Identità e letteratura nell'ebraismo del XX secolo/Al centro della rivoluzione: Russia: differenze tra le versioni

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Nel suo successivo e più lungo volume, ''Speranza abbandonata'', Nadezhda aspira ad una maggiore visione della situazione, oltre la biografia specifica. Nota la prevalenza di ebrei tra la nuova ''intelligencija'': "Da dove vengono tutti questi ebrei, dopo tutti i pogrom e le camere a gas...? Il fatto è che la risorgente intelligentsia del presente consiste di ebrei e mezzi ebrei — sebbene spesso provengano da famiglie tristemente positiviste dove i genitori continuano a spiattellare le solite frottole ossificate. Molti dei giovani sono inoltre diventati cristiani, o la pensano religiosamente."<ref name="Lupi"/> Nadezhda desidera un rigetto della tirannia, del positivismo e materialismo. E anche lei si può ora definire ebrea nella sua abilità di far fronte a tutte le avversie, nonostante la "speranza abbandonata". Appartiene "ad una tribù misteriosa che persiste nonostante tutte le leggi della storia e della logica." È membro di questo gruppo vivente e sofferente, con ciascuno che soffre doppiamente: il destino del suo popolo e anche "la sfortuna di coloro sul cui territorio hanno piantato le tende." I suoi libri sono una testimonianza di tale persistente successo nel sopravvivere alle avversità.<ref name="Russian"/>
 
[[File:Monument to Osip Mandelshtam in Voronezh, 20090628.JPG|thumb|Monumento a Mandelstam, a Voronež (Russia europea)]]
Tuttavia la vita a cui si dedicò fu quella di suo marito Osip, poeta e essere umano che sopravvisse grazie alle opere che ella conservò. Osip iniziò la sua carriera di scrittore prima della Grande Guerra, e pubblicò un libro di poesie, ''La pietra (Камень - Kamen`)'', nel 1913.<ref name="OsipM">Per una bibliografia delle opere di Osip Mandelstam, si vedano ''int. al.'', Marina Argenziano, ''Solo un'ombra. Osip Mandel'štam e la parola negata'', Irradiazioni, 2005; N.A. Nilsson, ''Osip Mandel’štam: Five Poems'', Stoccolma, 1974; O. Ronen, ''An Аpproach to Mandelstam'', Gerusalemme, 1983; Carlo Tenuta, ''Dante in Crimea. Osip Mandel'štam e la "Divina Commedia": poesia ed esilio in una lettura novecentesca'', RIVISTA INTERSEZIONI, anno XXIX, numero 2, agosto 2009, pp. 179–196); Andrea Galgano, "Osip Mandel'štam. Il crepuscolo e la dimora", in ''Mosaico'', Aracne, Roma 2013, pp. 399–403. Edizioni in ital. degli scritti di Mandelstam includono ''La pietra'', Saggiatore, 2014; ''Il rumore del tempo - Feodosia - Il francobollo egiziano'', Einaudi, 1980; ''Viaggio in Armenia'', Pontecorboli, 1990-Adelphi 1988; ''Sulla poesia'', Bompiani, 2003; ''Il programma del pane'', Città aperta, 2004; ''La conchiglia e altre poesie'', Via del Vento, 2005; ''Quaderni di Voronez'', Mondadori, 1995; ''Poesie'', Garzanti, 1972; ''Strofe pietroburghesi'', Ceschina, 1964; ''Poesie 1921-1925'', Guanda, 1967; ''La quarta prosa. Sulla poesia. Discorso su Dante. Viaggio in Armenia'', De Donato, 1967; ''Viaggio in Armenia'', Adelphi, 1988; ''Sulla poesia'', con due scritti di Angelo Maria Ripellino, nota di Fausto Malcovati, trad. it. di Maria Olsoufieva, Bompiani, 2003.</ref> Le sue prime poesie furono composte alla maniera dei Simbolisti ( cfr. ''acmeismo) e trattavano dell'arte poetica stessa e di architettura. La sua seconda raccolta, ''Tristia, apparve nel 1922, e nel 1928 — periodo principale della sua carriera e reputazione — produsse un'edizione antologica della sua poesia ed un volume di prosa. Negli anni '30 iniziarono i suoi guai peggiori e gli venne revocato il permesso ufficiale di pubblicare. Poi venne arrestato e morì nei campi.
 
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{{quote|Come un poco di muffa riempie una casa intera, così l'ultimo influsso di ebraismo sommerge tutta una vita. Ah, che potente odore è! È possibile che io non abbia notato che nelle vere case ebree ci fosse un odore differente da quello delle case ariane?|"Il rumore del tempo" ''cit.'', 1925}}
E quanto ai libri che si trovano lì, così preziosi per lui, compagni permanenti di vita, essi sono sistemati nella libreria in ordine d'importanza corrispondente all'ordine della stessa letteratura mondiale. Lo scaffale ebraico era il più basso, "caotico... Questo era il caos giudaico gettato nella polvere. Questo era il livello al quale erano velocemente caduti gli abecedari e le grammatiche ebraiche, che non ero mai riuscito ad imparare." E poi lo scaffale tedesco: "Tutto l'insieme rappresentava lo sforzo di mio padre per rientrare come autodidatta nel mondo tedesco dalle foreste talmudiche." Il poeta non aveva mai udito lo yiddish in vita sua, da piccolo, e trova rozza e volgare ogni cosa della sinagoga. Il suo "acmeismo" è una controparte a quelle origini e secondo lui lo mette in contatto col meglio dell'Europa. Lo scopo di questo brano di prosa è di "parlare non di me stesso ma di rintracciare l'età, il clamore e la germinazione del tempo." Cerca qui di afferrare un senso storico e un'ambizione per poter incapsulare il periodo, per vederlo come unità, sebbene unità andata "in frantumi, finita, irripetibile."<ref name="OsipM"/>
 
[[File:Monument to Osip Mandelshtam in Voronezh, 20090628.JPG|thumb|Monumento a Mandelstam, a Voronež (Russia europea)]]
Un racconto successivo, "Il francobollo egiziano" (''Египетская марка - Egipetskaja marka'', 1928), è visto principalmente attraverso gli occhi di uno dei personaggi che gode dello strano nome di Parnok, immaginato come pecora e uccello. Gira con "i suoi piccoli zoccoli di pecora", e parla alle donne "in un linguaggio selvaggio, ampolloso, ed esclusivamente di faccende elevate." Le immagini dell'autore sono trasferite per associazione ad una differente inquadratura, per esempio una visita dal dentista: "E Parnok filò come una trottola giù per le scale sdentate, lasciando lo stupito dentista con in mano il cobra addormentato del suo trapano." La scena richiama il tema. Ma chi parla? Poiché improvvisamente interviene il narratore in prima persona, che implora di essere distinto dal protagonista principale:"Dio mio, non farmi come Parnok! Dammi la forza di distinguermi da lui. Perché anche io sono stato in quella fila terrificante e paziente che striscia verso la finestra gialla del botteghino." Il pericolo che il narratore possa essere il suo protagonista primario viene confermato dopo, ma poi con sollievo: "Che piacere per il narratore passare dalla terza alla prima persona." Come aborriva il caos dell'ebraismo ne "Il rumore del tempo", così ora ne annota la tristezza: "Negli appartamenti ebraici regna un silenzio malinconico, peloso." E ciò che veramente spaventa l'implicito narratore è la possibilità di insensatezza arbitraria: "È tremendo pensare che la nostra vita sia un storia senza trama, o eroe, fatta di desolazione e vetro, che scaturisce dal farfugliare febbrile di divagazioni continue, dal delirio dell'influenza di Pietroburgo!" E cosa ne è della storia? Di certo i grandi eventi del 1917 devono essere registrati. Di ciò il narratore asserisce che ora scriviamo "prosa ferroviaria", e si incita: "Distruggi il tuo manoscritto, ma salva quello che hai scritto nei margini per noia, per sconforto, come dire, in sogno." Non valuta il resoconto consecutivo, standardizzato, ufficiale, pianificato, ma il subliminale e surreale che emerge dal fondo della mente e che inconsciamente controlla la penna.<ref name="OsipM"/>
 
La poesia afferma l'unicamente individuale e quindi lo squisitamente umano. Egli non può ignorare e quindi non ignora l'imposizione del truce sistema. Come ne "L'appartamento":
:''Non sarà la fontana di Ippocrene</br>
:''che scaturirà dai muri interni</br>
:''ma la corrente del terrore domestico</br>
:''in questa maligna stia di Mosca.''</br>
<small>(1933)</small>
 
L'autore immagina una trasformazione totale del mondo pubblico ne "L'età":
:''Mio animale, mia età, chi sarà mai capace di guardarti negli occhi?</br>
:''Chi mai incollerà di nuovo le vertebre</br>
:''di due secoli col suo sangue?''</br>
<small>(1923, riv. 1936)</small>
 
Il cambiamento che si è verificato è veramente così drammatico che l'essere umano non ha più nulla da dire. Viene pietrificato in uno stampo, in "Chi trova un ferro di cavallo":
:''Labbra umane</br>
:''che non hanno più niente da dire</br>
:''preservano la forma dell'ultima parola detta</br>
:''e la mano continua a sentire tutto il peso</br>
:''anche dopo che la brocca</br>
:''si è svuotata versandosi mezza</br>
:''sulla via di casa</br>
:''— Ciò che dico ora non lo dico io.</br>
:''È scavato fuori dalla terra come grani di frumento pietrificato.''<ref name="OsipM"/></br>
 
==Galleria==
<gallery><!--- da inserire gradualmente nel testo --->
Boris Pasternak cropped.jpg|Boris Pasternak
BORIS BESIDE THE BALTIC AT MEREKULE, 1910 by L.Pasternak.jpg|Ritratto di Boris Pasternak, eseguito dal padre Leonid nel 1910.
Authors Andrei Sinyavsky and Yuli Daniel during their trial in 1956-66.jpg|Gli scrittori Andrei Sinyavsky e Yuli Daniel durante il loro processo del 1966 in Unione Sovietica.