Guida maimonidea/Egitto: Alessandria e Fustat: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Nessun oggetto della modifica
Riga 21:
{{q|Qual'è l'amore di Dio che sia conveniente? È amare l'Eterno con amoire immenso e superiore, così forte che la propria anima sia totalmente aggrovigliata nell'amore di Dio, e uno ne sia rapito continuamente, come colui che sia malato d'amore e la cui mente non sia mai libera dalla passione per una donna particolare, il pensiero della quale gli riempie il cuore in ogni momento, che egli sia seduto o in piedi, quando mangia o beve. Ancor più intenso deve essere l'amore di Dio nei cuori di coloro che Lo amano.|''Leggi sul Pentimento'' 10:3}}
 
Nella ''Mishneh Torah'', verso la fine delle ''Leggi sul Rapporto Proibito'', Maimonide tratta la sessualità come impulso difficile da resistere: "Non c'è proibizione in tutta la Scrittura che le persone in generale non abbiano più grande difficoltà ad osservare dell'interdizione delle unioni proibite e del rapporto illecito" (''Leggi sul Rapporto Proibito'', 22:18). La lotta con la sessualità richiede disciplina e ammonimenti, che eglisiegli si appresta ad elencare: "In tale maniera, l'uomo deve evitare la frivolezza, l'ubriachezza, ed il discorso impudico, poiché questi sono grandi fattori contributivi e maniere che conducono ad unioni proibite. Né l'uomo deve vivere senza una moglie, poiché la condizione matrimoniale conduce a grande purezza" (''ibid.'', 22:21). Seguendo il Talmud, Maimonide raccomanda quindi una condotta che egli stesso non adottò: un matrimonio in giovane età che aiuti ad incanalare la propria sessualità ed a controllarla.<ref name="Halbertal3">Moshe Halbertal, ''Maimonides. Life and Thought'', Princeton Univerrsity Press, 2014, pp. 33-47.</ref>
 
Il modo in cui Maimonide tratta la propria sessualità evidentemente viene espressa nel seguente passo: "Ma soprattutto, come i Saggi hanno dichiarato, un uomo deve dirigere la propria mente e i propri pensieri verso le parole della Torah ed ampliare la propria conoscenza con saggezza, poiché pensieri impudici prevalgono solo in un cuore senza saggezza, e della saggezza si dice, ''Cerva amabile e gazzella graziosa, le sue mammelle ti soddisfino in ogni tempo, e sii continuamente rapito nel suo amore'' (Proverbi 5:19)" (''ibid.''). Come opposto all'Eros sessuale uno deve porre il desiderio di saggezza, qui descritto in termini potentemente erotici. L'amore della saggezza riempie l'intero conscio della persona, e la sua interazione con l'Eros sessuale costituisce un gioco a somma zero.<ref name="Halbertal3"/>
 
Maimonide aveva 48 anni nel 1186, quando nacque suo figlio Abraham. Sembra inoltre che abbia avuto anche una figlia, morta giovanissima. In una lettera al suo amato allievo Joseph, scritta quando Abraham era ancora un bambino, il padre orgoglioso parla con ardore del proprio figlio, che vedeva come fonte di grande consolazione in una vita di duro travaglio:
Riga 34:
La grande speranza di Maimonide si realizzò e, dopo la sua morte, suo figlio fu nominato guida degli ebrei d'Egitto e divenne un importante pensatore e halakhista. Nonostante la costante difesa degli insegnamenti di suo padre, Rabbi Abraham importò elementi di misticismo mussulmano sufi nella sua interpretazione dell'Ebraismo, un veduta del mondo alquanto distante in vari modi dalle idee basilari di Maimonide. Ad un certo punto di disaccordo con la posizione halakhica del padre, R. Abraham fa un'osservazione interessante sul metodo paterno:
{{q|Se mio padre e insegnante avesse sentito ciò, l'avrebbe riconosciuto [cioè, la posizione di Abraham circa una materia sulla quale discordavano]; come egli stesso ebbe a dire, "riconosci la verità." E noi l'abbiamo sembre visto, benedetta sia la sua memoria, in accordo col minore dei suoi allievi quando qualcosa risultava vera, nonostante la sua ricchezza di sapienza, che non era mai in contrasto con la sua devozione.|''ha-Maspiq le-Ovdei ha-Shem, p. 70<ref>''Abraham ben ha-Rambam (figlio di Maimonide). Ha-Maspiq le-Ovedei ha-Shem'', N. Dana (cur.), Bar Ilan University Press, 1989.</ref>}}
 
Nelle società patriarcali del Medioevo, i nomi delle donne non vengono citate nelle genealogie famigliari, e le loro biografie vengono dimenticate dalla memoria collettiva, che si focalizza sugli eroi maschili. La moglie di Maimonide quindi, come sua madre, è praticamente sconosciuta ed anche il suo nome non viene menzionato. Si sa comunque che la sua famiglia era stimata ed influente nella comunità ebraica egiziana e presso la corte del sovrano mussulmano. Il nome ebraico del padre di lei era Mishael Halevi ben Isaiah.<ref name="Melamed"/>
 
Un frammento della Geniza contiene un elenco genealogico del suocero di Maimonide; descrive un lignaggio perticolarmente nobile, comprendente quattordici generazioni di una famiglia preminente in Terra d'Israele ed in Egitto dalla parte della madre, e sei generazioni di saggi, medici e funzionari governativi dalla parte del padre. In vari punti dell'albero genealogico si trova un titolo significativo che implica molto della direzione spirituale della famiglia: "Rabbeinu Isaiah, capo dell'ordine, leader dei devoti (''[[w:chassidim|chassidim]]'') e degli uomini del compimento, ed il suo amato [figlio] Daniel, gloria dei devoti, ed il suo amato [figlio] Isaiah, possessione preziosa dei devoti e suo fratello Daniel, il pio e amato [figlio] Isaiah il devoto." La ripetizione del qualificativo "devoto/pio" è rara nelle liste genealogiche, ed indica una tradizione distintiva nell'ambito famigliare. Può essere che tale tradizione di pietismo nella famiglia materna influenzasse Abraham, ed egli infine divenne il portavoce e la guida di una corrente di Ebraismo con tendenze pietiste nello spirito del misticismo mussulmano sufi.<ref name="Halbertal3"/>
 
Una delle sorelle di Maimonide si sposò con Uzziel, noto come Abu al-Ma`ali, un funzionario importante della corte del Sultano e segretario della madre di al-Afdal, il figlio di [[w:Saladino|Saladino]]. Si conosce notizia di quel matrimonio tramite gli scritti dello storiografo arabo Ibn al-Qifti, che fornisce i seguenti dettagli su Maimonide: "Ed egli [Maimonide] in Egigtto sposò la figlia di un funzionario ebreo; egli [Uzziel] era noto come Abu al-Ma`ali... Abu al-Ma`ali sposò la sorella di Moses [Maimonide] ed ebbe figli da lei, tra cui il saggio medico Abu al-Riḍa." In una delle sue lettere, Maimonide fa riferimento al nipote Abu al-Riḍa come membro di famiglia. I matrimoni, naturalmente, hanno significato politico ed economico; per un immigrato — seppur di vasta erudizione — una connessione matrimoniale con una distinta famiglia locale poteva fornire una piattaforma importante per partecipare alla vita della comunità.<ref name="Halbertal3"/>
 
Maimonide godette di un'ascesa meteorica nell'ambito della comunità ebraica egiziana. Ancor prima di scrivere la ''Mishneh Torah'', era diventato, come autore del ''Commentario alla Mishnah'', una forza irresistibile. L'Egitto non aveva prodotto nessun saggio di grande statura e che potesse competere con l'imponente immigrato dalle rovine dell'Andalusia. Subito dopo il suo arrivo in Egitto, egli divenne una sorta di Alta Corte d'Appello, ed i giudici locali si sottomisero volontariamente alla sua autorità. Come scrisse a Pinẖas il giudice molto dopo essere immigrato: "Riassumendo, sono stato in terra d'Egitto per circa trent'anni, e tutti o quasi tutti i giudici di Alessandria mi sono venuti dinanzi" (''Iggerot'', p. 463).
 
A contribuire all'integrazione di Maimonide nella dirigenza degli ebrei egiziani — e anche degli ebrei della Terra d'Israele e della Siria — fu il suo coinvolgimento continuo ed attivo negli affari pubblici. La sua partecipazione multiforme, per tutta la vita, nell'esistenza quotidiana della comunità, che si estendeva ben oltre le sue sentenze halakhiche e i suoi ''responsa'', dimostra che la sua vita si discostava nettamente dell'ideale filosofico di seclusione e dal confinamento dei sei cubiti richiesti dalla ''Halakhah''.<ref name="Halbertal3"/>
 
Partecipò per la prima volta nella vita pubblica quale personaggio di grande rilievo nel 1169, appena tre anni dopo essere arrivato in Egitto; la materia concerneva un argomento che non implicava direttamente complesse questioni halakhiche. Riguardava certe lettere che circolavano in quel tempo tra gli ebrei di tutto l'Egitto, delle quali Maimonide era uno dei firmatari, e che supplicavano urgentemente di inviare denaro per riscattare dei prigionieri. Pare che detti prigionieri fossero stati catturati a Bilbays — una città lungo la via carovaniera tra Egitto e Terra d'Israele — da crociati che erano penetrati oltre aree egiziane confinanti. I crociati si erano ritirati in Terra d'Israele portandosi appresso i prigionieri, e ne chiedevano un riscatto. La richiesta ammontava a 33 ⅓ dinari per prigioniero, somma che richiedeva una vasta partecipazione della comunità ebraica di tutto l'Egitto.<ref name="Cohen">Mark Cohen, ''Poverty and Charity in the Jewish Community of Medieval Egypt'', Princeton University Press, 2005; id., "Maimonides` Egypt", in ''Moses Maimonides and His Time'', E. Ormsby (cur.), Catholic University of America Press, 1989, pp. 21-34.</ref>In una delle lettere per la raccolta di tali fondi, Maimonide dichiarava di aver subito contribuito egli stesso con denaro:
{{q|Fate quindi come anche noi abbiamo già fatto, giudici, anziani e saggi. Tutti noi andiamo in giro, notte e giorno, spronando la gente nelle sinagoghe e nei mercati [e alle] porte, in modo da ottenere qualcosa per questa grande causa. Poiché abbiamo contribuito con quanto potevamo, [vi chiediamo che] voi facciate altrettanto seguendo il vostro onore, generosità ed amore per poter riscattare il diritto [alla libertà].|''Iggerot'', p. 65}}
 
==Note==