Gallerie di piazza Scala/V: differenze tra le versioni

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*[[File:Artgate Fondazione Cariplo - Canella_Carlo_-_Il_Duomo_di_Milano_e_la_Corsia_dei_Servi.jpg|thumb|499px|56. Carlo Canella, ''Il Duomo di Milano e la corsia dei Servi'', 1860-1865]]
 
In seguito al suo trasferimento a Milano nel 1842 e dietro consiglio del più celebre fratello Giuseppe, Carlo Canella si esercitò nell’esecuzione degli scorci cittadini più caratteristici e richiesti dal mercato. Il Duomo, ripreso da diversi punti di vista e in varie condizioni atmosferiche, divenne un soggetto ricorrente nella sua produzione, ripetutamente presentato alle rassegne espositive milanesi e veronesi tra il 1858 e il 1867.
La versione in Collezione raffigura l’imbocco della Corsia dei Servi sulla Piazza del Duomo, origine dell’antico asse viario che da Milano conduceva a Bergamo. Attualmente dedicato a Vittorio Emanuele, il corso deriva il nome dall’antica chiesa gotica di S. Maria dei Servi, riedificata in forme neoclassiche all’inizio dell’Ottocento e quindi intitolata a san Carlo.
La facciata del Duomo di Milano in primissimo piano è quasi del tutto esclusa dallo spazio visivo, mentre il fianco dell’edificio proietta un cono d’ombra sulla strada brulicante di folla. Nel cuore della città sono raffigurati tutti gli strati sociali - popolani, borghesi e aristocratici -, i banchi di vendita, le carrozze, con una intensa vena narrativa che si sofferma a descrivere i dettagli più minuti della vita quotidiana. L’aspetto umile e feriale della città, con il suo ritmo concitato, diviene protagonista della veduta che relega il Duomo nel ruolo di imponente quinta architettonica, ma ancora nume tutelare e simbolo cittadino.
Il dipinto rappresenta una prova di maturità per l’interpretazione vivace e personale del soggetto che si affranca, finalmente, dagli usuali modelli di riferimento di Giuseppe Canella, abbandonando la visione dilatata da cannocchiale ottico, per adottare un punto di fuga fortemente decentrato e un deciso contrasto di luci. Il gusto cronachistico nella rappresentazione delle scene di vita contemporanea accomuna l’opera alla produzione matura di Angelo Inganni, caratterizzata dalla fusione tra pittura di genere e veduta prospettica, la cui fortuna persistette ben oltre la metà del secolo. Si conosce una variante, erroneamente attribuita a Giuseppe Canella, già di proprietà del marchese Zanoletti, che differisce dall’opera in Collezione soltanto nei personaggi in primo piano, a riprova di una produzione quasi seriale del soggetto destinata al grande pubblico.
'''57. Giovanni Migliara, ''Interno del Duomo di Milano, 1826'''
 
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76. Luigi Premazzi, ''Veduta della parte laterale del Duomo di Como'', 1842
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*[[File:Artgate Fondazione Cariplo - Antonioli_Fausto_-_Veduta_della_piazza_Contarena_di_Udine.jpg|thumb|499px|77. Fausto Antonioli, ''Veduta della piazza Contarena di Udine'', 1856]]