Identità e letteratura nell'ebraismo del XX secolo/Letteratura ebraica tra patria ed esilio: differenze tra le versioni

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[[File:Uri Zvi Grinberg 1956.jpg|thumb|150px|Uri Zvi Greenberg nel 1956]]
Tra tutti i poeti, il più innovativo e il cui contributo fu probabilmente anche il più duraturo, fu '''Uri Greenberg''', originariamente della Galizia orientale, passato poi per un periodo a Varsavia e Berlino dopo la Grande Guerra, ed infine emigrato in Palestina nel 1924. Apparteneva ad un'avanguardia espressionista yiddish, che affermava senza riserve una letteratura ebraica purosangue sia in poesia che in prosa. Il suo spostamento in Palestina segnò inoltre il suo cambiamento linguistico, scrivendo solo in ebraico. Trasferì l'Espressione Europea alla letteratura ebraica, richiedendo una giusta risposta alla violenza dell'epoca e all'esperimento di revival nazionalistico che stava accadendo: la visione doveva essere trasfusa nella vita ebraica ed il fuoco appiccato alla sua letteratura. Greenberg attacca la nozione di "arte per amore dell'arte" a favore di un'arte al servizio del popolo.<ref name="Hever"/> Bialik, dice, una volta aveva ruggito come un leone, e abbiamo bisogno di un Bialik per l'era attuale. O, per invocare un poeta di un'altra nazione, abbiamo bisogno di un Walt Whitman nostro personale. Shlonsky si era appropriato della dottrina rivoluzionaria russa per usarla nei propri versi in ebraico, facendo risaltare la natura opionieristica della rivoluzione ebraica. Greenberg per i suoi modelli guarda all'antico passato per il presente, a Ezechiele,<ref>Ezechiele (620 p.e.v. circa – VI secolo p.e.v.) fu uno dei profeti maggiori e presunto autore dell'omonimo Libro. Nacque verso la fine del Regno di Giuda, intorno al 620 p.e.v. Apparteneva ad una famiglia di sacerdoti, ma visse ed operò da profeta. Fu deportato in Babilonia nel 597 assieme al re Ioiachin e si stabilì nel villaggio di Tel Aviv sul fiume Chebar. Cinque anni più tardi ricevette la chiamata alla missione di profeta. Doveva rincuorare i Giudei in esilio e quelli rimasti a Gerusalemme. Non è conosciuta la data della morte, ma si sa solo che era ancora vivo 22 anni più tardi della chiamata profetica. Inascoltato all'inizio della sua missione, dopo la caduta di Gerusalemme il popolo gli diede ascolto perché aveva compreso la veridicità delle sue profezie. La sua predicazione si concentrò, da quel momento, sulla ricostruzione della Città santa.<sup>''[https://it.wikipedia.org/wiki/Ezechiele Cfr. Wikipedia]''</sup></ref> profeta del ritorno e della ricostruzione nazionale. Se Majakovskij<ref>Vladimir Vladimirovič Majakovskij (in russo: Владимир Владимирович Маяковский?; Bagdati, 7 luglio 1893 – Mosca, 14 aprile 1930) è stato un poeta e drammaturgo sovietico, cantore della rivoluzione d'Ottobre e maggior interprete del nuovo corso intrapreso dalla cultura russa post-rivoluzionaria.</ref> era il modello del primo, con i suoi audaci neologismi ed il suo antiautoritarismo, la Bibbia, opera del popolo al momento culminante della sua grandezza, era il modello del secondo. Come gli antichi profeti, Greenberg rimprovera il popolo, accusandolo di tradire gli ideali, di banalizzare e dissacrare tutto ciò che è sacro. Nel suo primo volume, intitolato ''Eymah Gdolah Ve-Yareah (Grande Paura e Luna)'' del 1925, asserisce che sebbene i tempi siano maturi, nessun profeta è sorto per guidare il popolo: "Il volto della generazione èèèè quello di un cane. Giorni messianici senza messia. Grande è l'impudenza. Mio Dio, padre mio, una capra è entrata nei palazzi." Esiste un potenziale "regno che sorge dal deserto di El-Arish verso Damasco — il documento d'oro è conservato ancora; la conquista di Davide è ancor chiamata conquista." Il popolo qui sta creando oracoli al sole, ed il poeta afferma la sua propria funzione: "Sono un pover uomo come voi. Ma canterò le vostre fatiche." Il compito del poeta ebraico nel contesto contemporaneo è quello di articolare la lotta del popolo.<ref name="Hever"/>
 
Uno dei temi principali di Greenberg è la funzione del poeta. Egli celebra il proprio trentesimo compleanno con un invito a se stesso, come se pervenisse da altri, quelli "delle generazioni affondate nella propria carne e nel sangue doloranti." Comandano al nipote (egli stesso):<ref name="Shoham">[http://books.google.co.il/books?id=sdzXsiDzwAYC&dq=uri+zvi+grinberg+yiddish+poetry&source=gbs_navlinks_s Reuven Shoham, ''Poetry and Prophecy: The Image of the Poet as a Hero, a "prophet" and an Artist : Studies in Modern Hebrew Poetry'', BRILL, 2003], cap. V, pp. 199-306.</ref>
:''Alzati, esprimici, uomo vivente!</br>
:''Non cantare degli splendori del cielo, parla dell'uomo che vive in terra.</br>
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:<small>—''Ha-Gavruth Haolah (Virilità Sorgente)'', 1926</small>
 
Porta ora la conferma del messaggio che ricevette trenta anni prima, appena nato, quando venne ferito nel nome dell'Ebraismo "durante il rito della circoncisione". Come Bialik ed Agnon, Greenberg sinbtetizzasintetizza il dolore pubblico e personale, e li fa diventare un'unità, uno che esprime l'altro. Il dolore della nazione ed il dolore dell'individuo si unificano nella circoncisione. Il tormento della nazione alla perdita della terra, ed il dolore del poeta alla perdita della madre sono paralleli. L'uomo nasce nella solitudine e nella sofferenza. Nel ciclo di ''Anaqreon'', egli riceve la sua risposta pessimista:<ref name="Shoham"/>
:''Cos'è la gioia? — Ascesa</br>
:''Col fine di una discesa profonda</br>
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Gli uomini hanno perso la fede, la nazione ha perso la sua passione; l'individuo ha perso le radici della terra che è la sua dimora. Tutte queste immagini esprimono il fatto centrale di non avere una patria e la ricerca di una restaurazione.<ref name="Shoham"/><ref name="Hever"/>
 
Molti osservatori hanno notato un persistente senso di disgiunzione, di orfanità, nella letteratura ebraica moderna. C'è da aspettarselo: le condizioni di produzione di tale letteratura erano peculiari — pochi sono i casi simili alle circostanze della sua nascita. Per carattere, fu rivoluzionaria, capovolgendone la tradizione, invertendone i valori ereditati e svuotando il recipiente (l'ebraico) dei suoi vecchi contenuti, per poi arrovellarsi a trovarne dei nuovi. Questa fu una rottura storica, come ci fu anche una rottura nella continuità dal passato, geografica: come la letteratura fu separata, correlata solo nell'estraniamento, così la terra d'Israele fu separata fisicamente dallo scenario familiare della diaspora. Molti scrittori ebrei del periodo espressero quindi una dislocazione. Per Greenberg questo fu un tema costante: in una tarda serie di poesie, compresa nel volume ''Rehovoth Ha-Nahar'' (''Strade del Fiume'', 1951) che reagiva principalmente all'Olocausto europeo, il mondo del poeta è frantumato. È condannato, in virtù dell'essere mortale, a "morire nella valle". Sua madre non è presente in quel momento. Il padre è là, ma è Dio, terrificante e irato. Padre e madre sono due principi opposti, conforto e rimprovero. La vita è un progredire da una vetta alla vallata, una discesa costante — e proprio quando egli necessita di essere soccorso dall'unica fonte di conforto, la madre se n'è andata:<ref name="Hever"/>
<!--- da usare nel testo [[File:Yehuda Burla and Emanuel Ben Gurion.jpg|thumb|Yehuda Burla e Emanuel Ben Gurion, 1948]] --->
:''Sul picco più alto: gioia</br>
:''Nato è l'uomo,</br>
:''Sul picco più alto: gioia,</br>
:''La culla si erge.''</br>
 
[[File:Stanza di eliodoro, volta 04 scala di giacobbe.jpg|thumb|300px|La ''Scala di Giacobbe'' di Raffaello Sanzio, 1511]]
A quel punto, tutto va bene e il bambino nella culla viene custodito. Ma quando i giorni dell'infanzia sono passati,, questa "scala si scioglie" — la scala sognata da Giacobbe, che collega il Cielo e la Terra, permettendo a Dio di raggiungere l'uomo tramite i suoi agenti, gli angeli. L'uomo maturo non ha più questa connessione: è solo. E poi giunge il tempo di morire:<ref name="Hever"/>
:''Ma l'uomo non muore sul picco<nowiki>:</nowiki></br>
:''L'uomo lascia la culla per crescere nella valle.</br>
:''L'uomo muore nella valle e sopra di lui è il tempo</br>
:''Il corpo è così triste e solitario!</br>
:''Ha estremamente bisogno di sua madre allora</br>
:''E la madre non è nella valle!</br>
:''La notte discende su suo figlio.''</br>
 
Invece di godersi il successo, l'uomo diventa sempre più estraniato e isolato. L'unica cosa che gli rimane è il senso del dovere, il principio del padre, Dio, impegnativo, esigente e in ultima analisi misterioso. Tuttavia questo è il principio che sopravvive all'individuo, il figlio. Va oltre la caducità umana.<ref name="Shoham"/>
 
La vasta produzione letteraria di Greenberg, che si estende per più di settanta anni, manifesta una rimarchevole unità tramite la diversità della forma e la palese materia trattata. Gli elementi separati — il personale, il nazionale ed il religioso — confluiscono in un singolo blocco afferrato dal poeta. Tale formidabile ''magnum opus'' letterario non tollera facili imitatori. Una nota falsa nell'orchestrazione riduce il senso complessivo ad una pomposità arida. Ma l'opera possiede una sua proprioa consistenza controllata. Ne emerge una mitologia — la storia ebraica continua, il suo destino segnato dal Sinai. Dio chiede, ed il popolo deve rispondere opportunamente. Il tempo presente è impressionante nelle delicate implicazioni di tale risposta. Il poeta ha una funzione speciale, quale portavoce del popolo, ma anche quale loro profeta — tuttavia come mortale egli, sfortunatamente, puòsolo aspettare la morte senza il conforto di una madre, unico scudo contro il disastro.<ref name="Shoham"/>
 
La narrativa ebraica tra le due guerre, con l'eccezione dell'opera di Agnon, non è così sperimentale come la poesia: utilizzò le forme ed innovazioni che erano state stabilite dalla precedenti generazioni. '''Haim Hazaz''' (1898-1972) per esempio, adattò la lingua e la maniera dei suoi predecessori alla propria prosa, erigendo un monumento agli ebrei del passato nel descrivere le comunità del presente. Nato in Ucraina, si spostò a Parigi nel 1921 e si stabilì in Palestina nel 1931. Iniziò a scrivere alla fine della Grande Guerra, ma la sua produzione letteraria maggiore emerse veramente dagli anni 1930 in poi, e fu spesso riveduta nel corso di ripubblicazione ed emissione di nuove edizioni.<ref name="Hazaz">[http://www.yivoencyclopedia.org/article.aspx/Hazaz_Hayim The YIVO Encyclopedia:, ''s.v.'': "Hazaz, Haym"]. Si vedano anche Hillel Barzel (cur.), ''Ḥayim Hazaz: Mivḥar ma’amre bikoret ‘al yetsirato'', Tel Aviv, 1978; Dan Laor (cur.), ''Ḥayim Hazaz: Ha-Ish vi-yetsirato'', Gerusalemme, 1984; Dan Laor & Dov Sadan (curatori), ''Me’asef Ḥayim Hazaz'', Gerusalemme, 1978 - tutti in ebraico.</ref>
 
Come per Agnon, la scrittura di Hazaz di primo acchito sembra riflettere interessi separati, trattandoli molto differentemente. Da una parte la diaspora, dall'altra Israele. Ad un livello, gli Yemeniti, sia nella loro terra d'origine che in Palestina; dall'altra, le più sofisticate comunità europee, passate e presenti. Tuttavia, un esame ravvicinato infine rivela un unico filo che vi scorre — un'ossessione con l'ebreo e la sua storia. I racconti di Hazaz, lunghi o brevi, iniziali o successivi, come anche il suo unico dramma ed i suoi discorsi (alcuni dei quali furono raccolti e pubblicati postumi) si articolano sul significato della storia ebraica. Tuttavia per l'autore questa situazione ebraica è in grado di cambiare, e l'agente di tale cambiamento, certamente per le prime generazioni e per alcuni elementi del mondo contemporaneo, è il Messia. L'unico dramma che Hazaz scrisse, intitolato ''Beqetz Hayamim'' (''Alla fine dei giorni'', 1935), riguarda l'attesa messianica, ambientato in Germania al tempo di Sabbatai Zevi.<ref>Sabbatai Zevi (שבתאי צבי Shabtaï Tzvi in ebraico; Smirne, 1626 – Dulcigno, 1676) è stato un mistico e cabalista ottomano. Nel XVII secolo fu considerato da molti ebrei come un messia. Fondò la setta ebraica del sabbatianismo. Dopo essersi convertito all'Islam, morì in esilio a Dulcigno nell'attuale Montenegro vicino al confine con l'Albania (allora sotto l'Impero ottomano) nel 1676.</ref> Un tempo gli ebrei occidentali avevano questa speranza dell'imminenza del Messia; gli ebrei orientali la nutrono ancora. Alcuni racconti di Hazaz descrivono spesso un netto contrasto tra i due tipi di ebrei, mettendoli a confronto — poiché ora l'ebreo occidentale non crede più in un miracoloso agente esterno di cambiamento, sebbene possa pensare che il popolo possa influenzare il corso della storia e muoverflo in una direzione differente.<ref name="Hazaz"/>
 
==Galleria della lingua ebraica==
<!--- da usare nel testo [[File:Yehuda Burla and Emanuel Ben Gurion.jpg|thumb|Yehuda Burla e Emanuel Ben Gurion, 1948]] --->
<gallery>
Frank-ruehl.png|Alfabeto ebraico
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<references/>
 
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