Guida maimonidea/Interpretazione ed ermeneutica: differenze tra le versioni

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{{q|Qual'è la fonte della loro fede in lui? La teofania sul Monte Sinai, dove i nostri occhi videro, e non quelli di un estraneo; le nostre orecchie udirono, e non quelle di un altro... Pertanto, coloro ai quali fu inviato sono testimoni della verità della sua profezia; non fu necessario eseguire un miracolo per loro, poiché egli ed essi furono come due testimoni che osservarono lo stesso evento insieme.|''Ibid.'' 8:1-2}}
 
La partecipazione del popolo alla profezia stessa di Mosè lo liberò dal dover usare meraviglie e miracoli per rafforzare ostentatamente la sua profezia. Poiché un profeta non può essere creduto in virtù dei suoi miracoli, il dovere di obbedire le parole dei profeti si origina dai comandamenti della Torah che ordinano di ascoltarli. Quando sopraggiunge un profeta, questi non afferma qualcosa in virtù della rivelazione stessa, poiché non abbiamo modo di sapere se Dio gli è apparso veramente come apparve sul Monte Sinai. Il dovere di obbedire il profeta si basa sulla Torah.<ref name="Zvi"/> Pertanto un profeta che cerca di alterare o minare la Torah di Mosè essenzialmente mina il dovere di obbedirlo, poiché tale dovere è esso stesso derivato dalla Torah di Mosè:
La partecipazione del popolo alla profezia stessa di Mosè lo liberò dal dover usare meraviglie e miracoli per rafforzare ostentatamente la sua profezia.
{{q|Quindi non crediamo un dato profeta che arriva dopo Mosè solo a causa delle meraviglie [che compie]... piuttosto, a causa del comandamento che ci fu amministrato da Mosè quando disse: "Se compie una meraviglia, a lui darete ascolto." Di conseguenza, se un profeta arriva e compie grandi segni e meraviglie, e desidera negare la profezia di Mosè, noi non lo ascoltiamo... poiché crediamo solo nelle meraviglie a causa del comandamento enunciato da Mosè, come possiamo accettare questa meraviglia, che viene a negare la profezia di Mosè da noi vista e udita?|''Ibid.'' 8:2-3}}
 
Nelle Leggi delle Fondamenta della Torah, una nuova spiegazione emerge dall'idea che la profezia fu espulsa dal campo della ''halakhah'' dopo la consegna della Torah. Un profeta non può alterare o aggiungere alla ''halakhah'', non solo a causa di una qualche regola secondaria che limita il suo potere, ma anche a causa di una limitazione che deriva proprio dalla concezione della sua autorità. L'autorità dei profeti postmosaici deriva dalla Torah stessa, e quindi qualsiasi tentativo da parte loro di minarne lo status eradica la base stessa della loro autorità. È come un giudice che determina in tribunale che la legge è sbagliata e pertanto il suo giudizio è contro la legge. Una tale determinazione pregiudicherebbe automaticamente l'autorità del giudice, poiché il tribunale deriva la propria autorità dal fatto che la legge lo determina. Mosè è dunque il legislatore esclusivo mediante profezia perché la rivelazione a Mosè fu pubblica e non basata su miracoli, che possono sempre essere dubitati. Un profeta postmosaico non deriva la propria autorità dalla rivelazione sulla quale si fonda l'autorità di Mosè; il dovere di ubbidirlo è desunto dalla Torah di Mosè. dalla quale deriva la sua autorità.<ref name="Zvi"/>
 
In questa costruzione innovativa Maimonide stava cercando di delimitare la potenza implicitamente antinomica dell'autorità profetica. Un profeta si appella alla rivelazione diretta che è la stessa fonte di autorità sulla quale si basa la legge stessa. Se costui riesce a stabilire tramite miracoli un accesso indipendente alla rivelazione, Maimonide, stabilendo l'unicità della rivelazione al Sinai, afferma che un profeta non ha accesso diretto alla rivelazione come fonte indipendente della sua voce autorevole. Il suo potere è sempre mediato attraverso il comandamento dato al Sinai, che è l'unico momento legale che può essere basato direttamente sulla rivelazione.<ref name="Zvi"/><ref name="Aharon"/>
 
==Note==