Guida maimonidea/Imitatio Dei: differenze tra le versioni

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[[File:Sefer Mishpatim title-panel.jpg|thumb|300px|left|Pagina miniata facsimile dello ''Sefer Mishpatim (Libro del Diritto Civile)'' dal Libro XIII della ''Mishneh Torah'' - Nord Italia, XV secolo<ref>Pagina miniata facsimile dello ''Sefer Mishpatim (Libro del Diritto Civile)'' dal Libro XIII della ''Mishneh Torah'' - Nord Italia, XV secolo: nel registro inferiore tre uomini stanno in piedi davanti ad un gruppo di quattro giudici seduti. Il registro superiore mostra una scena di giostra che non riguarda il testo. Collezione privata, Folio 298v. (Ex. Nr. 69) — da [https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Mishneh_Torah_(Books_7_to_14)_by_Maimonides_-_Google_Art_Project.jpg Wikimedia Commons, Google Project: Mishneh Torah]</ref>]]
 
Maimonide fu un rinomato ''nagid'' (נגיד‎ - guida)<ref>''Nagid'', (ebraico: נגיד‎), è un termine ebraico che significa "principe" o "guida/capo". Tale titolo veniva spesso attribuito a leader religiosi nella comunità sefardiresefardite del Medioevo, generalmente in Egitto. Cfr. [http://jewishencyclopedia.com/articles/11273-nagid Jewish Encyclopedia: ''s.v.'' "Egypt - Nagid"].</ref> e possedette pieni poteri. Ciò nonostante non si preoccupò di istituire riforme sinagogali, che sarebbero state facili per lui in quella posizione. Le sinagoghe degli ebrei palestinesi sopravvissero insieme a quelle babilonesi oltre al secolo successivo. L'azione di Maimonide fu coronata solo dalla leggenda: "Maimonide costruì una casa di preghiera, che completò in una sola notte con l'aiuto di Dio. Fu un edificio stupendo. In esso i babilonesi pregarono secondo le proprie tradizioni."<ref name="Heschel">Cit. in Abraham Joshua Heschel, ''Maimonides'', Farrar, Strauss & Giroux, 1983, pp. 241-247.</ref>
 
In una brano scritto durante quegli anni, Maimonide distingue tra due tipi di uomini devoti. Alcuni si dedicano esclusivamente al proprio destino, evitando gli affari mondani e le rispettive distrazioni; svolgono i propri doveri serenamente e sono pertanto amati da Dio e dagli uomini. Gli altri sono coinvolti negli affari del mondo, sono impicati in conflitti, collidono con la sregolaztezza, enon possono evitare l'ira, le lamentele e i discorsi inopportuni. I grandi saggi, percependo tutto questo, scelsero di ritirarsi e dedicarsi puramente allo studio.<ref>''Maamar ha-Jichud'', p. 39 e XIV, ediz. Steinschneider - in [http://books.google.co.uk/books?id=8ht2SvHI9zUC&pg=PA262&lpg=PA262&dq=maamar+hajichud&source=bl&ots=nsGmTx1z-_&sig=MpqVkyAGKbp8xcwQR49654lfRyk&hl=en&sa=X&ei=lsVHVMXRMpCV7Aa5uIDoCw&ved=0CCYQ6AEwAA#v=onepage&q=maamar%20hajichud&f=false Heschel, ''op. cit.'', p. 262].</ref>
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L'amore del pensiero fu il tema fondamentale della sua vita. Maimonide si relazionava al pensare come qualcosa di personificato. Per lui, ogni atto del pensare era la ricezione di una rivelazione: l'emanazione ininterrotta del divino entra nel pensiero, ma entra anche in ogni evento del mondo, ovunque la materia abbia ottenuto forma. Anche questa idea fu una passo sul percorso di Maimonide verso il concreto.<ref name="Davidson">Herbert A. Davidson, ''Moses Maimonides the Man and His Works'', Oxford University Press, 2005, pp.538-556.</ref>
 
Il mistero del pensare fu l'esperienza più penetrante della sua vita.<ref>Nei seguentisuccessivi paragrafi si segue a grandi linee il contenuto di ''Moreh Nevukhim'' nei rispettivi tre libri, che vengono citati individualmente dopo certe affermazioni specifiche di Maimonide nel testo.</ref> Dio è sublime; qualsiasi definizione del Suo essere è impossibile; la conoscenza della Sua persona sta al di là dei limiti della ragione. Dio è remoto; l'attrazione, l'impulso, il bisogno di Dio spinse Maimonide allverso l'"intelletto attivo". Il pensiero veniva personificato; egli era permeato deldal mito dell'"intelletto attivo": "Il pensiero che scaturisce da Dio sopra di noi è l'anello tra Lui e noi, e dipende da te solidificare questo anello e renderlo più intimo o allentarlo gradualmente fino a dissolverlo del tutto." (''Moreh Nevukhim'' III, 51). Né doveva pensare a cose sante per poter essere vicino al santo; il pensare stesso è santità. "Se un uomo sta a casa da solo, non siresta siedein piedi e si muove ed agisce come se fosse davanti ad un re potente. Ma non parlerà ed esprimerà una gran quantità di parole a piacimento di fronte al re come quando si trova con parenti e membri di famiglia. E quindi l'uomo che desidera diventare uomo di Dio deve svegliarsi e capire che il re potente, che sempre lo protegge ed è connesso a lui, è più potente di tutti i re in carne ed ossa, anche di David e Salomone. Questo re che protegge, che è collegato a noi, è l'«intelletto attivo», il vincolo tra Dio e noi. E proprio come noi conosciamo Dio grazie alla luce che da Lui ci irradia, così Egli ci scruta interiormente con questa stessa luce e per amore di questa luce." (''MOreh Nevukhim'' III, 52). Ciò nondimeno, il suo senso dei limiti della ragione non cessò di interessarlo. La preminenza della profezia sulla filosofia divenne più distinta che mai: "Sappi che esiste un livello superiore a tutta la filosofia: è la profezia. È un mondo differente. Qui non c'è posto per argomentare ed investigare; nessuna prova può raggiungere la profezia; qualsiasi tentativo di esaminarla in modo erudito è condannato a fallire. Sarebbe come cercare di raccogliere tutte le acque della terra in una piccola tazza,"<ref>Kobez II, 23c, ediz. Lichtenberg - in [http://books.google.co.uk/books?id=8ht2SvHI9zUC&pg=PA262&lpg=PA262&dq=maamar+hajichud&source=bl&ots=nsGmTx1z-_&sig=MpqVkyAGKbp8xcwQR49654lfRyk&hl=en&sa=X&ei=lsVHVMXRMpCV7Aa5uIDoCw&ved=0CCYQ6AEwAA#v=onepage&q=maamar%20hajichud&f=false Heschel, ''op. cit.'', p. 262].</ref> scrisse nei suoi ultimi anni. "Ma io dico che c'è un limite alla conoscenza umana, e fintanto che l'anima è nel corpo, non può afferrare il sovrannaturale."<ref>Kobez II, 23b, ediz. Lichtenberg - in [http://books.google.co.uk/books?id=8ht2SvHI9zUC&pg=PA262&lpg=PA262&dq=maamar+hajichud&source=bl&ots=nsGmTx1z-_&sig=MpqVkyAGKbp8xcwQR49654lfRyk&hl=en&sa=X&ei=lsVHVMXRMpCV7Aa5uIDoCw&ved=0CCYQ6AEwAA#v=onepage&q=maamar%20hajichud&f=false Heschel, ''op. cit.'', p. 262].</ref> Non importa quanto ardentemente la mente tenti di conoscere Dio, troverà sempre una barriera; la materia è un potente muro divisorio (''Moreh Nevukhim'' III, 9). Maimonide fu uno di coloro "che sono rattristati se le esigenze della materia li portano all'impurità e alla disgrazia; si vergognano e si disprezzano per esserne afflitti, e tentano di diminuire la disgrazia e controllarsi. Si comportano come un uomo contro cui il re è irato e al quale, per esporlo al disprezzo, ordina di spazzare l'immondizia; e l'uomo cerca di nascondersi in tale tempo di disgrazia e tocca solo poche cose per non sporcarsi le mani ed i vestiti o esser visto da altri" (''Ibid.'' III, 8).
 
L'immortalità, per Maimonide, è la vita eterna dello spirito nel processo di conoscenza. L'anima che sopravvive dopo la morte non è l'anima che viene ad esistere con l'uomo; l'anima originale è solo una capacità, una pura facoltà; in contrasto, l'anima che abbandona l'uomo dopo la morte è reale e con ragione acquisita. La misura di immortalità dipende dunque dall'ammonto di conoscenza acquisita.(''Ibid.'' I, 70).
 
Non fu duro per Maimonide separarsi dal tempo, dalle agitazioni della vita. Il tempo per lui non era eterno, era creaturale, una "qualità accidentale" del movimento, dell'accadere. Il moto stesso è soltanto una "qualità accidentale|\2 della sostanza; il tempo è quindi una "qualità accidentale" di una "qualità accidentale" (''Ibid.'' II, 13).
{{q|Quando l'uomo perfetto è avanzatoavanti negli anni, la sua felicità per ciò che conosce aumenta ed il desiderio del conosciuto aumenta finché l'anima nel tempo diprovare questo piacere si separa dal corpo. La conoscenza diventa più forte al momento della morte, e rimane sempre col suo oggetto, poiché allora l'ostacolo che a volte separa il conosciuto dal conoscibile viene portato via, e l'uomo rimane con questo piacere sublime. Mosè, Aronne e Miriam morirono in quel modo quando Dio li baciò. Poiché la conoscenza di Dio è come un bacio.|''Moreh Nevukhim'' III, 51}}
 
Anni dopo, quando la salma fu portata in Palestina, si narra che i pirati attaccarono la carovana. Volevano gettare la bara in mare, ma furono incapaci ad alzarla sebbene ci provassero più di trenta uomini insieme. Vedendo ciò, dissero: "Questo fu un uomo devoto." Chiamarono gli ebrei e diedero loro una scorta.<ref>Citata da Shlomo Zalman Havlin, "The Life of Maimonides", ''Da`at 15'', 1985, pp. 67-79 (in ebr.); e A. J. Heschel, ''op. cit.'', p. 246.</ref>
 
Secondo i suoi desideri, Maimonide fu sepolto a Tiberiade, in un luogo dove Rabbi Judah ha-Nasi aveva spesso dimorato. Una mano sconosciuta appose la seguente iscrizione:
:''Qui giace un uomo e pureppur non uomo;''</br>
:''Se tu fosti uomo, allora creature celesti ti crearono.''</br>
 
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:''Qui giace Moses Maimuni, l'eretico bandito.''</br>
 
Il popolo eresse poi un monumento al loro grande Maestro con le parole:
:'''''Da Mosé a Mosè, non ci fu nessuno come Mosè.''''' <ref>Cioè, dal Mosè biblico a Mosè Maimonide, non ci fu mai più nessuno alla pari di questi due eccelsi Mosè.</ref><br>
 
Il 30 novembre 1204, due settimane prima che Maimonide morisse, Samuel Ibn Tibbon terminò la sua traduzione in ebraico della ''Guida dei perplessi''. Si imbarcò immediatamente e viaggiò alla volta di Fustat per incontrare il Maestro. Ma fu troppo tardi.<ref name="Heschel"/>