Guida maimonidea/Egitto: Alessandria e Fustat: differenze tra le versioni

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Evidentemente Maimonide cercava di esporre Abraham alle situazioni mondane e al comando. Si prendeva quindi la briga di fare in modo che suo figlio fosse presente quando aveva a che fare con questioni del momento; come si è visto, si aspettava grandi cose dal figlio. In circostanze simili alla citata, i bambini si affiatano insieme, e mentre gli adulti trattavano di cose mondane, Abraham allegramente insegnava ad al-Galal una delle forme discorsive del padre. Maimonide ascoltava con gioia il ciarlare dei due bambini ed il messaggero, che si premurò di trascrivere l'incontro nei particolari, racconta che Maimonide giocò con al-Galal. Maimonide non nominò il figlio a nessun incarico mentre era in vita, ma questa storia illustra chiaramente come egli tentasse di esporlo agli affari della comunità.<ref name="Fenton"/>
 
La grande speranza di Maimonide si realizzò e, dopo la sua morte, suo figlio fu nominato guida degli ebrei d'Egitto e divenne un importante pensatore e halakhista. Nonostante la costante difesa degli insegnamenti di suo padre, Rabbi Abraham importò elementi di misticismo mussulmano sufi nella sua interpretazione dell'Ebraismo, un veduta del mondo alquanto distante in vari modi dalle idee basilari di Maimonide. Ad un certo punto di disaccordo con la posizione halakhica del padre, R. Abraham<ref>Quando apposta, l'abbreviazione "R." davanti ai nomi ebraici sta per "Rabbi" (rabbino).</ref> fa un'osservazione interessante sul metodo paterno:
{{q|Se mio padre e insegnante avesse sentito ciò, l'avrebbe riconosciuto [cioè, la posizione di Abraham circa una materia sulla quale discordavano]; come egli stesso ebbe a dire, "riconosci la verità." E noi l'abbiamo sembre visto, benedetta sia la sua memoria, in accordo col minore dei suoi allievi quando qualcosa risultava vera, nonostante la sua ricchezza di sapienza, che non era mai in contrasto con la sua devozione.|''ha-Maspiq le-Ovdei ha-Shem, p. 70<ref>''Abraham ben ha-Rambam (figlio di Maimonide). Ha-Maspiq le-Ovedei ha-Shem'', N. Dana (cur.), Bar Ilan University Press, 1989.</ref>}}
 
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I postulanti si rivolsero dunque a Maimonide nella speranza che contribuisse con la sua grande sapienza halakhica a controbattere i saggi e l'Esilarca, aiutandoli ad adempiere il voto di promulgazione contro la succitata formula documentaria. Maimonide non li deluse, sentenziando che il voto era corretto e vincolante per coloro che erano presenti al momento della relativa promulgazione e che lo avevano accettato. Inoltre, ebbe a dire, se il voto è stato assecondato da una maggioranza della comunità, anche la minoranza che non l'aveva assecondato era ciò nondimeno vincolata dalle sue stipulazioni. Quell'obbligo non era legato alla forza del voto stesso, poiché non l'avevano assecondato, ma alla suddivisione in fazioni della comunità che ne sarebbe derivata nel non accettarlo — fatto che la ''halakhah'' opponeva. Di particolare interesse è lo spettro della divisone comunitaria che Maimonide solleva come ragione per imporre i termini del voto anche sulla minoranza. Persumibilmente, era la stessa preoccupazione di frammentazione della comunità che aveva spinto gli halakhisti del ''ra`is al-yahud'' ad annullare il voto, sulla base del fatto che colpiva un'autorità legittima e dava adito a disaccordo. La forza halakhica che Maimonide assegnò a questi voti implicava un nesso tra posizione halakhica e lotta politica, e l'averlo fatto senza dubbio indebolì molto il potere del ''ra`is al-yahud'' e dei suoi accoliti. La ''Halakhah'', anche tra le mani dei suoi più gloriosi rappresentanti, non può essere separata completamente dalle lotte di potere.<ref name="Sasson"/>
 
Poiché il ruolo di ''ra`is al-yahud'' dipendeva dalla rispettiva nomina confermata dall'autorità del sovrano mussulmano, la ribellione di Maimonide contro il rappresentante di una famiglia potente ed affermata fu probabilmente resa possibile in parte dalla caduta della dinastia [[w:Fatimidi|fatimide]] causata dagli [[w:Ayyubidi|Ayyubidi]] nel 1171, verso il periodo in cui Maimonide ascese alla carica di ''ra`is al-yahud''. La precedente leadership ebraica si era basata su stretti legami coi Fatimidi, e la caduta di questi minò la posizione dei primi. È anche possibile che il notevole influsso di immigranti dal Maghreb contribuì all'abilità di immigrati come Maimonide di ottenere una posizione di grande prestigio, come contribuì anche il suo matrimonio con l'una donna appartenente ad una famiglia aristocratica locale.<ref name="Halbertal3"/>
 
Tuttavia Maimonide non ottenne un pieno e definitivo controllo sugli affari interni della comunità ebraica in Egitto. Aveva officiato come ''ra`is al-yahud'' per soli due anni quando ebbe luogo un altro rovesciamento e Abu Zikri Sar Shalom, noto come Zuta, venne nuovamente nominato in quella carica. Questi incarichi implicavano intrighi, corruzione e lotte interne, e per tutto il tempo che Abu Zikri rimase in carica come ''ra`is al-yahud'', Maimonide non solo si rifiutò di riconoscere la sua autorità ma, in base alla forza della propria posizione halakhica, sostenne anche le contestazioni di varie comunità contro la posizione giuridica di Sar Shalom. Nella sua lettera al giudice Pinẖas, che evidentemente era stato intimorito dal ''ra`is al-yahud'', Maimonide descrive quest'ultimo come una persona corrotta e inconsistente:
{{q|Mi chiedi di Abu Zikri, che è andato al potere in una maniera spregevole e moralmente disperata. Ha paura di chiunque nella comunità e nessuno lo aiuta. Non ti preoccupare di lui e non aver paura delle parole dei passanti. Ha sprecato i novanta dinari che ha pagato, non avendo ricevuto [in cambio] nessun documento di incarico dal re, ma solo la seguente autorizzazione: Se gli ebrei ti vogliono, che ti abbiano. Poi è venuto e ha detto agli anziani: "Se mi espellete, me ne andrò." Si mise a piangere davanti a loro per tutta la notte finché gli permisero [di rimanere]. Questo è un resoconto vero.|''Iggerot'', p. 450}}
 
Maimonide esortò Pinẖas ad opporsi alla guida di Abu Zikri e dei suoi accoliti. Abu Zikri aveva infatti corrotto il re, ma in cambio ne aveva ricevuto solo un incarico condizionale e poco convinto, dipendente dall'acquiescenza della comunità. Viene descritto come un codardo e un mascalzone, e gli anziani che dovevano confermare la sua nomina affinché fosse valida, lo fecero di malavoglia dopo che egli si prostrò loro davanti implorandoli.<ref name="Sasson"/>
 
Tuttavia, questa dura descrizione di Abu Zikri potrebbe non presentarne un quadro completo. Sembra che questi avesse appoggi notevoli nell'ambito comunitario, come appare evidente da commenti di R. Abraham, figlio di Maimonide. Nel suo libro, R. Abraham parla degli sforzi di suo padre per condurre all'unità liturgica la comunità ebraica egiziana mediante l'adozione universale della versione babilonese della liturgia. Fustat, come molti altri località, aveva due sinagoghe — una per gli ebrei babilonesi ed una per quelli della Terra d'Israele. Una differente caratteristica della liturgia di terra d'israele era il suo ciclo triennale di letture bibliche, in contrasto che la pratica babilonese di leggere l'intera Torah annualmente. Maimonide cercò di eliminare differenze di questo tipo, e R. Abraham afferma che il "principe dei principi" — evidentemente Abu Zikri — aveva ostacolato gli sforzi del padre. Abu Zikri era membro della famiglia geonica della Terra d'Israele, e non c'è da sorprendersi che egli volesse difendere le pratiche liturgiche d'Israele all'interno della comunità egiziana.<ref name="Sasson"/>
 
La posizione relativamente potente del suo rivale sembra essere stata la causa del fatto che Maimonide rimase nella carica di ''ra`is al-yahud'' per soli due anni, 1171-1172, e riottenne l'incarico soltanto verso la fine della sua vita, dal 1196 al 1204. Il suo rientro in carica e la cacciata di Sar Shalom Abu Zikri viene menzionata nello "Scrollo di Zuta il Malvagio", un polemico trattato scritto da Abraham ben Hillel, un sostenitore di Maimonide, nel 1197: "Fintanto che l'Onnipotente guardò ed inviò il messaggero dei fedeli, il segno delle età e la meraviglia dei tempi, Mosè il rabbino. Ristabilì la religione al suo antico [splendore], la ripristinò appropriatamente, e rimosse l'idolo dal santuario."<ref>L'ebraico di questo testo è scritto in versetti, impossibile da riprodurre nella presente traduzione. Cfr. Menachem Ben-Sasson, ''op. cit.'', ''s.v.''</ref>
 
==Note==
<references/>
 
{{Avanzamento|50100%|24 ottobre 2014}}
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