Identità e letteratura nell'ebraismo del XX secolo/Un'identità letteraria ebraica: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Nessun oggetto della modifica
Riga 37:
 
In un saggio successivo intitolato ''Al russo importa'', Jabotinsky si rivolge specificamente all'immagine dell'ebreo nella letteratura russa. Gli ebrei ora (cioè nel 1909) si dichiarano sorpresi per lo sciovinismo dei russi. Avevano creduto che il russo, o, per lo meno, l'intellettuale russo fosse totalmente differente da altri nazionali e non potesse essere antisemita. Come se l'intellettuale russo, a differenza di controparti altrove, fosse necessariamente un internazionalista umanitario. Per quanto riguardava scovenienti fenomeni come i pogrom, questi venivano attribuiti ai contadini in basso e a reazionari bigotti al potere in alto. Tuttavia, argomenta Jabotinsky, ciò che succede nel territorio è caratteristico della nazione in generale e la letteratura russa, specie poiché appartiene così tanto al popolo, riecheggia aspirazioni e tendenze tipicamente russe.<ref name="Jabo">Z. Jabotinsky, ''Kol Kitvey'', VI vol., Tel Aviv, 1940.</ref> Sebbene i russi possano esser permeati in principio della nozione di libertà, hanno tenuto in bassa stima i popoli sottomessi. Nello specifico, l'autore esamina il caso del grande scrittore Nikolai Gogol (1809-1952), del quale si celebrava il centenario della nascita. Celebrato anche dagli ebrei, sebbene questo scrittore avesse incitato pogrom contro di loro. Ma non è un fenomeno isolato, continua Jabotinsky: Pushkin, Turgenev, Dostoevsky, Chekhov — tutti hanno dato ritratti assurdamente negativi degli ebrei, che non appaiono mai in luce favorevole nei rispettivi scritti, che sia narrativa o saggistica. Non esiste un equivalente russo, dice Jabotinsky, di un ''Nathan il saggio''<ref>Dramma scritto dal tedesco Gotthold Ephraim Lessing e pubblicato nel 1779. Ambientato a Gerusalemme durante la terza crociata, il dramma descrive in che modo il saggio mercante ebreo Nathan, l'illuminato sultano Saladino e un inizialmente anonimo templare riescono a colmare il loro divario tra ebraismo, islamismo e cristianesimo.</ref> o di uno ''Shylock'',<ref>Personaggio ebreo de ''Il mercante di Venezia'', opera teatrale di William Shakespeare.</ref> di empatia con tali figure di basso rango.<ref name="Jabo"/>
 
[[File:Philips Galle - Sansão Destrói o Templo dos Filisteus.jpg|thumb|''Muoia Sansone con tutti i Filistei...'' (Philips Galle, XVI sec.)]]
Pertanto, sia come immagine nella letteratura russa sia egli stesso sulla relativa scena letteraria, l'ebreo aveva avuto un ruolo negativo o insignificante. Il che conduce Jabotinsky a rientrare in se stesso e successivamente nella direzione di un risurgente nazionalismo ebraico. Se l'ebreo è rifiutato dalla società ''ospitante'', egli deve creare una società sua propria, per salvaguardare il rispetto di sé. E non semplicemente una sovrastruttura con incidentali caratteristiche sociali, culturali o religiose, bensì una società con la propria infrastruttura ed il proprio territorio, indipendente politicamente. Jabotinsky viene naturalemnte ricordato oggi soprattutto quale leader separatista del Revisionismo Sionista, massimalista nazionalista che vide la costituzione della Palestina come stato ebraico indipendente unica possibile salvezza degli ebrei nel clima minaccioso di quel tempo. L'unico suo romanzo, ''Sansone'' (1927), esprime obliquamente tale sorta di aspirazione. Sansone, come si conosce dalla storia biblica, fu un potente leader, forte e affascinante, sebbene non sia riuscito ad unificare il suo popolo in una vittoria contro i Filistei. Tuttavia, nel romanzo Sansone offre la sua opinione circa il successo dei Filistei:
{{quote|Dove risiede la loro forza? Nell'ordine. Ogni cosa è misurata e calcolata in anticipo. Ognuno conosce il suo posto. Ciò è importante.|''Samson Nazorei'' (''Sansone il Nazirei'', 1926)}}
I Filistei sono pochi, ma uniti e ben organizzati. L'organizzazione e l'ordine sono di importanza vitale per aver successo. Successivamente Sansone, in Filistea, quando osserva il potere del sacerdote, prova una sensazione illuminante:
{{quote|Non avrebbe potuto formulare in parole i suoi pensieri, ma ebbe la sensazione che qui, in questo spettacolo di migliaia che obbedivano la volontà di un singolo, aveva intravisto il grande segreto di un popolo strutturato politicamente.|''Samson Nazorei, ibid.''}}
Apprezza inoltre l'importanza delle risorse, specie quelle minerarie del metallo. Ciò ha un supporto biblico nella dichiarazione (1 Samuele 13:19) che "allora non si trovava un fabbro in tutto il paese d'Israele: «Perché - dicevano i Filistei - gli Ebrei non fabbrichino spade o lance»" (CEI). Nel romanzo, l'ultimo messaggio di Sansone al suo popolo è: "Prendetevi del ferro ed un re... e imparate a ridere." (''ibid.'') Jabotinsky si sposta dal dare una collocazione e funzione allo scrittore ebreo ai primi del secolo, verso una piattaforma politica che rivendica una sovranità ebraica nel Medio Oriente.<ref name="Shavit">Yaacov Shavit, ''Jabotinsky and the Revisionist Movement 1925-1948'', Routledge, 1988, pp. 34-40.</ref>
 
[[File:Max Nordau.jpg|thumb|left|150px|Max Simon Nordau]]
Anche nell'Europa occidentale esisteva un senso d'identità ebraica o insoddisfazione sulle possibilità d'espressione ebraica. Naturalmente le circostanze erano però diverse. Non c'era una società ebraica definita in modo particolare, dopo la scomparsa dei ghetti imposti legalmente, della corrente illuministica e della Rivoluzione francese. Molti ebrei si erano spostati dall'oriente all'occidente, quando ciò era diventato possibile, alla ricerca di miglioramento ed istruzione, e logicamente avevano assorbito le caratteristiche delle società ospitanti, comprese le abitudini e le lingue. L'autore ebreo che scriveva in una lingua europea non poteva pertanto avere un pubblico specificamente ebreo nel senso dato da Jabotinsky (con l'eccezione limitata della stampa ebraica locale), o nel modo in cui avrebbe potuto se scriveva in yiddish o ebraico. Ciò nondimeno provava spesso un percepibile sentimento di differente lealtà o senso di identificazione. E a volte ciò gli veniva attribuito volente o nolente. '''Max Nordau''' (1849-1923) ne rappresenta un interessante esempio calzante. Successivamente rinomato come uno dei padri fondatori e portavoce del Movimento Sionista, Nordau si era già fatto un nome in qualità di medico e critico culturale ("il grande diagnosta").<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/max-nordau/ Nordau ‹nò-›, Max] in Treccani.it - Enciclopedie on line, [http://www.treccani.it/istituto Istituto dell'Enciclopedia Italiana], 15 marzo 2011 </ref> I suoi libri degli anni 1880 e 1890 avevano avuto vasta diffusione, anche quando tale diffusione era stata soggetta a restrizioni come possibile fonte di pericolo per lo Stato.<ref name="Maxa">Anna & Maxa Nordau, ''Max Nordau: A Biography'', Nordau Committee, 1943, ''passim''.</ref> Egli applica un apparato analitico alla civiltà contemporanea e afferma, ammassando forse assurdamente tutti i fenomini culturali e letterari, che è malata. Sintomatici sono Baudelaire, Ibsen e Wagner. La religione è una frode,<ref>Famosa è la sua frase: "Dio è il nome che dall'inizio dei tempi fino ai giorni nostri gli uomini hanno dato alla loro ignoranza." (da ''Biologie der Ethik'').</ref> i ciarlatani imperversano, la monarchia è un'impostura.<ref name="Maxa"/> Tutte queste privazioni di libertà vengono citate nel suo ''Die conventionellen Lügen der Kulturmenscheit'' (1883, ''Le menzogne convenzionali della nostra civiltà'') come minacce alla vera umanità. Sebbene possano essere curate, Nordau conclude in maniera favorevole:
{{quote|Vedo la civiltà d'oggi — le cui caratteristiche sono il pessimismo, la menzogna e l'egotismo egocentrico — seguita da una civiltà di verità, amore del prossimo e contentezza. L'umanità, che oggi è un'idea astratta, sarà poi un dato di fatto. Felici le generazioni successive, che si ritroveranno a vivere nell'atmosfera pura del futuro, ammantati da un sole più luminoso, in comunione perpetua: vera, illuminata, forte e libera!|''Die conventionellen Lügen der Kulturmenscheit'', 1883}}
 
==Note==
<references/>
 
{{Avanzamento|5075%|1415 agosto 2014}}
[[Categoria:Identità e letteratura nell'ebraismo del XX secolo|Un'identità letteraria ebraica]]