Guida maimonidea/Critica del linguaggio: differenze tra le versioni

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Maimonide credeva di aver rivelato gli errori fondamentali del pensiero Kalam, ma non si fermò lì; egli considerò invalida tutta la prospettiva religiosa di quella corrente, con la suaòòò enfasi sulla volontà divina assoluta. Secondo Maimonide, la creazione del mondo nel tempo non è in conflitto con l'esistenza di un ordine causale stabile, che è la meravigliosa espressione della rivelazione di Dio nel mondo. Il principio della creazione permette un intervento intenzionale da parte di Dio, come rivelazione o provvidenza, ma non domina il quadro complessivo del mondo o il concetto del divino. La lettura conservatrice della ''Guida'' rende possibile accettare la creazione senza rigettare la natura e la scienza.<ref name="Muta"/>
 
I vari commenti da parte del primo traduttore ed interprete della ''Guida'', Samuel Ibn Tibbon, suggeriscono che egli rifiutasse la lettura conservatrice sebbene sia quella implicita di una lettura semplice del livello palese del trattato. Invece della lettura conservatrice, Ibn Tibbon adottò quella '''filosofica''', secondo la quale il segreto della ''Guida'' è radicato nell'idea della preesistenza eterna del mondo e la creazione nel tempo è una credenza necessaria piuttosto che una credenza vera. La necessità del credere nella creazione scaturisce dal fatto che l'autorità della legge e l'ordine sociale verrebbero compromessi senza un'accettazione diffusa degli atti della volontà divina, manifesti nella rivelazione e nella provvidenza. Maimonide si adoperò con vigore, e a ragione, di nascondere la sua posizione filosofica, piena di pericolose conseguenze politiche, ed i numerosi capitoli che dedicò a confutare la posizione aristotelica sono intesi a mascherare la sua vera posizione. Una lettura attenta ed ragguagliata dei capitoli specifici sulla preesistenza, come anche gli altri, dimostrano che Maimonide affermava l'interpretazione che il mondo era eterno e preesistente.<ref name="Tibbon">Zvi Diesendruk, "Samuel and Moses ibn Tibbon on Maimonides` Theory of Providence", ''HUCA'' 11, 1936, pp. 341-366; Aviezer Ravitzky, "R. Shmuel ibn Tibbon and the Secret of ''The Guide of the Perplexed''", ''Maimonidean Studies'', 2006, pp. 86-101.</ref>
 
Dai tempi di Ibn Tibbon ad oggi, ci sono stati coloro che hanno letto l'opera in questo modo, particolarmente data l'affermazione stessa di maimonide di aver nascosto la sua posizione al lettore; ciò implica, si pensa, che la vera posizione di Maimonide sia quella più radicale, poiché altrimenti non ci sarebbe bisogno di nascondimento. Ulteriore supporto si evince dalla dipendenza da parte di Maimonide, quando gli viene richiesto di spiegare certi fenomeni, su principi derivati dalla preesistenza nonostante la sua dichiarata affermazione della creazione nel tempo. Un esempio appare nell'Opera della Creazione stessa: spiegando i vari giorni della creazione, il processo con cui le varie specie furono create, o la comparsa dei continenti e la formazione degli oceani, egli esamina i processi causali naturali estratti dalla scienza aristotelica. Asserisce, per esempio, che Dio non creò l'uomo attraverso un atto diretto di volontà. La creazione dell'uomo richiese sia il movimento delle sfere, che miscelò i vari elementi che formano il corpo dell'uomo, e l'intelletto attivo, che gli infuse la sua essenza umana.<ref name="Tibbon"/>