Guida maimonidea/La forza di Maimonide: differenze tra le versioni

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Pur tuttavia, nonostante questa abbondanza di dati, c'è un ampio divario tra l'impressione convenzionale di Maimonide e la sua personalità rivelata dalle lettere e dai frammenti della Geniza. Il divario risulta dalla immagine diffusa di Maimonide come intellettuale e razionalista. L'aggettivo "intellettuale" è solo di uso limitato nel caratterizzare la sua ''oeuvre'', e non contribuisce affatto a comprendere la sua personalità.<ref name="Halbertal2"/> Il termine propone un uomo al controllo delle proprie emozioni e privo di passione; un uomo freddo, elitista e privo di umorismo; un uomo che suscita stima ma non amore. Tuttavia le fonti scritte rivelano una personalità totalmente differente. La grave depressione che lo afflisse per un anno dopo la morte del fratello, ed il lutto che ne conseguì, durato almeno otto anni, non sono certo caratteristici di un uomo freddo e stoico. La personalità di Maimonide ebbe una vena sensibile, delicata e vulnerabile — componenti che sono difficili da valutare a causa della sua immagine principale come uomo quasi troppo perfetto per essere avvicinato.<ref name="Halbertal2"/><ref name="Ruda"/>
 
Certamente, il modo proprio di Maimonide di esprimersi ha contribuito alla sua immagine di genio distante, a volte arrogante o persino duro, severo. E sicuramente egli non fu tollerante di ciò che considerava errore, specialmente quando coinvolgeva concetti religiosi e scientifici che voleva sradicare. Sulle grandi questioni della natura della tradizione ebraica, la sua posizione basilare rispetto al suo ambiente era di conflitto e lotta. Uno degli scopi centrali del suo lavoro era di apportare un profondo cambiamento nelle credenze dei suoi contemporanei e di coloro che sarebbero venuti dopo.
 
Al cuore della sua polemica religiosa era il suo impegno di estirpare l'idea che Dio possedesse un corpo ed una vita emotiva, credenza molto diffusa e che Maimonide considerava peggio dell'idolatria. Nel suo ''Saggio sulla Risurrezione'',<ref name="Rissurrezione">L'edizione qui usata per stralci di testo è quella in trad. inglese, ''Essay on Resurrection'', in Abraham Halkin & David Hartman, ''Epistles of Maimonides: Crisis and Leadership'', Jewish Publication Society, 1985, pp. 93-149 (libera trad. ital. di [[Utente:Monozigote|Monozigote]]).</ref> parla come segue di vari dotti che affermavano una credenza nella corporeità di Dio sulla base di una lettura letterale dell`''aggadah'' talmudica:
{{q|Questa gente eccessivamente deficiente... che, sebbene si considerino saggi di Israele, sono in realtà i più ignoranti, e del tutto smarriti peggio delle bestie, con le menti ripiene delle ciancie insensate di vecchiette.|''Saggio sulla Risurrezione'', p. 22}}
 
Un ugual tono è evidente nei suoi commenti sulla letteratura astrologica e su coloro che ci credono; Maimonide considerava l'astrologia come se si fosse sviluppata dall'idolatria: "Quindi dovete sapere che gli stolti hanno composto migliaia di libri vuoti e nulli. Una quantità di uomini, vetusta negli anni ma non in saggezza, ha sprecato i propri giorni a studiare tali libri e hanno immaginato che queste follie fossero scienza" (''Lettera sull'Astrologia'', p. 465)<ref name="Astro">''Lettera sull'Astrologia'', in Isadore Twersky (cur.), ''A Maimonides Reader'', Behrman House, 1972, pp. 475-477.</ref> Questa letteratura che egli condanna, includeva gli scritti di saggi ebrei, tra cui Abraham Bar Hiyya e Abraham Ibn Ezra. Una dura vena di rifiuto appare ogniqualvolta Maimonide discute di qualcosa che egli reputa una superstizione che danneggi la purezza dell'Ebraismo. Nella ''Guida'', per esempio, commenta su coloro che attribuiscono poteri magici ai nomi divini: "...non fatevi venire in mente le immaginazioni vaneggianti degli scribacchini di amuleti o di certi nomi che potreste udire da costoro o che sipossano trovare nei loro stupidi libri" (''Guida'' I:61). Nella ''Mishneh Torah'' parla in toni simili contro coloro che scrivono i nomi sacri sulle [[w:mezuzah|mezuzah]] perché li considerano oggetto di poteri speciali, capaci di proteggere la casa e coloro che vi dimorano:
{{q|Ma coloro che scrivono i nomi degli angeli, i nomi santi, i versetti, o forme speciali sulla mezuzah sono inclusi nella categoria di coloro che non condivideranno il mondo a venire, poiché questi sciocchi non solo cancellano il comandamento, ma fanno di un grande comandamento, l'unificazione dell'Uno Santo, che sia benedetto, il Suo amore, e la Sua adorazione, un amuleto a loro beneficio dato che pensano, nella loro stupidità, che questa sia materia che li benefici in merito a vanità mondane.|''Leggi sui Tefillin, sulla Mezuzah e i Rotoli della Legge'' 5:4}}
 
Maimonide non era meno severo con coloro che erano in disaccordo su problemi halakhici. Il suo tono nelle discussioni halakhiche era meno duro di quanto non lo fosse nelle polemiche sulla fede, ma tuttavia era pur sempre duro, anche quando si confrontava in dispute con il più grande dei [[w:Gaon|''Geonim'']]. Nel corso di una disputa con l'autore di ''Halakhot Gedolot'' (R.<ref>Quando apposta, l'abbreviazione "R." sta per "Rabbi/Rabbino".</ref> Simeon Kayyara) e altri, disse quanto segue: "Per loro, il linguaggio del Talmud si combina con una lingua confusa ed un idioma straniero" (''Libro dei Comandamenti'', p.11).<ref>''Sefer ha-Mizvot'' [Libro dei Comandamenti], trad. di Joseph Kafiḥ, Mosad ha-Rav Kook, 1971.</ref> Nell'introduzione del ''Commentario alla Mishnah'', opponendo l'interpretazione dei ''Geonim'' riguardo all'origine delle dispute halakhiche, Maimonide descrive la loro posizione come segue: "Questo tipo di contesa, Dio lo sa, è affermazione estremamente depravata e sgradevole. Queste sono parole di uno che non capisce, e che non è meticoloso sui fondamenti e che macchia il popolo mediante cui i comandamenti furono ricevuti. Tutto questo approccio è vano. Ciò che ha condotto a credere in tale convinzione depravata è stata la povertà di meditazione sulle opere dei Saggi che si trovano nel Talmud."
 
Maimonide osservò che la sua propensione verso la polemica diminuì col tempo e che la maturità temperò la sua inclinazione verso forme espressive mordenti e aggressive, che potevano ridurre in lagrime i suoi opponenti. In una lettera al suo amato studente Joseph ben Judah, in cui Maimonide insisteva che questi non si facesse coinvolgere in baruffe, si descrisse come segue:
{{q|Quando avevo la tua età o anche di più, ero ancor più impetuoso di te negli argomenti e, come hai sentito, mi confrontavo con parola e penna contro quei grandi uomini che cercavano di essere in disaccordo con me. E senza dubbio avrai anche sentito ciò che successe tra me e R. Judah Hakohen di benedetta memoria, figlio di Mar Pirẖon, a riguardo di due problemi relativi al considerare un animale non [[w:Kosher|kosher]], e tra me ed il giudice di Sijilmasa in merito ad un documento di divorzio, e tra me e Abu Joseph ben Mar Joseph, che riposi nell'Eden, circa una donna che era stata fatta prigioniera, e molti altri casi simili. Io lì deliziai i miei ammiratori e feci piangere i miei avversari con le mie parole e la mia penna — con le parole a coloro che erano in mia presenza, e con la mia penna a coloro che erano distanti.|''Iggerot'', pp. 421-422}}
 
La forza della reazione di Maimonide verso i suoi avversari evidentemente risultava dal divario tra i suoi propri talenti e lo splendore della sua comunità natia (al-Andalus) e la condizione inferiore delle persone che egli incontrò nel corso della vita come profugo nel Maghreb e come immigrato in Egitto, e come uno che sfidava le rimanenze della tradizione ''geonica'' in Terra d'Israele e a Baghdad. Come halakhista e filosofo, Maimonide visse in splendido isolamento, non avendo nelle vicinanze interlocutori alla sua pari, di statura simile al mondo perduto dell'Andalusia. Le cose sarebbero forse andate diversamente se la famiglia di Maimonide fosse emigrata al Nord, verso la Provenza, poiché quando scoprì con gioia, più avanti negli anni, i grandi dotti di Lunel, egli agì con loro come primo fra pari.<ref name="Halbertal2"/>
 
==Note==