Il buddhismo cinese/Le scuole/Il Chan/: differenze tra le versioni
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==Etimologia del termine ''Chán'' (禅)==
'''Chán''' (cinese classico 禪, lettura giapponese ''zen'') è il tentativo di imitare il suono della parola sanscrita
禅, ''Chán'', o più propriamente ''Chánjiā'' (禅家), "scuole/famiglie/case del Chan", dal IX secolo è il nome
Mentre il carattere 禅, ''chán'', venne utilizzato in tutto il buddhismo cinese per trascrivere il suono del termine sanscrito dhyana con cui si designa il frutto meditativo, come traduzione cinese di ''dhyāna'' fu usata la coppia 靜慮 (pinyin ''jìng-lǜ'', lettura giapponese ''jōryo'')<ref>''Zengaku daijiten'' (Komazawa U.), 591d, e ''Iwanami Bukkyō jiten'', 447. Un'altra traduzione è 定, ''dìng'' in pinyin, (letta ''jō'' e ''tei'' in giapp.) da cui la coppia 禪定 usata per tradurre sia ''dhyāna'' sia ''samadhi''.</ref>.
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È piuttosto difficile ricostruire le origini storiche del Buddhismo Chán. Il lavoro storiografico risente di alcuni ritardi dovuti alle traduzioni e alla comparazione di testi e cronache riportati nel Canone cinese e non solo. Al momento la quasi totalità degli storici ritiene che i racconti tradizionali siano piuttosto esagerati se non addirittura inventati. Ciò non toglie che l'alone di mistero che avvolge questa scuola e la figura del suo leggendario fondatore Bodhidharma ne accresca l'interesse e la peculiarità. Le fonti su cui si poggiano i racconti tradizionali sono piuttosto tarde, risalgono al ''Jǐngdé zhuàndēng lù'' (景德傳燈錄, giapp. ''Keitoku dentō roku'', Raccolta della Trasmissione della Lampada, T.D. 2076.51.196-467) redatto nel 1004 da Dàoyuán (道源). Quindi è indubbio che trascorrano almeno cinquecento anni tra le fonti e i fatti da esse narrati.
Purtuttavia vi sono fonti autonome da quelle della scuola Chán che accennano alla figura di Bodhidharma e del suo discepolo Huìkě (慧可, 487-593) come lo ''Xùgāosēngzhuàn'' (續高僧傳, T.D. 2060.50.425a-707a) redatto da Dàoxuān (道宣, 596-667) nel 645, e rivisto da lui stesso prima della sua morte, nel 667. In questa opera Dàoxuān parla di un brahmano originario dell'India meridionale che arrivò in Cina per diffondervi le dottrine del Mahāyāna. Giunto per mare a Nanyue, durante la
Tuttavia ad una attenta lettura, questa biografia presenta alcune contraddizioni: tratta di un maestro di ''dhyana'' che pratica lo "sguardo verso il muro" e che non stima le scritture, mentre contemporaneamente promuove un sutra di origine Cittamatra, il ''Laṅkâvatārasūtra''. È evidente che Dàoxuān opera almeno su due fonti contraddittorie. Da una parte, sulla pratica del ''bìguān'', si rifà allo ''Èrrù sìxíng lùn'' (二入四行論, giapp. ''Ninyū shigyō ron'', Trattato sulle due entrate e le quattro pratiche)<ref>L' ''Èrrù sìxíng lùn'' (二入四行論) unitamente allo '' Xiūxīn yào lùn'' (修心要论, giapp. '' Shūshinyō-ron'', Trattato degli elementi essenziali per coltivare la mente) e al ''Rùdào ānxīn yào fāngbiàn fǎmén'' (入道安心要方便法门, giapp.''Nyudo anjin yo hoben homon'', Insegnamenti fondamentali per il riposo della mente che accede alla Via ) sono ritenute le opere più antiche della scuola Chán.</ref> testo rinvenuto nella grotta n. 17 delle Grotte di Mogao, redatto a partire dagli insegnamenti del maestro intorno al 600 dal discepolo di Bodhidharma (ma più probabilmente un discepolo di Huìkě), Tànlín (曇林, 506–574); dall'altra, per le informazioni sul ''Laṅkâvatārasūtra'', si rifà ad un erede della tradizione
Altra considerazione importante, e storicamente abbastanza accertata, è che ai tempi di Dàoxuān, sul Monte Dòngshān (東山, Picco o Monte orientale)<ref name="ReferenceA">Il nome di questo Monte lo si deve alla montagna Shuāngfēng (雙峰, Vette gemelle, situato nella parte orientale della provincia di Hubei) di cui rappresenta il Picco orientale.</ref>, nasceva una nuova scuola forse di origine Tiāntái, fondata dai monaci Dàoxìn (道信, 580-651) e Hóngrěn (弘忍, 601-674) e praticante esclusivamente la tecnica del ''dhyāna''. I discepoli di Hóngrěn, Fǎrù (法如, 638-689), Huìān (惠安 o 慧安, 582-709) e Shénxiù (神秀, 606-706), diffusero a Chang'an e a Luoyang le dottrine di questa nuova scuola, avviando la redazione del ''Chuánfǎbǎojì'' (傳法寶紀, giapp. ''Denhō bōki'', T.D. 2838.85.1291) e del ''Lèngqié shīzī jì'' (楞伽師資記, giapp. ''Ryōgashijiki'', T.D. 2837.85.1283-1291) in cui amalgamarono la tradizione monastica di Dòngshān e la tradizione scolastica del ''Laṅkâvatārasūtra''. La nuova scuola buddhista cinese si sviluppò rapidamente e venne denominata come ''Dámózōng'' (達摩宗, dal nome del fondatore) o ''Lèngqiézōng'' (楞伽宗, dal nome del sutra di riferimento). Con la sua diffusione, il fondatore Bodhidharma acquisì conseguentemente le sue caratteristiche leggendarie.
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Esistono differenti e contraddittorie fonti sul primo lignaggio della scuola buddhista Chán e sul suo fondatore Bodhidharma, tutte risalenti tra il VII e il IX secolo.
*Il primo documento del lignaggio ''Chán'' è rappresentato da un epitaffio collocato nei pressi del monastero
*Mentre nel ''Lèngqié shīzī jì'' (Memorie dei maestri e dei discepoli di Lanka, 楞伽師資記, giapp. ''Ryōga shiji ki'', T.D. 2837.85.1283-1291) opera rinvenuta nelle Grotte di Mogao e attribuita a Jìngjué (淨覺, 683-750?) allievo di Xuánzé (玄則, ?) a sua volta allievo di Shénxiù (神秀, 606?-706) il fondatore della scuola ''Chán'' denominata ''Beizōng'' (北宗, Scuola settentrionale) si sostiene, invece, essere il fondatore di questa scuola il monaco indiano (o singalese) Guṇabhadra (cinese 求那跋陀羅, ''Qiúnàbátuóluó'', 394-468), il secondo traduttore in cinese del ''Laṅkâvatārasūtra'' e in questa fonte considerato il maestro di Bodhidharma<ref>Philip B. Yampolsky. ''The Platform Sutra of the Sixth Patriarch'', Columbia University Press, New York, 1967, pag.20.</ref>. Il ''Lèngqié shīzī jì'' omette peraltro Fǎrù e lo sostituisce come sesto patriarca con Shénxiù aggiungendo Pǔjí (普寂, 651-739) come settimo patriarca Chán.
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== La storia ==
I lignaggi e la storia del ''Chán'', così come indicati dalla tradizione della scuola del Sud (''Nánzōng'' 南宗禪) che vogliono indicare come sesto ed ultimo patriarca
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