Gallerie di piazza Scala/III: differenze tra le versioni

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*[[File:Artgate Fondazione Cariplo - Migliara_Giovanni,_Veduta_con_cavalli.jpg|thumb|600px|24. Giovanni Migliara, ''Paesaggio con cavalli'', 1815-1818]]
 
La sosta di un gruppo di soldati presso l’officina di un maniscalco è tradotta da Giovanni Migliara in una divertente scena di genere: al comando imperioso del dragone della guardia reale in alta uniforme due popolani conducono con forza un cavallo bianco per la ferratura, mentre il suo padrone, l’ufficiale in primo piano, è impegnato a corteggiare la locandiera, a tal punto da non accorgersi dei due bambini proprio lì accanto che, per gioco, stanno sfilando la sua preziosa spada dal fodero. Alle spalle della coppia un soldato semplice è in attesa, mentre un altro ha già ripreso il cammino e si allontana solitario attraversando il porticato rustico verso la campagna. Nell’oscurità del primo piano tra le galline, tratteggiate a rapidi e coloratissimi colpi di pennello, sono disposti vasi, strumenti agricoli e persino un’affissione sulla colonna dove compare la firma abbreviata dell’artista.
Lo studio per le figure dei soldati riferibile agli anni 1815-1816, conservato presso i Civici Musei di Alessandria, la ricca e corposa stesura pittorica e l’ambientazione rustica della scena collocano l’opera alla seconda metà degli anni Dieci. Il dipinto è in stretta corrispondenza con la prima scena denominata “a imitazione dei Fiamminghi” presentata dall’artista all’Esposizione di Belle Arti di Brera nel 1818, nella quale la critica riconosceva l’adesione alla tradizione della pittura di genere fiamminga e olandese del Seicento e del Settecento. L’artista affrontò il soggetto fino alla maturità realizzando un cospicuo repertorio di opere, tra le quali lo Sbarco di una processione in riva al lago del 1826 (Alessandria, Musei Civici), Una fiera di cavalli in un luogo campestre del 1831 (Milano, collezione privata) e la Lavanderia di un monastero di monache del 1835 (Brescia, Civici Musei d’Arte e Storia).
Migliara raccoglie appunti e schizzi relativi al mondo agricolo contemporaneo – cascine, rustici, animali – che confluiscono nelle numerose scene di vita popolare, molto apprezzate dal pubblico contemporaneo per i preziosi effetti di luce, per i gustosi episodi e la resa miniaturistica di ogni dettaglio. Allo studio dal vero l’artista accosta anche la consumata pratica accademica della copia e, in particolare, si serve del modello in gesso di una testa equina conservata nel suo studio per la resa anatomica dei cavalli che ricorrono sempre nella stessa posa anche in altre opere, come ad esempio ne La veduta dei dintorni di Lecco in Collezione.
Le dimensioni minime e la superficie smaltata di questa tavoletta, inoltre, inducono al confronto con la parallela produzione dell’artista di verres fixés, miniature su seta applicate su vetro che riscossero il favore dei raffinati collezionisti della prima metà dell’Ottocento. Questi piccoli e lucidi quadretti apparivano come oggetti preziosi e curiosi, ideali per essere messi in mostra in studioli e cabinets, ma anche per essere montati su coperchi di scatole e tabacchiere.
 
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