai voulu la paix!'', The Egoist, 1916; ''Poèmes juifs'', Ginebra, Kundig, 1919; ''Samaël, poème dramatique'', Crès, 1921; ''Poèmes de Loire'', Grasset, 1929; ''Instants'', Cahiers du Journal des Poètes, 1936; ''Poèmes d'ici et de là-bas'', The Dryden Press, 1944; ''Poèmes d'hier et d'aujourd'hui'', José Corti, 1953; ''Poèmes juifs'', Albin Michel, 1959. Opere di prosa: ''Israel Zangwill'', Cahiers de la Quinzaine, 1909; ''Quelques Juifs'', Mercure de France, 1913; ''Les Juifs et la guerre'', Payot, 1917; ''Le Sionisme'', 1918; ''Le Secret'', Nouvelle Revue Française, 1919; ''Fournisseurs'', Éditions du Monde Nouveau, 1923; ''Henri Franck, lettres à quelques amis'', Grasset, 1925; ''Refuges, avec neuf bois gravés de Maurice Savin'', Éditions de la Belle Page, 1926; ''Quelques Juifs et demi-Juifs'', Grasset, 1928; ''Plaisir poétique et plaisir musculaire'', Vanni-José Corti, 1949; ''Souvenirs à bâtons rompus'', Albin Michel, 1962. Cfr. per la valutazione critica Paul Jamati, ''André Spire'', Seghers, 1962; André Duclos, "Un homme différent", in ''Europe'', n° 467, marzo 1968.</ref> Nei suoi ''Poèmes Juifs'', restringe questa scoperta ulteriormente: "Avevo riscoperto la fede? Nient'affatto. Ma (avevo ritrovato) i miei antenati, la mia razza, l'Ebraismo della mia prima giovinezza. Ero diventato nuovamenmte Ebreo con le E maiuscola." Come Fleg, accostò in giustapposizione la francesità e l'ebraicità combinandole insieme, poiché aggiunge: "Poeta francese e finanche poeta ebreo."<ref name="Spire"/> Si dibatte nella definizione di poeta ebreo, titolo che gli era stato inequivocabilmente assegnato, non solo da se stesso, ma anche dall'importante sociologo e filosofo [[w:Georges Sorel|Georges Sorel]] nel 1908, che scrisse: "Ecco l'anima ebraica attraverso il tempo. Sprire da quasto momento in poi ha segnato il suo posto tra coloro che vivono, combattono, muoiono per elevare la dignità ebraica." Spire scrive nella sua introduzione del 1919: "Le nostre poesie non sono ebraiche per soggetto, ma per sentimento."<ref name="Spire"/> Naturalmente, se la scelta del soggetto doveva determinare la natura ebraica di un'opera, allora chiunque poteva optare per tale categoria. Ma Spire dichiara con empatia:
:''Mi chiedi perché amo questi paria<br/>
:''L'unico proletariato in cui spero.''<br/>
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L'autore riassume cos'è per lui essere ebreo, sotto tre voci: 1) essere consapevoli di esserlo; 2) che ci sia una condizione oggettiva (cioè, che il soggetto sia effettivamente ebreo, e sia trattato come tale dagli altri); 3) appartenere ad una data cultura. L'ebreo indubbiamente è. Esiste. Ma è anche oppresso. E gli ebrei sono oppressi non soltanto in un particolare rispetto, ma in tutte le dimensioni collettive. In altre parole, dobbiamo ammettere che sono oppressi come popolo: "Di conseguenza, oppressi come popolo, gli ebrei non possono essere veramente liberati, eccetto come popolo. Oggi, la liberazione dei popoli ha un carattere nazionale."<ref name="Memmi"/> Il sionismo è il risultato logico della sua posizione, un sionismo che naturalmente non viola principi sociali o egalitari, ma piuttosto li conferma. Dopo tutto, qual'è l'alternativa? Essere un ebreo arabo? "Obiettivamente, come si dice, non ci sono comunità ebree in nessuna nazione araba: e non troverai un solo ebreo arabo che sia pronto a ritornare al proprio paese natio."<ref name="Memmi"/> E ciò per la detta ragione: l'esperienza ebraica nel mondo arabo è stata tanto negativa quanto quella nel mondo cristiano. È stata la funzione semplice ma sublime dello Stato di israele di metter fine all'oppressione degli ebrei — passata, presente e potenziale. L'ebreo colonizzato può diventare Israele liberato, senza nessun effetto necessariamente dannoso su altri gruppi che cercano la propria liberazione. Memmi si sposta dalla percezione della posizione anomala dell'ebreo sotto l'Islam ad un riconoscimento della nazionalità patria dell'ebreo, e quindi al veicolo di espressione di questa nazionalità: il sionismo e l'attuale Israele.<ref name="Memmi"/>
 
[[File:André Schwarz-Bart.jpg|thumb|left|André Schwarz-Bart]]
Non c'è stato romanzo di scrittore ebreo francese che abbia avuto più grande risonanza di ''Le Dernier des Justes'' di '''André Schwarz-Bart''' (1928-2006).<ref name="Bart">André Schwarz-Bart, di origini polacche ed ebraiche, figura tra gli esponenti di maggior spicco della [[w:letteratura francese|letteratura francese]] post-bellica. La sua opera più nota è il romanzo ''Le Dernier des justes'', nel quale narra la storia completa di un'intera famiglia ebrea, dalle Crociate alla deportazione ad Auschwitz. Ha vinto il [[w:Prix Goncourt|Prix Goncourt]] nel 1959 e il [[w:Jerusalem Prize|Jerusalem Prize]] nel 1967. I suoi genitori emigrarono dalla Polonia nel 1924, quattro anni prima della sua nascita. Nel 1941, quando la Francia fu militarmente occupata dalla Germania nazista, essi furono deportati ad Auschwitz e gasati. Il giovane André, rimasto solo, si unì alla Resistenza francese. Ebbe però inizialmente alcuni problemi, poiché la sua lingua madre era lo [[w:Lingua yiddish|yiddish]] e non il [[w:Lingua francese|francese]]. A queste esperienze lo scrittore si è spesso rifatto per i suoi romanzi e non solo nel già citato ''Le Dernier des justes''. Il resto della sua vita è segnato dall'attività di scrittore, finché le complicazioni seguite a un grave intervento cardiochirurgico ne hanno causato il decesso nel 2006 nella [[w:Guadalupa|Guadalupa]], territorio delle Antille francesi dove era nata la moglie Simone, anche lei scrittrice. Con la moglie ha scritto ''Una donna chiamata solitudine''. Opere: ''Le Dernier des Justes'', Prix Goncourt 1959, Livre de Poche, 1968; ''La Mulâtresse Solitude'', Le Seuil, 1972; ''Étoile du matin'', Le Seuil, 2009; ''Un plat de porc aux bananes vertes'', con la moglie Simone, Seuil, 1967; ''Hommage à la femme noire'', con Simone Schwarz-Bart, Éditions Consulaires, 1989. Per critica biografica e letteraria, si vedano [http://www.caraibes-mamanthe.org/laureats_prix_carbet_de_la_caraibe_2008.html Aude Désiré, "Simone et André Schwarz-Bart, lauréats du prix Carbet"], ''Association Mamanthé'', 15 dicembre 2008; [http://judaisme.sdv.fr/perso/schwbart/arche.pdf Francine Kaufmann, "André Schwarz-Bart, le Juif de nulle part"], ''L’Arche'' nr. 583, dicembre 2006, pp. 84-89. Cfr. anche Pierre Gamarra, "Les livres nouveaux". ''Europe'', nr. 519-521, 1972, pp. 274–276 (con recensione de ''La Mulâtresse Solitude'').</ref> È una riflessione non solo sull'Olocausto ma anche cul corso del destino ebraico, attraverso la storia ed il mito. Tuttavia la posizione del libro è ambivalente. In ogni generazione ci sono stati trentasei (ebr. [[w:Zaddiq#Lo Zaddiq Nistar o lamedvovnik|''lamed-vav'']]), spesso ignoti agli altri e a volte anche a se stessi: questa storia è stata narrata sin dai tempi del Talmud. Ma il romanzo di Schwarz-Bart specula sulla funzione dell'uomo giusto ([[w:Tzadik|tzadik]]) e suggerisce che questo particolare lignaggio del giusto, i Levy, è ora giunto alla fine. Un uomo giusto nasce per il martirio nel senso popolare e in quello letterale, per soffrire e rendere testimonianza. Questa particolare discendenza dei Levy risale a York, nel 1185. Naturalmente, vi è stato martirio precedentemente, in tutta l'Europa, ma il martirio di Yom Tov Lévy "venne elevato oltre la tragedia comunitaria fino a diventare leggenda." La leggenda è che "il mondo si basa su trentasei uomini giusti, i lamed-vav, non distinti in nessun modo dai comuni mortali, a volte sconosciuti a se stessi [neanche loro sanno di esserlo]". Sono necessari "perché i lamed-vav sono il cuore intensificato del mondo, e tutti i nostri dispiaceri vengono versati su di loro, come dentro ad un recipiente." Sono come gli altri, solo di più, e si distinguono per l'esperienza ebraica collettiva. Sono casi tragici, e più tragici di tutti sono coloro che non sanno quello che sono.<ref name="Bart"/>
 
I Levy sono presenti alle espulsioni dalle varie nazioni europee — Inghilterra, Francia, Spagna, ecc. e soffrono nei pogrom. Nella Polonia del XIX secolo, a Mordecai Levy, nonno dell'"ultimo giusto" Ernie, viene chiesto perché il lamed-vav debba soffrire così tanto. La risposta è che egli "prende su se stesso la nostra sofferenza... e la eleva al cielo, e la pone ai piedi del Signore che perdona. Ecco perché il mondo continua... nonostante tutti i nostri peccati." Non deve compiere miracoli, perché egli é un miracolo. Poi la generazione successiva (Benjamin) si sposta a Varsavia, e quindi a Berlino, dove succede qualcosa di nuovo: Benjamin cessa di credere nella leggenda, anzi non vuole crederci.
 
<!--- da inserire nel testo
Amedeo-modigliani-max-jacob-andre-salmon-ortiz-de-zarate-montparnasse-paris-1916.jpg|Amedeo Modigliani, Max Jacob, Andre Salmon e Ortiz de Zarate in una vecchia foto presa da Jean Cocteau a Montparnasse, Parigi 1916
[[File:Plaques Jean Cocteau, Emmanuel Berl et Mireille, 36 rue de Montpensier, Paris 1.jpg|Targhe messe a n ° 36 di Rue de Montpensier, Parigi 1, dove visse Jean Cocteau (1889-1963), e Emmanuel Berl (1892-1976) e sua moglie Mireille Hartuch, chiamata Mireille (1906 -1996) per 40 anni]]
[[File:Albert Cohen.jpg|thumb|left|Albert Cohen in vari atteggiamenti]]
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