Guida maimonidea/Critica del linguaggio: differenze tra le versioni

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La grande impresa di Maimonide, secondo coloro che supportano la lettura conservatrice, sta nel suo provare che la preesistenza non è una necessità logica, permettendo quindi all'ebreo perplesso di rimanere devoto alla Torah e ai comandamenti senza sacrificare il suo impegno nella filosofia. Come materia filosofica, la preesistenza opposta alla creazione rimane un problema aperto; il credente perplesso è pertanto libero di affermare la creazione in vista della propria affinità alla Torah; ed è parimenti libero di credere nella rivelazione come atto della volontà di Dio, base della Torah intera. A causa delle sue inclinazioni filosofiche, tuttavia, Maimonide adotterà il principio della creazione solo nella misura limitata necessaria. Si prese cura di ribadire il punto ripetutamente: la possibilità della creazione non nega l'idea che la natura, con implicita la saggezza, sia la rivelazione di Dio centrale e più importante del mondo. Gli interventi intenzionali di Dio, che siano nel creare il mondo o nel dare la Torah, sono dipartite straordinarie dalla norma, atipiche della più ampia visione del mondo. La possibilità di creazione intenzionale esiste solo al punto iniziale, nel momento in cui il sistema è messo in atto; dopodiché la scena è pronta per la saggezza.<ref name="Faur2"/><ref name="MosheHal">Moshe Halbertal, ''Maimonides, cit.'', 2014, pp. 312-329.</ref>
 
Proprio per la stessa ragione, Maimonide rigettò la nozione apocalittica della fine del mondo. Che il mondo abbia le sue origini in un atto di volontà non comporta la premessa che debba anche avere una fine. La natura, formata dalla volontà di Dio, durerà per sempre senza cambiamenti:
==Il Concetto della Profezia==
{{q|La materia ti è ora diventata chiara e la dottrina sintetizzata. Cioè, siamo d'accordo con Aristotele in merito ad una metà della sua opinione e crediamo che ciò che esiste sia eterno ''a parte post'' e durerà per sempre con quella natura che Egli, sia glorificato, ha voluto; che nulla in essa sarà cambiato in qualsiasi rispetto meno che in qualche particolare se miracolosamente — sebbene Egli, che sia esaltato, abbia il potere di cambiare il tutto, o annichilire qualsiasi nature in esso che Egli voglia.|II:29, p. 346}}
[[File:V09p079001 Moses ben Maimon.jpg|thumb|250px|Pagina della ''Guida dei perplessi'' in ebraico]]
 
In un successivo punto della ''Guida'', aggiunge:
{{WIP|Monozigote}}
{{q|Se consideri questa opinione [cioè, della Torah] e l'opinione filosofica, riflettendo su tutti i precedenti capitoli in questo Trattato che sono connessi a questa nozione, non troverai nessuna differenza tra loro in merito a qualsiasi dei particolari di tutto ciò che esiste. Non troverai differenza oltre a quella che abbiamo spiegato: cioè, che essi considerano il mondo come eterno e noi lo consideriamo come prodotto nel tempo. Comprendilo.|III:25, p. 506}}
 
Maimonide evidenzia gli stretti confini del suo supporto della creazione nel tempo, insistendo a distanziarsi dalle correnti del pensiero islamico la cui visione del mondo era influenzata completamente dall'idea della creazione. Queste correnti — la corrente Mu`tazilita e la corrente Ash`arita, parte del movimento Kalam — sorsero durante l'ottavo secolo e nuovamente nel decimo, e basavano le loro prove dell'esistenza di Dio su argomentazioni che il mondo fosse stato creato nel tempo. Se il mondo fu creato, doveva avere un creatore. Inoltre, sostenevano, le azioni intenzionali di Dio non finirono con l'evento della creazione, poiché nessuna natura causale esiste indipendentemente dalla volontà di Dio. Per esempio, se il calore trasforma l'acqua in vapore, Dio deve esserne coinvolto con la forza della Sua volontà, causando la vaporizzazione dell'acqua. Che il calore vaporizzi l'acqua non fornisce nessuna prova di una relazione causale indipendente tra gli eventi. Il collegamento tra gli eventi è piuttosto il risultato della scelta di Dio di attivare la sua volontà in modo fisso, cosicché le persone sono in grado di anticipare il risultati. Occasionalmente Dio scegli di agire in un modo che differisce dalla Sua scelta usuale, nel qual caso noi percepiremo l'avvenire di un miracolo, ma l'intervento intenzionale di Dio è presente in ogni evento che succede nel mondo. Dietro a questo quadro della realtà sta una posizione religiosa che punta ad affermare l'assoluta sovranità di Dio. La premessa che esiste un ordine causale indipendente compromette il dominio assoluto di Dio nel mondo.<ref name="MosheHal"/>
{{...}}
 
Secondo Maimonide, la prospettiva Kalam, che nega quello che appare essere l'esistenza di un ordine causale indipendente per provare quindi l'esistenza di Dio, rappresentava un'apologetica religiosa piuttosto che una vera filosofia:
{{q|Riassumendo: Tutti i primi Mutakallimūn tra i Greci che avevano adottato il Cristianesimo e tra i mussulmani non si conformarono nelle loro premesse alla comparsa di ciò che esiste, ma considerarono come l'essere doveva essere per poter fornire una prova della correttezza di una particolare opinione, o almeno per non confutarla.|I:71, p. 178}}
 
La creazione del mondo non è soggetta a prova, e ne consegue che la prova dell'esistenza di Dio non può essere basata sull'idea della creazione. Similmente, un impegno razionale non può essere preso a servizio della fede, neanche per difendere ciò che è considerata la premessa fondamentale dell'esistenza religiosa: "Riassumendo: Ti dirò che la materia è come la mette [[w:Temistio|Temistio]]: ciò che esiste non si conforma alle varie opinioni, ma piuttosto le opinioni corrette si conformano a ciò che esiste" (I:71, p. 179). Inoltre, anche se presumiamo che il mondo sia stato creato nel tempo, non avremmo ragione per questo motivo di negare la realtà dell'ordine causale. Dio creò il mondo mediante un atto di volontà, ma vi ha infuso un ordine causale che opera indipendentemente, come un orologiaio crea un orologio con un meccanismo interno che lo fa operare continuativamente.<ref name="Muta">Michael Schwarz, “Who Were Maimonides' Mutakallimun? Some Remarks on Guide I.73 (part 1)”, ''Maimonidean Studies'' 2, 1991, pp. 159-209; ''id.'', “Who Were Maimonides' Mutakallimun? Some Remarks on Guide I.73 (part 2)”, ''Maimonidean Studies'' 3, 1992-93, pp. 143-172.</ref>
 
Maimonide credeva di aver rivelato gli errori fondamentali del pensiero Kalam, ma non si fermò lì; egli considerò invalida tutta la prospettiva religiosa di quella corrente, con la suaòòò enfasi sulla volontà divina assoluta. Secondo Maimonide, la creazione del mondo nel tempo non è in conflitto con l'esistenza di un ordine causale stabile, che è la meravigliosa espressione della rivelazione di Dio nel mondo. Il principio della creazione permette un intervento intenzionale da parte di Dio, come rivelazione o provvidenza, ma non domina il quadro complessivo del mondo o il concetto del divino. La lettura conservatrice della ''Guida'' rende possibile accettare la creazione senza rigettare la natura e la scienza.<ref name="Muta"/>
 
I vari commenti da parte del primo traduttore ed interprete della ''Guida'', Samuel Ibn Tibbon, suggeriscono che egli rifiutasse la lettura conservatrice sebbene sia quella implicita di una lettura semplice del livello palese del trattato. Invece della lettura conservatrice, Ibn Tibbon adottò quella '''filosofica'', secondo la quale il segreto della ''Guida'' è radicato nell'idea della preesistenza eterna del mondo e la creazione nel tempo è una credenza necessaria piuttosto che una credenza vera. La necessità del credere nella creazione scaturisce dal fatto che l'autorità della legge e l'ordine sociale verrebbero compromessi senza un'accettazione diffusa degli atti della volontà divina, manifesti nella rivelazione e nella provvidenza. Maimonide si adoperò con vigore, e a ragione, di nascondere la sua posizione filosofica, piena di pericolose conseguenze politiche, ed i numerosi capitoli che dedicò a confutare la posizione aristotelica sono intesi a mascherare la sua vera posizione. Una lettura attenta ed ragguagliata dei capitoli specifici sulla preesistenza, come anche gli altri, dimostrano che Maimonide affermava l'interpretazione che il mondo era eterno e preesistente.<ref name="Tibbon">Zvi Diesendruk, "Samuel and Moses ibn Tibbon on Maimonides` Theory of Providence", ''HUCA'' 11, 1936, pp. 341-366; Aviezer Ravitzky, "R. Shmuel ibn Tibbon and the Secret of ''The Guide of the Perplexed''", ''Maimonidean Studies'', 2006, pp. 86-101.</ref>
 
Dai tempi di Ibn Tibbon ad oggi, ci sono stati coloro che hanno letto l'opera in questo modo, particolarmente data l'affermazione stessa di maimonide di aver nascosto la sua posizione al lettore; ciò implica, si pensa, che la vera posizione di Maimonide sia quella più radicale, poiché altrimenti non ci sarebbe bisogno di nascondimento. Ulteriore supporto si evince dalla dipendenza da parte di Maimonide, quando gli viene richiesto di spiegare certi fenomeni, su principi derivati dalla preesistenza nonostante la sua dichiarata affermazione della creazione nel tempo. Un esempio appare nell'Opera della Creazione stessa: spiegando i vari giorni della creazione, il processo con cui le varie specie furono create, o la comparsa dei continenti e la formazione degli oceani, egli esamina i processi causali naturali estratti dalla scienza aristotelica. Asserisce, per esempio, che Dio non creò l'uomo attraverso un atto diretto di volontà. La creazione dell'uomo richiese sia il movimento delle sfere, che miscelò i vari elementi che formano il corpo dell'uomo, e l'intelletto attivo, che gli infuse la sua essenza umana.<ref name="Tibbon"/>
 
Dalla prospettiva dell'interpretazione filosofica, il successo della''Guida'' si basa nel suo aver dato ai concetti fondamentali dell'Ebraismo — creazione, profezia, provvidenza e comandamenti, tra le altre cose — un'interpretazione coerente con il concetto di un mondo eterno. L'ebreo perplesso può conservare la sua posizione aristotelica senza abbandonare la sua affinità all'Ebraismo, poiché Maimonide gli rivela come il significato nascosto della Torah sia coerente con la preesistenza. La lettura conservatrice e quella filosofica differiscono quindi profondamente ed ampiamente su come interpretano la ''Guida'' ed il modo in cui risolve la crisi esistenziale dell'ebreo perplesso.<ref name="Creazione"/><ref name="Tibbon"/><ref name="Faur2"/><ref name="MosheHal"/>
 
L'origine del mondo è una questione metafisica affascinante, ma non è di per se stessa una materia di importanza decisiva. La Bibbia non presenta ostacoli insormontabili per affermare una qualsiasi delle varie posizioni, e Maimonide sostiene che, se avesse prova della preesistenza, interpreterebbe i relativi passi biblici in tal modo. L'interpretazione è una porta aperta, e quella mossa interpretativa sarebbe certamente più facile di quella che egli intraprende per interpretare sistematicamente ogni espressione biblica antropomorfica:
{{q|Sappi che il nostro evitare l'affermazione dell'eternità del mondo non è dovuto ad un testo presente nella Torah secondo cui il mondo è stato prodotto nel tempo. Poiché i testi che indicano che il mondo è stato prodotto nel tempo non sono più numerosi di quelli che indicano che la divinità abbia un corpo... Forse ciò sarebbe persino più facile da farsi: saremmo ben in grado di dare un'interpretazione figurativa di quei testi e affermare come vera l'eternità del mondo, proprio come abbiamo dato un'interpretazione figurativa di quegli altri testi e abbiamo negato che Egli, sempre sia glorificato, è un corpo.|II:25, pp. 327-328}}
 
L'importanza della questione sta nelle sue implicazioni del concetto di Dio, e la maniera in cui uno debba confrontarsi con le idee di rivelazione e provvidenza. È l'interpretazione di questi concetti, man mano che la ''Guida'' li discute, che formano il nucleo dello scontro tra la lettura conservatrice e la lettura filosofica.<ref name="MosheHal"/>
 
==Il Concetto della Profezia==
[[File:V09p079001 Moses ben Maimon.jpg|thumb|250px|Pagina della ''Guida dei perplessi'' in ebraico]]
La ''Guida'' tratta il concetto della profezia nei capitoli susseguenti a quelli che si occupano della creazione, andando dal Capitolo 32 della Parte II fino alla fine della parte, nel Capitolo 48. Maimonide inizia la discussione stabilendo una connessione tra la comprensione della profezia e l'interpretazione della creazione.
 
==Il Problema del Male e il Fine dell'Esistenza==
{{WIP|Monozigote}}
 
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