Guida maimonidea/Filosofia e concetti: differenze tra le versioni

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{{q|Non pensate che il Re Messia debba produrre segni e meraviglie, portare in essere qualcosa di nuovo, risuscitare i morti, o fare cose simili, come dicono gli stolti... Il principio generale è: questa nostra Legge coi suoi statuti e ordinanze non è soggetta a cambiamenti. È per sempre e per tutta l'eternità non le si deve aggiungere nulla o sottrarre nulla.|"Leggi sui Re e le Guerre", 11:3, p. 239}}
 
L'idea che la legge sarà nullificata come parte della redenzione dell'umanità è tipica di varie correnti utopiche. Diversi progetti utopici associavano la legge con il doloroso divario tra reale ed ideale, un divario attribuibile alla volontà umana e alla capacità umana di fare del male. La legge cerca di affrontare il divario nel mondo irredento sottoponendo la volontà umana a controlli. L'aspettativa messianica contiene i semi della contestazione all'idea della legge, poiché anela ad un mondo in cui il bene appare da sé, senza alcun bisogno di punizioni o coercizioni. Questo elemento di pensiero utopico appare nel Cristianesimo ed in alcuni successivi utopismi secolari, come il [[w:marxismo|marxismo]], e non ne lasciò immune l'Ebrasimo.<ref name="Amos"/> Nella conclusione del suo codice halakhico, tuttavia, Maimonide sottopone l'era messianica stessa alle redini della ''halakhah''; egli era chiaramente consapevole del potenziale anarchico dell'idea messianica se non veniva soggiogata a tale freno. Il Messia non lo si deve cercare in una qualche era trans-halakhica, e l'era messianica non comporterà la rimozione del giogo della Torah. Al contrario, la sua vera essenza è proprio la realizzazione completa della Torah.<ref name="Aviezer"/>
 
Nella ''halakhah'' successiva, Maimonide intensifica il nesso tra messianismo e ''halakhah'':
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Questa ''halakhah'' indica che Maimonide rifiutò l'idea della Fine, cioè, la nozione di un tempo fisso e predeterminato per l'arrivo del Messia. Il compimento completo della ''halakhah'' ed il successo politico del Messia non ''dimostrano'' che egli sia stao designato dall'inizio dei tempi e che l'ora della salvezza sia giunta. Le sue imprese lo ''rendono'' il Messia poiché infine egli riesce a realizzare totalmente i valori halakhici e politici dell'Ebraismo. Ponendo il messianismo in "Leggi sui Re", Maimonide insegna che il Messia è il re che riesce ad adempiere tutte le aspettative halakhiche dell'istituzione della sovranità, come le intende Maimonide.<ref name="Aviezer"/><ref name="Zeev"/>
 
Molte correnti messianiche prevedono un cambiamento nella natura del genere umano come parte del nuovo ordine causale. Nel mondo che dovrà venire dopo quello conosciuto, la morte ed i travagli saranno aboliti. Il bene prevarrà ovunque, e l'inerzia cieca della natura, che reagisce allo stesso modo nel bene e nel male, cambierà. Nell'era messianica, un bambino innocente che sale su un tetto pericolante cadrà al suolo con la leggerezza di una foglia, poiché la forza di gravità sarà assoggettata alla statura morale del corpo che cade. L'aspettativa che la legge sarà annullata e la natura cambiata riflette la profondità dei risentimenti dell'uomo contro la realtà.<ref name="Philosophy"/><ref name="Amos"/>
 
Maimonide in contrasto vede il messianismo come la più alta realizzazione del potenziale umano esistente, non come suo rimpiazzo in una situazione più perfetta. La permanenza della natura, come l'eternità della Torah, è un fattore addizionale nell'ambito della sua visione messianica. Tale visione comuqnue implica necessariamente un'accettazione fondamentale della realtà così come la conosciamo:
{{q|Non si pensi che nei giorni del Messia le leggi della natura vengano messe da parte, o che delle innovazioni siano introdotte nella creazione. Il mondo seguirà il suo corso normale. Le parole di Isaiah: ''Il lupo dimorerà insieme con l'agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto''<ref>"...ma sia l'agnello che il capretto saranno parecchio preoccupati", ribatte ironicamente [[w:Woody Allen|Woody Allen]].</ref> (Isa. 11:6) devono essere intese figurativamente, col significato che Israele vivrà in sicurezza tra i malvagi dei pagani che sono paragonati ai lupi e alle pantere.|"Leggi sui Re e le Guerre", 12:1}}
 
La natura rimane in vigore perché è la realizzazione della saggezza divina; non è il risultato di una caduta cosmica che necessita correzione. La continuazione dell'era messianica non significa che la storia sia giunta alla sua fine predeterminata e che un'era eterna al di là del tempo seguirà. Nell'introduzione al Capitolo 10 di ''Sanhedrin (Pereq Heleq)'' nel suo ''Commentario alla Mishnah'', Maimonide scrive delle circostanze politiche naturali che rendono possibile la continuazione degli adempimenti messianici: "Il Messia morirà e gli succederà suo figlio e poi suo nipote... e il suo governo durerà a lungo... e non è oltre ragione che non duri per migliaia di anni, poiché i saggi hanno già detto che un un gruppo virtuoso, una volta formato, non si sfalderà facilmente" (''Introduzione a Pereq Heleq''). Che i giorni del Messia possano introdurre un nuovo lungo periodo non procede da qualche cambiamento nella natura né dall'arrivo di una Fine predeterminata. Per Maimonide le ragioni dell'inizio del nuovo periodo sono del tutto naturali — uno stato fondato su leggi superiori ha la possibilità di durare per lungo tempo, e ciò sarà quello che succede nell'era messianica. La durata del mondo e l'eternità della Torah sono nessi fondamentali e collegati tra loro nell'idea messianica di Maimonide. Questi due principi sostengono l'accettazione della realtà come esiste e precludono il potenziale dell'anarchia che si cela nell'ambito dell'idea messianica.<ref name="Amos">Amos Funkenstein, ''Nature, History and Messianism in Maimonides'', Misrad Ha-Bitachon, 1983 (in ebr.), ''passim''.</ref><ref name="DovSch">Dov Schwartz, ''The Messianic Idea in Medieval Jewish Thought'', Bal Ilan University Press, 2006 (in ebr.)</ref>
 
Le tradizioni messianiche che concepivano la formazione di un nuovo mondo come parte della redenzione contemplavano anche la distruzione del vecchio mondo. L'idea aggiungeva un elemento apocalittico all'era messianica — un'immensa guerra mondiale lungo le linee della guerra di [[w:Gog e Magog|Gog e Magog]]. Maimonide rigetta una grossa porzione della letteratura apocalittica nella seguente ''halakhah'':
{{q|Prendendo le parole dei Profeti in senso letterale, appare che l'inaugurazione dell'era messianica sarà segnata dalla guerra di Gog e Magog...</br/>
Alcuni nostri saggi dicono che la venuta di Elia precederà l'avvento del Messia. Ma nessuno è nella posizione di sapere i particolari di ciò e cose simili finché non avvengano. Non sono dichiarate esplicitamente dai Profeti. Né i Rabbini hanno alcuna tradizione che riguardi tali materie. Sono guidati esclusivamente da quello che i Testi scritturali sembrano implicare. Vi è dunque una divergenza di opinione in merito all'oggetto. Ma ad ogni modo né la sequenza esatta di quegli eventi né i relativi dettagli costituiscono dogma religiosi. Nessuno si dovrebbe mai occupare dei temi leggendari o passare troppo tempo su dichiarazioni midrashiche riguardanti questo o simili questioni. Non li si deve considerare di primaria importanza, poiché non conducono né al timor di Dio né all'amor Suo. Nessuno deve calcolare la Fine. Dissero i Rabbini: ''Maledetti coloro che calcolano la fine'' ([[Guida maimonidea/Bibliografia|BT ''Sanhedrin'' 97b). Si deve aspettare (il suo arrivo) e accettare in principio questo articolo di fede, come abbiamo affermato precedentemente.|"Leggi sui Re e le Guerre", 12:2}}
 
Un intenso coinvolgimento nell'apocalisse messianica e il calcolo delle Fine mancano quindi di qualsiasi valore religioso e non aggiungono nulla alla nostra conoscenza del futuro, che è comunque ignoto. Non favorisce né amore né timore di Dio. Secondo Maimonide, la trasformazione messianica sarà un cambiamento della situazione politica della nazione ebraica, che sarà liberata dall'asservimento alle nazioni del mondo, e la formazione di uno spazio nel quale sarà possibile realizzare la Torah in pieno. Sottomissione ed esilio precludono la sviluppo della perfezione umana, poiché sottopongono la vita umana a preoccuparsi delle necessità basilari dell'esistenza. La raccolta degli esuli è quindi connessa alla liberazione dall'asservimento alle nazioni.<ref name="DovSch"/>
 
Maimonide rigetta l'interpretazione che la Terra di israele abbia una qualche qualità inerente ed unica che la renda uno spazio sacro in cui risiede la profezia. La scomparsa della profezia durante l'esilio non deve essere associata alla distanza territoriale da uno spazio sacro, come sostengono R. Yehuda Ha-Levi e altri dopo di lui. Secondo Maimonide, la ragione che la profezia non discende sulle persone in esilio è che queste vivono in circostanze di asservimento e stress, che ne limitano gli orizzonti. Nella ''Guida'', dopo aver dichiarato che la tristezza e lo stress del profeta ne causano un'interruzione di profezia, Maimonide continua descrivendo la situazione in esilio:
{{q|Questa è indubbiamente la causa essenziale ed immediata del fatto che la profezia fu tolta via durante il tempo dell`''Esilio''. Quale ''languore'' o ''tristezza'' può accadere ad un uomo in qualsiasi stato che sia più forte di ciò che è causato dal suo essere uno schiavo asservito agli ordini di ignoranti che commettono grandi peccati... Ciò sarà anche la ragione per cui la profezia ci verrà ripristinata nella sua forma abituale, come è stato promesso ''nei giorni del Messia, che possa esserci presto rivelato''.|''Guida'' II:36}}
 
==Note==