Identità e letteratura nell'ebraismo del XX secolo/Letteratura ebraica tra patria ed esilio: differenze tra le versioni

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Tutte le opere di Hazaz sono motivate da questo interesse, alla ricerca di intendimento. Sebbene egli sia radicato nella tradizione dell'Illuminismo, e particolarmente influenzato nel linguaggio e approccio da Mendeli ([[Identità e letteratura nell'ebraismo del XX secolo/Un'identità letteraria ebraica|cfr. Capitolo I]]), l'autore non sviluppa una critica secondo quella tradizione, ma è completamente partecipe della materia trattata — e forse se lo può permettere, poiché il mondo dello ''stetl'' che egli a volte descrive è ora defunto. Non intrattiene una polemica in base a questo, ma cerca la memoria. Nel racconto intitolato "Prime generazioni", incluso nella raccolta ''Rehayim Shevurim'' (''Mulino infranto'', 1942), inizia: "Da me amati sono i borghi del passato, poveri focolari della comunità ebraica, condannati da generazioni di scrittori e commentatori, minati da poetastri e rimaioli, derisi da sciocchi e furbastri, schiavizzati da governi e amministratori, spezzati da bande di briganti e ladri, finché sono spariti del tutto."<ref name="Hazaz"/> L'oggetto del canto funebre dell'autore è profondamente compianto, e non riguarda solo un'area particolare o una data comunità. Hazaz in verità parla degli ebrei europei orientali in generale, della cultura della Zona di Residenza che ora è scomparsa come elemnto organizzato e non possiede più la coesione di un popolo. A differenza di Mendeli e degli altri satirici, Hazaz si ricorda di tutto con affetto ("ricordare" è il verbo operante, dato che egli non può più "vedere"). Include in tale affetto tratti che sarebbero stati disprezzati dai citati "scrittori e commentatori", tratti come la fede e la spiritualità. In un altro racconto scrive: "A volte accade ad un ebreo di averne avuto abbastanza delle vanità mondane, e si unisce al Creatore in santità, entisiasmo e devozione." Chiaramente lo dice per affetto e non per criticare, in uno spirito di comprensione per la devozione ebraica che trascende mediocrità e praticità. Hazaz è insistente quando ha a che fare con un caso specifico nella sua relazione al generale e nella sua tipicità.<ref name="Hazaz"/>
 
Questa preoccupazione per la storia ebraica e per il messianismo quale forza di cambiamento ovviamente ha le sue implicazioni per il presente e per l'interpretazione da parte dell'autore degli eventi correnti in Israele. "Redenzione" è qualcosa che veramente accade in Palestina/Israele: molti hanno ritenuto le tribolazioni dell'Olocausto e la guerra arabo-israeliana come prima fase, "l'inizio della redenzione". L'autore può sia illustrare la sua opinione della storia ebraica sia la sua contrapposizione delle due comunità in racconti che le accostano paragonandole. Tale è "Rahamim" che, come tante altre delle storie di Hazaz, non contiene una trama ben sviluppata quanto invece il germe di una situazione e l'espressione dei contrasti di carattere: è semplicemente un incontro tra due individui. Uno, Menashke, è magro, malaticcio e stanco, e si sente un fallito in tutti i rispetti — non è in pace col mondo e non solo si sente personalmente un frustrato, ma anche generalmente risentito degli elementi esterni. L'altro, che l'incontra per caso a Gerusalemme, presenta un quadro alquanto differente: contento sebbene impoverito, a cavallo del suo asino. Sembrano proveniere da ere differenti: Rahamim il Curdo (come il secondo si rivela essere) è molto aperto e, parlando un ebraico elementare, offre consigli pratici all'altro: deve sposarsi, sistemarsi. Tanto Rahamim si apre quanto Menashke si nasconde (sebbene l'autore fornisca un'allusione ad un passato infelice). Ciascun personaggio, in verità, percepisce la vita dell'altro — Rahamim racconta come sia giunto in Palestina; Menashke, col suo comportamento e la sua limitata conversazione, accenna all'origine della sua infelicità. Rahamim poi continua per la sua strada, dopo aver ripetuto la sua raccomandazione sul matrimonio, e si gira offrendo consolazione: "Dio avrà misericordia." L'umore di Menashke cambia soltanto al ricordare il sorriso di Rahamim. Forse il prezzo della complessità e delle grandi aspettative è l'insoddisfazione.<ref name="Hazaz"/>
 
C'è una giustapposizione di tipi simile ma più sostenuta nel successivo romanzo intitolato ''Beqolar Ehad (In un cappio)'' del 1963. È ambientato in Palestina durante gli ultimi giorni del governo mandatario britannico, quando il movimento nazionalistico ebraico, nello sforzo di cacciare i britannici, li combattono in una guerriglia senza quartiere. Due uomini condannati a morte attendono la loro esecuzione in cella, Menahem Halperin dell'Irgun ed Eliyahu Mizrahi della Lehi<ref>L'Irgun (ebr. ארגון), abbreviazione di Irgun Zvai Leumi (ארגון צבאי לאומי), ebraico per "Organizzazione Militare Nazionale", è stato un gruppo indipendentista sionista armato, che operò nel corso del Mandato britannico sulla Palestina dal 1931 al 1948. La sua associazione politica con il Sionismo revisionista lo rese un movimento anticipatore del moderno partito/movimento israeliano di destra del Likud. La Lehi (acronimo ebraico per ''Lohamei Herut Israel'', "Combattenti per la Libertà d'Israele", più comunemente noto come "Banda Stern" a causa del suo primo comandante, Avraham Stern) fu un'organizzazione armata di matrice sionista. Essa operò nel corso del regime mandatario britannico ed ebbe come obiettivo l'allontanamento di Londra dalla Palestina, per consentire l'immigrazione senza restrizioni di ebrei e la formazione di uno Stato ebraico.</ref> — per quanto di estrazione diversa, il loro obiettivo è identico. Specificamente, possiedono la stessa consapevolezza della vitalità ed importanza della storia ebraica che, per loro, è ancora operante: "Quelle cose lontane nel tempo, accadute migliaia di anni fa, erano ancora a loro più vicine delle cose che erano accadute durante la vita dei loro genitori, la generazione precedente." Tuttavia la stessa sorta di contrasto è osservabile qui come in "Rahamim": Eliyahu l'Orientale è a suo agio, mentre Menahem è malinconico. Di nuovo avviene il contrasto tra le due visioni del mondo, quella ingenua e quella sentimentale.
 
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